In Cina e Asia – Il #metoo travolge il PCC

In Cina, Notizie Brevi by Alessandra Colarizi

I titoli di oggi:

  • Il #metoo travolge il PCC
  • COP26: segnali contrastanti dalla Cina
  • Il governo cinese invita a fare provviste alimentari
  • Yahoo lascia la Cina
  • Pechino potenzierà l’export culturale
  • Il FCCC denuncia il negato accesso dei media stranieri alle strutture olimpiche
  • Scienziati cinesi producono mangime proteico dal monossido di carbonio
  • Davanti alle incursioni cinesi, Taiwan punta sui riservisti

La  star del tennis cinese, Peng Shuai, ha accusato il vicepremier Zhang Gaoli di aggressione sessuale. Secondo la testimonianza, circolata su Weibo e prontamente rimossa dai censori, i due avevano avuto una relazione clandestina iniziata quando l’ex membro del comitato permanente del Politburo prestava servizio a Tianjin, quindi tra il 2007 e il 2012. Peng sarebbe stata aggredita dieci anni dopo, quando Zhang aveva lasciato l’incarico di vicepremier, dopo un invito a giocare a tennis con il funzionario e sua moglie. “Non ho mai acconsentito quel pomeriggio, e ho pianto tutto il tempo”, ha dichiarato la sportiva senza specificare esattamente quando si sarebbe verificato l’episodio. Nel post la donna ricorda come Zhang non l’avesse mai contattata mentre prestava servizio nel comitato permanente costringendola  “ad avere una relazione” con lui solo dopo il pensionamento. Spesso i quadri perseguiti dall’anti-corruzione vengono contestualmente accusati di cattiva condotta sessuale. Ma fino a oggi nessun funzionario di così alto livello era mai stato coinvolto in un caso #metoo. Il tempismo ha già innescato una girandola di speculazioni: tra pochi giorni comincerà il sesto plenum del partito è c’è chi ipotizza che, data la vicinanza di Zhang al vecchio Jiang Zemin, lo scandalo segnali il definitvo isolamento dell’ex presidente dalla scena politica. 

[Fonti: Taiwan News, New York Times]

 

COP26: segnali contrastanti dalla Cina

La Cina si unirà a Gran Bretagna, Stati Uniti, India, e Unione Europea per portare la produzione di acciaio verso il traguardo emissioni zero entro il 2030. In tutto sono 40 i leader mondiali ad aver aderito alla Glasgow Breakthroughs, un’iniziativa che mira a incoraggiare gli investimenti privati globali nelle tecnologie low-carbon, inizialmente in 5 settori industriali ad alta intensità di carbonio: agricoltura, elettricità, trasporti, acciaio e idrogeno. L’industria siderurgica è uno dei settori a emettere più CO2 e la Cina produce più della metà dell’acciaio a livello mondiale. Nel weekend, a margine del G20, Washington e Bruxelles hanno raggiunto un accordo per la rimozione dei dazi americani su alluminio e acciaio europeo. Presentando l’intesa, Biden aveva spiegato che  “questi accordi… limiteranno l’accesso ai nostri mercati per l’acciaio sporco da paesi come la Cina”. Nonostante gli sforzi distensivi, infatti, le tre superpotenze faticano a trovare una linea comune anche sul Clima. Lo dimostra la defezione di Pechino dallo storico accordo sul metano, siglato ieri e considerato uno dei successi maggiori della COP26.

La Cina infatti non è tra i 104 paesi ad aver aderito all’iniziativa promossa da Washington e Bruxelles volta a ridurre le emissioni di metano del 30% entro l’anno 2030. Il gigante asiatico non cede alle richieste delle nazioni pienamente sviluppate. L’inviato per il Clima Xie Zhenhua ha invitato la comunità internazionale a non puntare troppo in alto.  “Dobbiamo essere realistici, pragmatici e concentrarci sull’intraprendere azioni concrete”, ha affermato Xie, sottolineando come l’imposizione del limite di 1,5 gradi rischi di “distruggere il consenso” raggiunto a livello mondiale sulla sostenibilità climatica e potrebbe spingere “molti paesi a chiedere una riapertura dei negoziati”. Ha poi invitato gli stati firmatari a rispettare l’articolo 6 dell’accordo di Parigi che prevede l’istituzione di mercati del carbonio come strumento fondamentale per ridurre le emissioni di gas a effetto serra.

