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In Cina e Asia – Myanmar: La Cina auspica dialogo tra i golpisti e l’opposizione

In Notizie Brevi by Sharon De Cet

I titoli di oggi:

  • La Cina auspica dialogo tra i golpisti e l’opposizione
  • Cina: Airbus firma accordo per 300 nuovi velivoli
  • TikTok ammette accesso ai dati dalla Cina
  • Messico: nuova destinazione per la produzione cinese?
  • Asia-Pacifico: al via il più grande addestramento navale del mondo

 

La Cina chiede alla giunta birmana di avviare un dialogo con l’opposizione. E’ quanto annunciato dal ministro degli Esteri Wang Yi in visita nel paese. Il capo della diplomazia cinese – che si trova in Myanmar per partecipare a un meeting del gruppo per la cooperazione del Lancang-Mekong – ha spiegato che la Cina si aspetta che tutte le parti coinvolte “aderiscano a una consultazione razionale” e “si impegnino per raggiungere la riconciliazione politica”. In contrando l’omologo Wunna Maung Lwin, Wang ha aggiunto che Pechino “spera sinceramente che il Myanmar sia politicamente e socialmente stabile”. Il commento del ministro cinese sembra alludere a quanto dichiarato pochi giorni fa da un portavoce dei militari che aveva definito “non impossibile” negoziare con Aung San Suu Kyi. La deposta leader si trova ancora in carcere in attesa dell’ennesimo processo. In risposta Wunna Maung Lwin ha ribadito il supporto di Naypyidaw in merito alle questioni di Hong Kong, Xinjiang, Tibet e Taiwan. Secondo il SCMP, Wang ha inoltre auspicato la ripresa dei progetti lungo il corridoio economico Cina-Myanmar, compromessi dalle turbolenze interne post-golpe. La visita del ministro cinese è la prima nel paese dal colpo di stato dello scorso anno. La giunta birmana ha definito la partecipazione di Cina, Cambogia, Thailandia, Vietnam e Laos al vertice regionale (che si apre quest’oggi a Bagan) il segno di un riconoscimento internazionale.

TikTok ammette accesso ai dati dalla Cina

Continua l’epopea di TikTok negli Stati Uniti, dopo che un’inchiesta di BuzzFeed ha recentemente riacceso i riflettori sul presunto accesso dello staff della casa madre cinese ByteDance ai dati degli utenti. Dopo aver lungamente negato le accuse, il CEO Shou Zi Chew ha tuttavia recentemente ammesso in una lettera indirizzata a nove senatori che in alcune circostanze particolari gli operatori in Cina hanno accesso alle informazioni. Chew ha però affermato che TikTok non solo è rimasto sotto esame da parte del Committee on Foreign Investment negli Stati Uniti, il panel governativo che valuta i rischi per la sicurezza nazionale degli investimenti esteri o della proprietà di entità statunitensi. La piattaforma sarebbe sicura poiché tutti i dati degli utenti statunitensi sono conservati su server gestiti dalla società di cloud computing americana Oracle, che sarebbe anche coinvolta nello screening delle richieste di accesso per “convalidare la conformità” ai nuovi protocolli di sicurezza. Rassicurazioni che difficilmente placheranno le polemiche provocate dalle origini cinesi dell’app. Pochi giorni fa il commissario della Federal Communications Commission, Brendan Carr, ha intimato a Apple e Google di rimuovere TikTok dai rispettivi store.

Cina: Airbus firma accordo per 300 nuovi velivoli

Airbus ha annunciato che quattro compagnie aeree cinesi hanno confermato ordini per ben 292 aeromobili della famiglia A320neo, soppiantando Boeing ed il suo 737 MAX. L’operazione, del valore di circa 37 miliardi di dollari, è un duro colpo per il  produttore americano, che già a maggio aveva ricevuto la triste notizia che China Southern, fedele cliente di lunga data, avrebbe ritirato ben cento velivoli 737 MAX dai suoi piani di flotta a causa di «incertezza» nelle consegne. Ma le ragioni dello smacco potrebbero essere geopolitiche: “In qualità di principale esportatore statunitense con una relazione di 50 anni con l’industria aeronautica cinese, è deludente vedere che le differenze geopolitiche continuano a limitare le esportazioni di aeromobili statunitensi”, ha affermato venerdì un portavoce di Boeing in una dichiarazione rilasciata a Bloomberg.

