In Cina e Asia – La fiamma olimpica è arrivata a Pechino

In Notizie Brevi by Alessandra Colarizi

I titoli di oggi:

  • La fiamma olimpica è arrivata in Cina
  • Cina: altri default nell’immobiliare, Xi si batte per la property tax
  • Jack Ma all’estero per la prima volta dalla crisi di Ant
  • Tensione lungo il confine sino-indiano
  • Cina e Russia “un unico problema” per la NATO?

La fiamma olimpica è arrivata in Cina

Stamattina si è tenuta la cerimonia di benvenuto presso la Torre olimpica di Pechino, dove la fiamma sarà esposta al pubblico prima di intraprendere un tour espositivo. Le riprese trasmesse dall’emittente statale CCTV mostrano funzionari in tuta bianca sbarcare da un aereo, trasportando una lanterna rossa contenente la fiamma, che richiama le lanterne utilizzate in epoca Han. La fiamma è stata poi trasportata dal segretario del Partito Comunista della città, Cai Qi, e deposta in un calderone appositamente costruito. Il patriottismo è alle stelle. Pechino infatti è destinata a diventare la prima città al mondo a ospitare sia i Giochi estivi che quelli invernali. Scelta che però continua a far discutere. Non mollano le organizzazioni per la difesa dei diritti umani, dopo le proteste Free Tibet andate in scena ad Atene. Malgrando i ripetuti appelli, la campagna di boicottaggio non sembra, tuttavia, trovare grande supporto a livello internazionale. Thomas Bach, presidente del Comitato Olimpico Internazionale (CIO), ha invitato a separare la politica dallo sport. [fonte AFP, AL-JAZEERA]

Cina: altri default nell’immobiliare, Xi si batte per la property tax

Prima Evergrande, poi Fantasia. Ieri è stata la volta di Sinic. Aumenta di giorno in giorno il numero delle società immobiliari cinesi a dichiarare default. Secondo dati di Bloomberg, l’azienda quotata a Hong Kong, è risultata inadempiente in merito al rimborso di obbligazioni per 246 milioni di dollari  scadute lunedì. Nel weekend la banca centrale cinese ha definito i rischi collegati all’immobiliare “controllabili” imputando la crisi alla “cattiva gestione” di alcune aziende. Date le dimensioni di Evergrande, una bancarotta rischia di innescare un effetto domino. La priorità per Pechino sta nell’ apprestare un atterraggio morbido senza compromettere fornitori, investitori, costruttori e clienti. Le avvisaglie già ci sono: per la prima volta il settore delle costruzioni ha registrato una contrazione nel terzo trimestre, mentre i prezzi delle case sono in calo su base mensile per la prima volta in sei anni. 

Ma il real estate non è l’unico settore colpito dalla stretta finanziaria. Secondo il FT, l’odissea del gruppo HNA, la compagnia aerea diventata un impero tentacolare a suon di acquisizioni estere, è entrata in una fase drammatica. Il processo di ristrutturazione – guidato dal governo dopo il fallimento dello scorso febbraio – non sembra soddisfare i creditori che ai microfoni del quotidiano finanziario hanno lamentato la mancanza di supervisione e le ingenti perdite economiche. Le fonti denunciano il comportamento scorretto degli amministratori e, definendosi vittime sacrificali, hanno invitato la Commissione centrale per l’ispezione disciplinare del Pcc ad avviare un’indagine. Le cose non si mettono bene se la gestione di HNA – come suggerito dagli analisti – dovrebbe rappresentare un modello replicabile con Evergrande. Secondo un’esclusiva del WSJ, la gestione del mercato immobiliare non trova la leadership coesa. Nonostante il potere accumulato, il presidente Xi Jinping pare stia trovando notevole resistenza nel far passare l’attesa tassa sugli immobili, sperimentata da anni senza troppo successo a Chongqing e Shanghai. Mossa controversa che rischia di colpire tanto  l’establishment quanto  la classe media cinese. In Cina il mattone conta per l’80% del patrimonio famigliare. Pare che per sedare le polemiche, si stia pensando in alternativa di promuovere un piano per incrementare la disponibilità delle case popolari. [fonte FT, FT, WSJ]

