In Cina e Asia – Nel 2018, WeChat ha creato 22 milioni di offerte di lavoro

In Notizie Brevi by Alessandro Zadro

WeChat, l’applicazione di messaggistica cinese, ha creato 22 milioni di opportunità di lavoro nel 2018, di cui 5,3 milioni che prevedevano pagamenti online. I dati mostrano un aumento delle offerte di lavoro su WeChat del 10% rispetto al 2017, pari a 2 milioni di nuove posizioni all’anno. Il Digital China Research Center ha calcolato che, grazie a WeChat, i settori tradizionali del F&B, dell’intrattenimento e dell’educazione si sono assicurati entrate pari a 4 miliardi di RMB nel 2018. I Mini-Program, la risposta di WeChat all’Apple Store, hanno favorito questa crescita diminuendo le barriere di ingresso nel mondo del business per i piccoli e medi commercianti. Presi singolarmente, i Mini-Program hanno creato 1,8 milioni di opportunità di lavoro nel 2018, un aumento del 75% rispetto all’anno precedente. I principali beneficiari delle opportunità di lavoro offerte su WeChat sono i singoli individui e le piccole attività imprenditoriali, per i quali la applicazione di Tencent offre posizioni flessibili e part-time, permettendo dunque anche ai contadini, alle casalinghe e ai diversamente abili di guadagnare lavorando in remoto. Dell’oltre 1 miliardo di utenti attivi su WeChat, l’11% ha dichiarato di aver utilizzato la piattaforma per cercare lavoro.

Spesa militare in calo in Cina, ma i numeri rimangono comunque impressionanti

Nel 2019, la spesa miliare in Cina crescerà del 7.5% pari a 177.61 miliardi di dollari, come annunciato ieri durante l’Assemblea nazionale del popolo, il parlamento cinese. Se da un lato i media cinesi tentano di sviare l’attenzione sull’importanza della notizia citando una diminuzione dello 0.6% rispetto al 2018, la vera notizia è che una crescita dello 7.5% rimane enorme. In termini comparativi con altre priorità nazionali, gli investimenti in spesa militare sono superiori al target di crescita economica fissata da Pechino per il 2019, ovvero del 6-6.5%. Il trend di investimenti per l’acquisto di nuovi armamenti e per lo sviluppo di più sofisticate tecniche militari rimane pressoché invariato e in linea con il processo di ammodernamento militare cominciato nel 1989. Una crescita del 7.5% è rapida sotto tutti i punti di vista: il budget allocato da Pechino per la difesa della propria sovranità territoriale è tra i più importanti al mondo, secondo solo a quello di Washington. Zhang Yesui, portavoce durante la sessione legislativa, commentando sulla scelta di allocare importanti risorse alla spesa militare, ha detto che “la scelta è giustificata dal bisogno della Cina di salvaguardare la propria sicurezza nazionale e di portare avanti un piano di riforme militari con caratteristiche cinesi”. Zhang ha inoltre aggiunto che “la spesa militare di Pechino, incentrata sulla difesa della sovranità e sicurezza territoriale, non è di alcuna minaccia per l’ordine mondiale”.

Huawei spopola in Africa

La serie di scandali internazionali che hanno colpito Huawei impedendole di fornire tecnologia 5G agli Stati Uniti, all’Australia e al Giappone pare non abbiano raggiunto le orecchie dei leader di alcuni paesi africani, interessati più che mai ad accogliere le tecnologie a basso costo del gigante cinese della tecnologia. Grazie al lavoro con aziende locali, Huawei è in grado di fornire prodotti indirizzati a risolvere problemi tecnologici e infrastrutturali tipici dei paesi in via di sviluppo. Huawei, con prezzi in media inferiori del 15% rispetto ai suoi competitor europei Nokia ed Ericsson, è il produttore di smartphone che cresce più velocemente in Africa. Non è un caso dunque se in Sudafrica Huawei, dopo aver superato Apple, si appresta a sorpassare anche Samsung per numero di terminali venduti. Huawei è entrata nel continente africano per la prima volta nel 1998 grazie ad alcuni investimenti in Kenya e negli ultimi 20 anni si è avventurata in oltre 40 paesi. Una delle regioni per cui la compagnia cinese ha avuto così successo in Africa è stata la scelta di cooperare inizialmente con paesi con un PIL pro capite pari o inferiore a quello cinese. A ciò si sommano le ottime relazioni diplomatiche e commerciali che legano Pechino a numerosi leader del continente africano.

La propaganda cinese diventa tech

Tidal Star è una tra le numerose aziende cinesi impiegate nello sviluppo di nuove tecnologie per diffondere i messaggi propagandistici del Partito Comunista tra i membri più giovani. L’applicazione per smartphone si è evoluta dalla semplice condivisione di poster e degli scritti del Libretto Rosso di Mao all’inclusione di campagne mediatiche virali e di quiz obbligatori per valutare la dedizione degli iscritti. “Ovviamente studiamo lo spirito dei discorsi di Xi Jinping nella maniera tradizionale ma al contempo, grazie alla applicazione, i membri del partito hanno accesso quotidiano alle eccezionali idee dei nostri leader”, ha affermato Cheng Hong, impiegato presso Tidal Star. Lo staff che non ottiene risultati soddisfacenti nei quiz viene “incoraggiato a studiare con più entusiasmo, mentre chi ottiene i risultati migliori è elogiato e premiato”, ha aggiunto Cheng. L’upgrade è arrivato a pochi giorni dall’apertura dell’Assemblea nazionale del popolo, uno dei momenti di maggiore stress per gli organi di propaganda del governo centrale. In febbraio, “Xuexi Qiangguo”, un tool che traccia il tempo speso e la qualità dello studio nell’apprendimento degli insegnamenti del Partito, è stata l’applicazione più scaricata nell’Apple Store cinese. Le università, le unità provinciali del Partito e alcune aziende hanno richiesto con urgenza che gli ufficiali e i dipendenti dedichino maggior tempo allo studio dei testi proposti su Xuexi Qiangguo.

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