[Fonti: South China Morning Post, Politico]

 

Il governo cinese invita a fare provviste alimentari

Il ministero del Commercio ha invitato la popolazione cinese a fare scorte dei beni di prima necessità per “bisogni di emergenza”. Biscotti, noodles istantanei, vitamine, radio e torce elettriche sono alcuni dei prodotti essenziali di cui i cittadini sono invitati a fare provvista, secondo i media locali. La comunicazione – divulgata lunedì – è stata ufficialmente giustificata dal rinfocolare del COVID-19 in varie parti del paese nonché dalle piogge insolitamente forti che nell’ultimo mese hanno causato un’impennata dei prezzi degli ortaggi sollevando preoccupazioni per la carenza di approvvigionamenti. Ma sui social c’è chi teme abbiano influito i venti di guerra provenienti dallo Stretto di Taiwan. Normalmente, ogni anno in prossimità della Festa di Primavera, il governo interviene per aumentare la disponibilità di verdure fresche e carne di maiale. Ma quest’anno si è provveduto ad anticipare le operazioni a causa della distruzione dei raccolti nello Shandong, la prima regione cinese per la coltivazione degli ortaggi. Il nord-est della Cina è anche l’area più colpita dai nuovi contagi di Covid importati dall’estero. La questione della sicurezza alimentare è balzata in cima all’agenda di Pechino. Proprio in questi giorni le autorità hanno rilanciato la campagna contro gli sprechi con l’introduzione di più misure di valutazione più rigide volte a responsabilizzare ristoratori e amministrazioni locali.

 

Yahoo lascia la Cina

Yahoo, l’azienda leader nei servizi informatici, lascia definitivamente la Cina. L’annuncio, avvenuto ieri, fa riferimento a “un quadro commerciale e legale sempre più difficile”.  Si tratta di un addio perlopiù simbolico considerato che la compagnia aveva disposto la chiusura dei suoi servizi principali, comprese le e-mail, già nel 2013. La decisione acquista tuttavia un certo peso alla luce del rapido deterioramento delle condizioni in cui si trovano a operare le aziende straniere. Lo scorso mese era stato Microsoft a fare un passo indietro con la chiusura di Linkedin dopo la segnalazione di diversi casi di censura. L’addio di Yahoo coincide inoltre con l’entrata in vigore di una nuova legge sulle informazioni personali simile alla normativa europea GDPR.

[Fonte: Wall Street Journal]

 

Pechino potenzierà l’export culturale

La Cina vuole potenziare il suo export culturale. La scorsa settimana 17 agenzie governative cinesi, guidate dal Ministero del Commercio, dal Dipartimento centrale della propaganda e dal Ministero degli Affari Esteri, hanno pubblicato congiuntamente nuove linee guida per consolidare le “basi nazionali delle esportazioni culturali”. Il virgolettato fa riferimento a 29 distretti e aree designate dal governo come centri di produzione dell’arte tradizionale cinese – ma anche di film, videogiochi e libri – quali i distretti di Dongcheng e Chaoyang a Pechino, e Xuhui a Shanghai. Il nuovo programma si prefigge l’obiettivo di incoraggiare le aziende a “realizzare investimenti e cooperazioni culturali all’estero, costruire reti e filiali di marketing internazionali e ampliare la scala dei beni culturali di qualità all’estero”. Laddove possibile, “le aziende saranno supportate nella costruzione di nuove piattaforme mediatiche che coprano il mondo intero”. L’enfasi attribuita al soft power coincide con il tentativo di sfruttare Covid la crisi vissuta dall’Occidente per sponsorizzare il proprio modello di sviluppo oltreconfine. Secondo un recente sondaggio condotto da Pew in 16 economie avanzate, il 57% dei rispondenti non ritiene più che la democrazia americana sia un esempio da seguire.

