In Cina e Asia – La Cina sospende l’import di carbone nordcoreano

In Asia Orientale, Economia, Politica e Società, Sociale e Ambiente by Redazione

I titoli della rassegna di oggi:

-La Cina sospende le importazioni di carbone nordcoreano
-Media cinesi silenziosi nel 20esimo dalla morte di Deng Xiaoping
-Studenti cinesi della University of California contro il Dalai Lama ospite d’onore
-Il prezzo della sposa alle stelle nelle province più povere della Cina
-Comunisti e nazionalisti divisi dalla birra
-In cantiere colloqui tra Washington e Pyongyang
-Prestito del Fmi per salvare la Mongolia in crisi

La Cina sospende le importazioni di carbone nordcoreano

A partire da domenica 19 febbraio la Cina ha sospeso tutte le importazioni di carbone nordcoreano fino a fine anno, nel rispetto dell’ultima tornata di sanzioni approvata dalle Nazioni Unite a novembre. Fino ad oggi Pechino – primo partner commerciale di Pyongyang – ha applicato le sanzioni in maniera disinvolta, affinché non gravassero eccessivamente sulla popolazione per scopi umanitari. Risultato: le importazioni cinesi di carbone nordcoreano hanno raggiunto un valore pari a 143 milioni di dollari nel solo mese di ottobre. Una settimana fa il regime di Kim Jong-un ha testato un altro missile balistico a medio raggio, prima provocazione da quando Trump si è insediato alla Casa Bianca. Negli scorsi giorni il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha incontrato l’omologo americano Rex Tillerson a margine di un vertice del G20. In quell’occasione la controparte statunitense ha auspicato un maggior impegno della Cina al fine di «moderare il comportamento destabilizzante della Corea del Nord». Pechino dal canto suo ha rinnovato la speranza di un ritorno ai tavoli a sei con Stati Uniti, Russia, Giappone e Corea del Sud, sottolineando come la strategia americana del pugno di ferro si sia rivelata inefficace. Una Corea del Nord sotto minaccia non accetterà mai di abbandonare il nucleare, avvertono da Pechino.

Media cinesi silenziosi nel 20esimo dalla morte di Deng Xiaoping

Tributo sottotono per il Deng Xiaoping, l’architetto delle riforme anni ’80 che hanno aperto la Cina al mondo. Domenica i media di stato hanno concesso spazio minimo al ricordo del leader cinese morto 20 anni fa; la Xinhua News Agency, China Central Television e il People’s Daily cartaceo hanno glissato completamente la ricorrenza. Solo il Beijing News ha colto l’occasione per auspicare l’implementazione delle riforme economiche, annunciate dalla leadership di Xi Jinping durante il plenum del Partito nel 2013 e ancora in fase di stallo. In Cina, è tradizione commemorare la nascita piuttosto che il decesso degli alti papaveri. Tuttavia, il silenzio mediatico è stato all’origine di diverse congetture: da una parte si schierano quanti vi rintracciano le velleità maoiste (più che denghiste) di Xi Jinping, come dimostrerebbe l’accentramento del potere e la retorica rossa dispiegata negli ultimi anni. Dall’altra c’è chi vi riscontra la riluttanza a seguire le orme di Deng, con conseguente frenata nel restyling del vecchio modello cinese basato sui carrozzoni di stato e gli stimoli governativi.

Studenti cinesi della University of California contro il Dalai Lama ospite d’onore 

