In Cina e Asia – La Cina vola alle Olimpiadi di Tokyo: è la delegazione più numerosa di sempre

In Notizie Brevi by Sabrina Moles

Pechino invierà 777 persone alle prossime Olimpiadi, che si terranno a Tokyo a partire dal 23 luglio. È quanto annuncia il Comitato olimpico cinese, che ha reso pubblica nella giornata di mercoledì la composizione del “Team Dragon“. La troupe, che comprende 431 atleti, è stata vaccinata al 99,61% e prevede di partecipare a 30 grandi eventi, più altri 225 eventi minori. Con questi numeri Pechino si aggiudica un altro record, quello della delegazione più grande della storia delle Olimpiadi. Non tutti i membri del Team Dragon saranno cinesi: tra gli allenatori, 30 sono stranieri e provengono in totale da 19 paesi diversi.

Per snocciolare altri dati: il Comitato ha annunciato che l’età media è di 25,4 anni, dal più giovane – il 14enne della squadra di tuffi Quan Hongchan – fino al più anziano, il cavaliere Li Zhenqiang, di 52 anni. 138 tra gli atleti hanno già partecipato ad altre edizioni delle Olimpiadi e 19 di loro hanno già conquistato in passato almeno una medagli d’oro. I campioni cinesi sono importanti in questa fase ancora incerta della pandemia, raccontano gli esperti al Global Times: per Pechino una ripresa dei giochi Olimpici e la speranza di portare la vittoria a casa sono motivo di grande orgoglio. [Fonte: Global Times]

Bus esplode in Pakistan, per la Cina è attentato

Mercoledì mattina un autobus diretto al cantiere della diga di Dasu, in Pakistan, è esploso. L’incidente ha provocato la morte di nove cittadini cinesi e tre cittadini pakistani, che si stavano dirigendo al cantiere del progetto idroelettrico finanziato da Pechino. Secondo quanto riportato dal ministero degli Affari esteri pakistano, l’autobus è precipitato in un burrone dopo un guasto meccanico con conseguente fuoriuscita di gas che ha causato l’esplosione. Durante il tradizionale briefing del ministero degli Affari esteri il portavoce Zhao Lijian ha dichiarato che la Cina è “scioccata e condanna l’attentato dinamitardo nella provincia di Khyber Pakhtunkhwa”. Per Pechino, quindi, l’ipotesi più probabile è l’attentato ai danni dei lavoratori cinesi legati al progetto infrastrutturale: sul Global Times sono elencati i pareri contrastanti di diversi esperti, tra chi sostiene l’ipotesi dell’attentato e chi crede nella versione dell’incidente. Saranno necessarie ulteriori indagini per chiarire le cause dell’esplosione, mentre per gli esperti cinesi si prevede un aumento dei livelli di sicurezza nell’area. [Fonte: Global Times]

Il Senato Usa approva legge che vieta l’import dal Xinjiang

Gli Usa hanno approvato una legge che vieta l’importazione di qualsiasi prodotto proveniente dalla provincia cinese dello Xinjiang. A giustificare la mossa, il Tariff Act del 1930, che vieta le importazioni di prodotti realizzati attraverso il lavoro forzato. Il disegno di legge è stato approvato all’unanimità dal Senato statunitense, e dovrà ora passare alla Camera dei Rappresentanti prima di poter essere inviato alla Casa Bianca affinché il presidente Joe Biden lo firmi.

“Nessuna società americana dovrebbe trarre profitto da questi abusi. Nessun consumatore americano dovrebbe acquistare inavvertitamente prodotti del lavoro forzato”, ha detto il democratico Jeff Merkley, che insieme al repubblicano Marco Rubio è stato promotore della legge. Non è ancora chiaro quando il disegno di legge verrà ora discusso alla Camera, ma secondo le previsioni potrebbe ottenere lo stesso consenso unanime ricevuto in Senato. Una legge contro le importazioni in toto dallo Xinjiang andrebbe quindi a completare i divieti già esistenti sugli acquisti di pomodori, cotone e pannelli solari prodotti nella regione cinese. [Fonte: Reuters]

Primo incontro tra l’amministrazione Biden e l’Asean

“Gli Stati Uniti respingono le rivendicazioni marittime illegali della Cina nel Mar cinese meridionale e si schierano con le nazioni del sud-est asiatico di fronte alla ‘coercizione’ di Pechino”. È quanto ha dichiarato il segretario di Stato Usa Anthony Blinken durante la videoconferenza con l’associazione dei paesi del sudest asiatico, tenutasi mercoledì 14 luglio. Si tratta del primo incontro ufficiale tra l’amministrazione Biden e il gruppo dei dieci paesi, che per Washington stanno diventando sempre più importanti in un’ottica di proiezione Usa sull’Indopacifico. Il segretario ha ribadito che Washington “sta con le nazioni del sud-est asiatico di fronte alla coercizione (cinese)”, dopo che anche negli ultimi mesi ci sono stati screzi tra Cina e paesi del sudest asiatico circa i diritti di navigazione e sfruttamento delle Zone Economiche Esclusive.

Tra gli altri temi sul tavolo, anche la questione del Myanmar, che per Blinken è fonte di “profonda preoccupazione” per la comunità internazionale. Da qui l’invito da parte degli Stati Uniti a intraprendere una “azione immediata” nei confronti della giunta birmana. L’Asean è per ora il principale interlocutore dello stato asiatico, anche se l’azione diplomatica del gruppo si è limitata, per ora, a qualche invito a mantenere la stabilità interna. Blinken ha poi citato l’importanza che il fiume Mekong ricopre per il sudest asiatico, citando la partnership Mekong-Usa che che opera come piattaforma di dialogo e collaborazione su un’altra area sensibile agli interessi cinesi. [Fonte: Nikkei]

L’India punta al controllo delle nascite

Se per la Cina il tasso di natalità è diventato un grattacapo da risolvere con urgenza, ecco che invece per Nuova Delhi la pressione demografica inizia a pesare sulle politiche sociali del governo indiano. Diversi stati indiani stanno infatti pensando a nuove misure per limitare le nascite, tra cui il limite di due figli e incentivi alla sterilizzazione. Lo stato dello Uttar-Pradesh, il più popoloso dell’India, ha annunciato che potrebbe presto togliere l’accesso a sussidi e benefici statali alle famiglie con più di due figli, in un tentativo di abbassare la crescita demografica. In alternativa, suggerisce il governo locale, verranno concessi gli aiuti statali in caso di sterilizzazione volontaria di almeno uno dei due genitori. A giustificare il disegno di legge, le “risorse ecologiche ed economiche limitate a disposizione” che hanno reso “necessario e urgente che la fornitura dei beni di prima necessità per la vita umana sia accessibile a tutti i cittadini”.

Anche gli stati settentrionali dell’Assam e del Gujarat, a loro volta governati dal Bharatiya Janata Party (il partito di maggioranza del premier Narendra Modi), hanno dichiarato nei mesi passati di essere al lavoro su misure di questo tipo per controllare le nascite. Anche se le previsioni dicono che l’india supererà presto la Cina come stato più popoloso al mondo, i dati sembrano confermare che le nascite sono in diminuzione. In un rapporto del National Family Health Survey del 2020 si legge, infatti, che il tasso di fertilità in India (il numero di bambini nati per donna) è sceso in 14 Stati su 17 ed è ora pari o inferiore a 2,1 bambini. [Fonte: The Guardian]