[Fonte: South China Morning Post]

 

Il FCCC denuncia il negato accesso dei media stranieri alle strutture olimpiche

A tre mesi dall’inizio delle Olimpiadi invernali di Pechino, le polemiche non accennano a calare. Nella giornata di ieri, Club dei corrispondenti stranieri in Cina (FCCC) ha pubblicato una nota di denuncia contro il trattamento riservato alla stampa internazionale. Secondo l’organizzazione, le autorità cinesi avrebbero “continuamente ostacolato” la copertura dei preparativi per l’evento. Nell‘ultimo anno, il personale dei media stranieri è stato escluso dalle conferenze stampa, dalle visite ai luoghi e agli altri eventi di routine aperti ai media nazionali. Restrizioni che violano quanto sancito dalla Carta olimpica. Le motivazioni ufficiali vanno dall’insufficienza di spazio ai protocolli Covid-19 fino alle questioni legate alla sicurezza. “C’è ancora un’enorme incertezza su come e se i corrispondenti esteri saranno in grado di coprire i Giochi”, ha dichiarato il FCCC chiedendo il sostegno del Comitato olimpico internazionale. Le accuse arrivano a stretto giro da un’importante vittoria diplomatica per Pechino: il comunicato congiunto rilascio al termine del G20 contiene un riferimento all’organizzazione dei Giochi “come simbolo della resilienza dell’umanità e dell’unità globale nel superare il Covid-19”.

 

Scienziati cinesi producono mangime proteico dal monossido di carbonio

Scienziati cinesi del Beijing Sholang Biological Technology e dell’Accademia cinese delle scienze agrarie hanno scoperto un modo per trasformare il monossido di carbonio in mangime per animali su scala industriale. Il processo utilizza il gas di coda contenente monossido e biossido di carbonio – un sottoprodotto di processi industriali come la raffinazione del petrolio – per creare una proteina cellulare sintetizzata chiamata Clostridium autoethanogenum. Secondo il team, I gas passano attraverso una serie di processi tra cui fermentazione, ossidazione, distillazione e disidratazione che convertono l’azoto e il carbonio in materiale organico. Secondo il team di ricerca, la scoperta ha un duplice vantaggio: “non solo fornisce un’arma affilata per l’industria dei mangimi proteici di soia [affrancando il paese dalle importazioni], ma anche per portare a zero le emissioni di gas serra e rendere l’industria più verde”. La Cina importa attualmente più di 100 milioni di tonnellate di semi di soia ogni anno – circa l’80% del totale consumato.

[Fonte: South China Morning Post]

 

Davanti alle incursioni cinesi, Taiwan punta sui riservisti

Con le sortite aree di Pechino in costante aumento,  Taiwan comincia a mettere in riga le sue riserve militari. Secondo quanto dichiarato ieri dal ministro della Difesa di Taipei, Chiu Kuo-cheng, il 13 per cento dei 110 mila riservisti presenti nel Paese saranno sottoposte a un training più duro: le esercitazioni obbligatorie passeranno da 7 a 14 giorni, con un incremento delle attività di combattimento e di tiro. Da tempo, la scarsa preparazione delle unità di riserva è motivo di polemiche e preoccupazioni. Contestualmente, il dicastero ha ammesso che una quarantina di marines taiwanesi è al momento impegnata in operazioni di addestramento presso la nuova base americana di Guam. Secondo fonti del Scmp, tuttavia, le sinergie tra le forze difensive di Taipei e Washington non colgono alla sprovvista Pechino che è a conoscenza dei fatti fin dagli anni ’80.

Intanto oggi comincia l’attesa visita della delegazione Ue sull’isola, la prima a coinvolgere degli eurodeputati. A guidare la missione c’è il francese Raphael Glucksmann, sanzionato da Pechino in risposta alle misure punitive approvate da Bruxelles per condannare le violazioni dei diritti umani nello Xinjiang.

[Fonti: Taiwan News, South China Morning Post, South China Morning Post, The Straits Times, Reuters]

 

A cura di Alessandra Colarizi