Jack Ma all’estero per la prima volta dalla crisi di Ant

A un anno dall’ affaire Ant Group, Alibaba pare essere uscita dalla tempesta. E’ quanto suggerisce il Scmp, secondo il quale il fondatore del colosso dell’ecommerce, Jack Ma, si trova in Europa per affari. Per la precisione in Spagna, Ma, che dal 2019 non ricopre più un ruolo operativo nell’azienda, non lasciava la Cina dal ritiro dell’Ipo di Ant che ha sancito l’inizio della stretta governativa sul settore delle big tech cinesi. Alcuni giorni fa, secondo i media di Hong Kong, l’imprenditore si era recato nella regione amministrativa speciale per passare del tempo con la famiglia. Non è il primo segnale di una riappacificazione con le autorità. Alibaba è stata una delle prime realtà ad abbracciare il motto della “prosperità comune” stanziando consistenti fondi per lo sviluppo delle aree rurali. [fonte SCMP]

Tensione lungo il confine sino-indiano

La Cina ha schierato oltre 100 lanciarazzi avanzati a lungo raggio lungo la frontiera contesa con l’India. Secondo il  South China Morning Post, la mossa cinese segue di due mesi l’invio da parte di Nuova Delhi di tre reggimenti di obici ultraleggeri M777 lungo la Linea di controllo effettivo. Nell’ultima settimana, la Cina si è espressa duramente nei confronti dell’incombente vicino, accusato di ostacolare i negoziati sulle dispute di confine con richieste “irragionevoli e surreali”. Il 13mo ciclo di colloqui tra le forze armate di Cina e India si è concluso il 10 ottobre con un nulla di fatto. I comandanti si sono incontrati per discutere del disimpegno militare nelle principali aree di conflitto, tra cui Hot Springs e Depsang. Ma secondo Bloomberg la parte indiana si sarebbe rifiutata di richiamare le forze dispiegate in prossimità della frontiera temendo di non essere in grado di rispondere con prontezza in caso di una nuova crisi di confine. [fonte SCMP, Bloomberg]

Cina e Russia “un unico problema” per la NATO?

Trattare Cina e Russia come un unico problema. E’ l’appello del segretario della NATO Jens Stoltenberg che in un’intervista al FT ha dichiarato che, sebbene non sia “un avversario” dell’Europa, la Cina esercita già un notevole impatto sulla stabilità del continente grazie al suo sviluppo tecnologico, ai suoi missili a lungo raggio nonché alle sue capacità cibernetiche. Secondo Stoltenberg, la Cina e la Russia, l’Asia-Pacifico e l’Europa costituiscono “un grande ambiente di sicurezza e dobbiamo affrontarlo tutti insieme.” Il commento potrebbero preannunciare un inclusione della Cina nel nuovo Concetto strategico della NATO, che verrà approvato la prossima estate.

Proprio in questi giorni Pechino e Mosca sono impegnate in esercitazioni militari congiunte a largo del Giappone. L’addestramento ha coinvolto operazioni anti-sottomarino con tanto di passaggio congiunto nello stretto di Tsugaru, che divide le isole giapponesi Honshu e Hokkaido. Le operazioni seguono il recente incidente che ha interessato un sommergibile americano nel Mar cinese meridionale.
Il riavvicinamento tra i due giganti è cosa nota. Ma non tutti concordano nel definirlo “un’alleanza”, termine che Pechino ha sempre respinto. Alexander Gabuev, analista del Carnegie Endowment, in un lungo thread su Twitter spiega come la diffidenza reciproca impedisca un allineamento completo tra Cina e Russia. “Entrambi i paesi credono fermamente nella loro autonomia strategica. La Russia sa che il suo rapporto con la Cina è sempre più asimmetrico ed è protettiva nei confronti del suo status di grande potenza”, scrive Gabuev, “il vero rischio è che la pressione di NATO e Stati uniti possa tra 5 o 20 anni spingere davvero Cina e Russia a collaborare più profondamente nella sicurezza, a condividere segreti tecnologici e a collaborare nella ricerca e sviluppo”. [fonte FT, twitter]

A cura di Alessandra Colarizi