In Cina e Asia – Kokang: Pechino avverte il Myanmar

In by Gabriele Battaglia

 Dopo la morte "accidentale" di quattro contadini cinesi, Pechino avverte il Myanmar: militari pronti a intervenire a protezione della gente. La difficoltà di arrivare agli obiettivi di crescita e delle riforme della Cina alla chiusura del lianghui. Violenza interreligiosa in Pakistan dopo l’attentato nel quartiere cristiano di Lahore. La Cina esporta più armi della Germania. I dubbi di Seul sull’ingresso nella banca asiatica a guida cinese.CINA – Avvertimento al Myanmar

Nel tentativo di schiacciare la rivolta Kokang, venerdì scorso caccia birmani hanno bombardato (per errore?) in territorio cinese, uccidendo quattro contadini in una piantagione di canna da zucchero. Ora Pechino avverte Myanmar che in caso di ulteriori “incidenti”, “i militari cinesi daranno inizio a un’azione ferma e decisa per proteggere la sicurezza della gente”. I birmani negano che propri aerei possano avere bombardato il territorio cinese e lasciano intendere che potrebbero essere proprio i Kokang ad avere creato l’incidente per provocare l’intervento di Pechino, ma non sono convincenti.
La Cina e Myanmar condividono circa 2mila km di confine e in Cina ci sono già 30mila profughi Kokang (minoranza di etnia cinese) che fuggono dalle violenze. Il governo militare birmano è stato sempre protetto da Pechino di fronte al boicottaggio internazionale, ma negli ultimi anni le aperture democratiche hanno avvicinato il Paese all’Occidente. Le azioni del Tatmadaw, l’esercito, non sono inoltre sempre controllate dalle autorità politiche.

CINA – Come rigirare un coltello nella propria carne 
 

Il premier Li Keqiang ha concluso ieri il Lianghui (la doppia sessione legislativa annuale) parlando alla stampa internazionale. Ha ammesso le difficoltà a raggiungere l’obiettivo di crescita del 7 per cento e insistito sulla necessità di riforme che sono “come rigirare un coltello nella propria carne”. Li ha sottolineato l’importanza dell’innovazione e dell’e-commerce come nuovi motori di crescita, ma per il resto ha offerto pochi dettagli su come la seconda più grande economia del mondo intenda andare avanti.
A una domanda su Hong Kong, ha ribadito che si procede con la politica di “un Paese, due sistemi” e ha precisato che Pechino non intende esercitare maggiori pressioni sulla zona amministrativa speciale. I media cinesi sottolineano che tema centrale del Lianghui di quest’anno è stato “lo Stato di diritto”.

PAKISTAN – Taliban contro cristiani

Nella giornata di ieri un doppio attacco suicida presso il quartiee cristiano di Lahore ha lasciato sul campo 15 morti e soffiato sul fuoco della tensione intercomunitaria locale. Due kamikaze si sono fatti esplodere in due chiese proprio durante la messa mattutina e i fedeli, immediatamente dopo l’esplosione, hanno bloccato alcune strade di Lahore, catturato due persone sospettate di far parte dell’organizzazione dell’atto terroristico, e le hanno bruciate vive.
I Taliban Pakistani (gli stessi dell’attacco alla scuola di Peshawar) hanno rivendicato l’attentato, mostrando ancora una volta la debolezza del premier Sharif che pare non avere la situazione sotto controllo nel paese. L’arcivescovo di Lahore ha esteso un appello ai fedeli, chiedendo che evitino rappresaglie violente, facendo il gioco dei terroristi.

CINA – Export armi: Usa al vertice, ma Cina record

Gli Stati Uniti restano la potenza che esporta più armi nel mondo, ma la crescita record è quella della Cina, che si colloca così al terzo posto del mercato globale dopo la Russia e scavalcando la Germania. Lo dice lo Stockholm International Peace Research Institute, secondo cui gli Usa (+23 per cento) esportano di più per mantenere in piedi un’industria bellica che subisce una contrazione della domanda domestica, ma la Russia (+37) e la Cina (+143!) guadagnano terreno.
I primi cinque Paesi esportatori (ai tre già citati, si aggiungono Germania e Francia) totalizzano il 74 per cento del totale. La Cina è però anche tra cinque maggiori importatori nel periodo 2010-2014, insieme a India, Arabia Saudita, Emirati Arabi e Pakistan.

COREA DEL SUD – aderire o non aderire alla banca asiatica per le infrastrutture?

Dopo la ramanzina statunitense contro la Gran Bretagna, rea di voler aderire alla Banca asiatica per gli investimenti a guida cinese, a Seul ci si interroga se prendere o meno parte al progetto. La Cina ha dato tempo entro marzo per una risposta. I sudcoreani pesano i benefici dell’essere nel primo gruppo di Paesi ad aderire. Ma dagli Usa arrivano pressioni diplomatiche sugli alleati, in particolare proprio sudcoreani e australiani, affinché non partecipino a un’iniziativa cinsiderata un contraltare all’influenza di Washington sul sistema finanziario mondiale.

[Foto credit: bbc.com]