Gi studenti cinesi si oppongono alla decisione della University of California (San Diego) di invitare il Dalai Lama alla cerimonia di laurea di quest’anno. Mentre l’istituto ritiene la presenza di Sua Santità funzionale alla «responsabilità globale e al servizio all’umanità» che lo contraddistingue, i giovani cinesi – capitanati dalla Chinese Students and Scholars Association- pensano che il Dalai lama non sia soltanto una figura spirituale ma anche «un esule politico intento a distruggere l’unità nazionale e a separare la mainland». Gli alunni sono preoccupati sopratutto per la reazione che potrebbero avere i parenti venuti dalla Cina, abituati alla propaganda cinese secondo cui Tenzin Gyatso sarebbe un «lupo travestito da agnello». Non è la prima volta che giovani cinesi si scagliano contro il leader tibetano. Tuttavia, le motivazioni impugnate dai ragazzi stavolta sembrano attingere ad un nuovo repertorio di matrice occidentale: si parla di affronto «alle diversità», «discriminazione» e «scorrettezza politica». Curioso considerato che gli studenti asiatici sono di solito piuttosto allergici all’attivismo politico. La crescente sensibilità cinese potrebbe a lungo andare penalizzare le università americane. Nel 2015 a San Diego si contavano quasi 3600 studenti cinesi, pari al 55,7% degli iscritti stranieri presso l’ateneo.

Il prezzo della sposa alle stelle nelle province più povere della Cina

In Cina, il prezzo che un uomo è costretto a pagare per prendere moglie è aumentato in media di oltre 20 volte negli ultimi quattro anni. E più è povera la zona di provenienza, più i costi sono alti. E’ quanto emerso da una ricerca ripresa dalla stampa cinese questa mattina. La dote (composta prevalentemente da soldi, casa, gioielli e auto) in province arretrate come Shaanxi, Gansu, Xinjiang e Mongolia Interna ha raggiunto ormai i 29mila dollari. Il rincaro, costante fin dagli anni ’80 (a eccezione per le regioni meridionali), è dovuto sopratutto alla scarsità di donne causata dalla politica del figlio unico e dalla predilezione per il figlio maschio. Nel 2016, si contava un surplus di 30 milioni di uomini, accentuato sopratutto nelle zone rurali.

Comunisti e nazionalisti divisi dalla birra

Nelle relazioni, tese, tra la Cina e Taiwan si inserisce anche la diatriba sulla proprietà del marchio Tsingdao, la birra che si trova comunemente nei ristoranti cinesi di mezzo mondo. Il Kuomintang, il partito nazionalista, rivendica infatti la proprietà della Chiloo industries, società produttrice della bevanda. La vicenda risale agli anni della guerra civile, persa la quale i nazionalisti ripararono a Taiwan. Documenti alla mano il Kmt vuole dimostrare che gli asset e gli stabilimenti della Chiloo sono suoi.

In cantiere colloqui tra Washington e Pyongyang

Secondo fonti del Washington Post, alti funzionari nordcoreani sarebbero in procinto di partire per gli Stati Uniti per incontrare ex funzionari del governo americano. Chiaro segnale della volontà di Kim Jong-un di allacciare i rapporti con l’amministrazione Trump. I preparativi per i colloqui, sarebbero ancora in fase iniziale, con il rilascio dei visti ancora da venire. La Casa Bianca ha dichiarato di non aver in programma incontri con funzionari di Pyongyang, ma che meeting track 2 (ovvero che coinvolgono dirigenti in pensione di due paesi) avvengono normalmente in molte parti del mondo. E’ da oltre cinque anni che Washington non ha contatti di questo genere con la controparte nordcoreana. E nonostante l’ultimo test missilistico abbia indotto Trump ad assicurare l’impiego di «un approccio molto forte» con il regime di Kim Jong-un, in campagna elettorale l’imprenditore aveva aperto alla possibilità del dialogo. «Parlerò con lui, non ho problemi a parlarci», aveva dichiarato a maggio.

Prestito del Fmi per salvare la Mongolia in crisi

La Mongolia ha concordato con il Fondo monetario internazionale e altri partner un pacchetto di stabilizzazione economica da 5.5 miliardi di dollari.
L’economia mongola era cresciuta a un tasso annuo a due cifre nel periodo 2011-2013 grazie agli investimenti stranieri nel settore minerario, ma è stata poi colpita duramente da una crisi economica a partire dal 2016, a causa del calo del prezzo delle materie prime e di eccessi di spesa da parte del governo. Ora arriva il pacchetto – e il diktat – del Fmi. Basterà? Che conseguenze avrà?