Non è tuttavia ancora chiaro se le compagnie aeree cinesi possano rivolgersi esclusivamente ad Airbus per soddisfare le loro esigenze di volo a medio termine. La pandemia ormai in declino potrebbe infatti stimolare la domanda di aeromobili, mettendo il colosso europeo a dura prova visto che si stanno già esaurendo gli slot di consegna da offrire ai potenziali clienti. Il mercato cinese è centrale per l’aviazione globale: i tre maggiori produttori – Boeing, Airbus ed Embraer – sono molto presenti in Cina e intenzionati ad aumentare la loro quota del mercato nazionale. Il mercato cinese dell’aviazione è infatti in forte espansione, e gli aeromobili cinesi rappresentano circa il 20% del traffico globale.

Messico: nuova destinazione per la produzione cinese?

Vicinanza agli Stati Uniti, costo del lavoro ridotto e trattamenti fiscali preferenziali ai sensi dell’accordo di libero scambio USA-Messico-Canada: sono queste le ragioni per cui la Cina starebbe puntando sempre di più sul Messico in risposta ai maggiori costi di esportazione e le interruzioni delle catene di approvvigionamento globali dovute alla pandemia. Crescono così i parchi industriali creati da aziende cinesi in Messico, tra cui l’Hofusan Industrial Park, nella regione di Monterrey. L’Hofusan è stato sviluppato congiuntamente dagli investitori cinesi Holley Group e Futong Group assieme alla famiglia di magnati messicani Santos. Sin dalla sua creazione nel 2019, ben 20 compagnie cinesi hanno spostato lì i loro impianti produttivi, di cui una dozzina solamente nella seconda metà del 2021. L’attrattività produttiva del Messico è maggiore per le aziende produttrici di elettrodomestici, articoli di arredamento ed altri beni ingombranti, che possono così aumentare i benefici approfittando dei minori costi logistici tra Messico e Nord America. Tra le aziende cinesi già operanti in Messico vi è il leader cinese dei mobili per ufficio Sunon Furniture, che prevede di esportare tra il 70% e l’80% della sua produzione negli Stati Uniti e in Canada, destinando il restante 20%- 30% al mercato messicano.

Tuttavia, per le aziende che intendono delocalizzare la produzione dall’Asia al Messico, rimangono le sfide nell’approvvigionamento delle materie prime e nella ricerca dei fornitori giusti. Il Sud-est asiatico ha infatti iniziato a rilevare la capacità di produzione dalla Cina intorno al 2013 e vanta ora una catena industriale più completa di quella del Messico. Inoltre, in base alla revisione dell’accordo di libero scambio tra Stati Uniti, Messico e Canada, i prodotti di arredamento devono contenere materie prime che provengano almeno per il 50% dal Messico per poter beneficiare dell’esenzione tariffaria. Soddisfare questo standard potrebbe risultare difficile a causa delle limitate disponibilità di materiali nazionali. Questo è vero soprattutto nella produzione di mobili e nel settore tessile, ancora molto dipendenti dalle importazioni di materiali dalla Cina.

Asia-Pacifico: al via il più grande addestramento navale del mondo

Gli Stati Uniti e i suoi alleati, tra cui Giappone, Corea del Sud, Australia, Nuova Zelanda e Filippine,  saranno impegnati per circa un mese nell’esercitazione biennale Rim of the Pacific (RIMPAC), considerata il più grande addestramento navale del mondo. Durante l’esercitazione – cominciata il 29 giugno e che durerà fino al 4 agosto – 38 navi, quattro sottomarini, nove forze di terra nazionali, circa 170 aerei ed oltre 25.000 uomini opereranno congiuntamente nelle acque e nelle basi intorno alle Isole Hawaii e alla California meridionale. Accanto al Giappone, che schiererà anche la portaerei Izumo ed il cacciatorpediniere Takanami, tra i paesi partecipanti vi sono anche Francia, Germania e Regno Unito. La partecipazione europea segnala il rinnovato interesse delle potenze occidentali nel tutelare l’Indo Pacifico dalla crescente assertività cinese. Pechino è infatti la grande assente: sebbene la Cina abbia preso parte al RIMPAC nel 2014 e nel 2016, a partire dal 2018 è stata estromessa a causa delle tensioni politiche ed economiche con gli Stati uniti. Ma balza all’occhio un’altra sedia vuota: il Congresso degli Stati Uniti aveva recentemente esortato il presidente Joe Biden ad invitare Taiwan all’esercitazione, ai sensi del National Defense Authorization Act promulgato lo scorso dicembre. Tuttavia, Biden ha declinato la proposta, preoccupato che la partecipazione di Taiwan possa ulteriormente inasprire la già tesa situazione nello Stretto.

A cura di Sharon De Cet; ha collaborato Alessandra Colarizi