In Cina e Asia – L’Ue lancia la sua “nuova via della seta”

In Notizie Brevi by Redazione

L’Ue lancia la sua “nuova via della seta”

Unione europea e Asia si apprestano a suggellare un progetto infrastrutturale da molti descritto come diretto antagonista della Belt and Road cinese. L’ Asia-Europe Meeting – che si terrà questa settimana a Bruxelles – servirà a far luce sull’Euro-Asian connectivity strategy, annunciata lo scorso mese. Il piano di investimenti, mirato a sopperire al fabbisogno infrastrutturale del continente asiatico quantificato attorno agli 1,7 trilioni di dollari l’anno, dovrebbe – almeno sulla carta – integrarsi armoniosamente con la Belt and Road, la Connectivity 2025 dell’Asean, così come le Free and Open Indo-Pacific strategies di Giappone e Stati uniti. Ma l’insistenza sugli attributi “sostenibile, globale e basato su regole” pone la strategia europea in diretta competizione con la nuova via della seta cinese.

La strategia europea giunge in contemporanea ai ripensamenti di Washington su un disimpegno nei paesi emergenti. Appena pochi giorni fa Trump ha dato il semaforo verde alla nascita della US International Development Finance Corp. L’agenzia sarà incaricata di fornire fino a 60 miliardi di dollari in prestiti, garanzie sui prestiti e assicurazioni alle aziende americane disposte a fare affari nei paesi in via di sviluppo.

Il difficile equilibrio tra la lotta alla povertà e la bolla immobiliare

Circa 500 miliardi di dollari. E’ la somma che la Banca centrale cinese ha stanziato per la ricostruzione delle cosiddette “bidonville”, quartieri fatiscenti destinati a lasciare il posto a blocchi di compound verticali nuovissimi e tutti uguali. La scorsa settimana, Pechino ha annunciato la costruzione di 15 milioni di nuove abitazioni a livello nazionale nei prossimi tre anni. Lo scopo è duplice: 1) puntellare la lotta contro la povertà, che due anni fa Xi Jinping ha promesso di portare a termine entro il 2020; 2) tenere in moto l’economia – tradizionalmente trainata dagli investimenti – per contrastare le incertezza della guerra commerciale con gli Usa e ammortizzare i contraccolpi delle misure introdotte per controllare il debito dei governi locali. Ma il progetto, che prevede compensazioni monetarie oltre a nuove abitazioni per i vecchi proprietari, ha già evidenziato i suoi effetti indesiderati. Lo sanno bene gli abitanti di Heze, cittadina dello Shandong meglio nota per aver dato i natali alla first lady Peng Liyuan, dove le autorità hanno già raso al suolo oltre un quarto degli edifici in vecchio stile. Qui i prezzi delle case nelle zone centrali sono più che raddoppiati in circa quattro anni. Proprio le fluttuazioni del valore del mattone sono state motivo di veementi proteste durante la “golden week”, periodo di vacanza in cui solitamente i cinesi si dedicano alle spese.

La Cina sdogana la riproduzione unisessuale tra mammiferi

Un team di scienziati cinesi è riuscito in un esperimento di riproduzione unisessuale tra mammiferi. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista americana Cell Stem Cell, l’esperimento – condotto su due topi di sesso femminile – costituisce la prima volta che la riproduzione in laboratori con la tecnica dell’editing genetico porta alla nascita di cuccioli sani. Precedenti tentativi su esemplari maschi si erano conclusi con la morte dei nuovi nati dopo poche settimane. La riproduzione tra individui dello stesso sesso è difficile per i mammiferi “a causa di un meccanismo chiamato impronta genomica”. Tuttavia, il team cinese è stato in grado di “imitare la presenza del DNA di entrambi i sessi eliminando determinati geni”. Il prossimo passo sarà replicare l’esperimento con le scimmie. “Non possiamo affermare che questa tecnica non possa mai essere utilizzata negli esseri umani in futuro. Ma per ora, la risposta è no “, ha chiarito uno degli scienziati.

La Malaysia abolisce la pena di morte

La Malaysia abolirà la pena di morte. Lo ha annunciato il ministro della Giustizia Liew Vui Keong, aggiungendo che verrà concessa la grazia agli attuali 1200 detenuti nel braccio della morte. Le esecuzioni – che prevedono come in epoca coloniale l’impiccagione – sono attualmente obbligatorie per crimini quali l’omicidio, il sequestro di persona, la detenzione di armi da fuoco e il traffico di droga. La decisione – accolta con favore da Human Rights Watch e Amnesty – è stata presa per assecondare l’opinione pubblica malese, ha spiegato il ministro. La moratoria risparmierà la vita, tra gli altri, alle due ragazze malesi sospettate dell’omicidio del fratellastro del leader nordcoreano Kim Jong-un. Secondo lo New Straits Times, tra il 2007 e il 2017, il governo di Kuala Lumpur ha impiccato 35 persone, piazzandosi decimo nel 2016 per numero di esecuzioni a livello globale