In Cina e Asia – Il 5G arriva in cima all’Everest

In Notizie Brevi by Alessandra Colarizi

Huawei e China Mobile porteranno il 5G in cima all’Everest. Lo scorso 19 aprile sono state aperte le prime tre stazioni ad un’altezza di  5.300 e 5.800 metri sul livello del mare, a cui domenica se ne aggiungeranno altre due al campo base avanzato (6.500 metri) in grado di coprire la vetta più alta del continente asiatico. Non serve dirlo, sono le stazioni 5G  più in alta quota del mondo. L’altitudine e la necessità di contenere l’impatto ambientale hanno fatto salire i costi, che gli esperti stimano si aggirino intorno al milione di yuan (140.000 dollari) rispetto ai 30.000-40.000 yuan necessari per installare la tecnologia in una comune città cinese. Secondo gli addetti ai lavori, l’arrivo del 5G sull’Everest aiuterà la ricerca scientifica, il monitoraggio meteorologico, la comunicazione e le operazioni di salvataggio [fonte: SCMP]

Starbucks Cina si converte alla carne sintetica

Starbuck Cina si appresta a lanciare un menù per vegetariani che presenta piatti realizzati con i sostituti della carne di manzo e maiale prodotti da Beyond Meat e Omnipork. La conversione vegan prevede anche l’introduzione di bevande a base di latte d’avena. La partnership segna una svolta importante per Beyond Meat, che da tempo punta ad espandersi in Asia, un mercato ancora pressoché vergine ma che potrebbe diventare affollato fin troppo presto. Nell’ultimo anno  anche  Impossible Foods ha annunciato le prime collaborazioni con chef cinesi e di Hong Kong. C’è chi sostiene che la peste suina abbia dato una vigorosa spinta a un settore potenzialmente in grado di sopperire alla carenza di proteine animali. L’iniziativa si inserisce all’interno della campagna “Starbucks GOOD GOOD” tesa a incoraggiare abitudini di vita “migliori per il pianeta”. La Cina oggi conta per quasi un terzo del consumo mondiale di carne. [fonte: Reuters, Caixin]

Stretta sulla libertà di stampa in Cina e a Hong Kong

La Cina sta cercando di stabilire “un nuovo ordine mediatico mondiale”  e il “suo sistema di iper-controllo delle informazioni” si è palesato in tutta la sua negatività proprio durante la crisi epidemica. E’ il bilancio dell’ultimo rapporto sulla libertà di stampa compilato da Reporters Without Borders che quest’anno vede il gigante asiatico al quartultimo posto della classifica subito prima di Turkmenistan, Corea del Nord ed Eritrea. L’organizzazione parigina giustifica il giudizio negativo citando il caso di tre reporter non professionisti  arrestati mentre cercavano di fare luce sulla gestione del contagio nella città di Wuhan. Complessivamente, la Repubblica popolare mantiene la 177 posizione, senza variazioni rispetto al 2019. Perde invece terreno Hong Kong, passata dal 73esimo al 18esimo posto a causa del trattamento riservato ai giornalisti durante le proteste antiestradizione dello scorso anno. Questo vuol dire che oggi l’ex colonia inglese si piazza due gradini al di sotto di Timor Est e dopo Toga, la Mongolia e il Kosovo. Il rapporto giunge nel mezzo di nuove polemiche sull’ingerenza cinese nella regione amministrativa speciale. Lo scorso weekend 15 esponenti del movimento democratico sono stati arrestati, una mossa che sembra voler ostacolare un possibile successo dell’opposizione alle legislative di settembre. Questa mattina un massiccio rimpasto ministeriale proietta un altro uomo di Pechino – Erick Tsang Kwok-wai, ex direttore dell’ufficio per l’immigrazione – assumere il ruolo di segretario per la gestione degli Affari costituzionali e della mainland. Il ricambio giunge a stretto giro dalle minacce dell’Ufficio di collegamento e l’Ufficio per gli affari di Hong Kong e Macao del Consiglio di Stato cinese, i cui vertici sono stati rinnovati di recente con il posizionamento di due falchi vicini a Xi Jinping. [fonte: HKFP, Reuters]

I consumi nelle grandi e piccole città cinesi all’epoca di Covid-19

Covid-19 sta cambiando le abitudini dei consumatori cinesi. Come lo spiega l’azienda del retail Tofugear che nel suo ultimo rapporto Digital Consumer in Asia 2020 mette in evidenza alcune variazioni comportamentali su base geografica. Lo spostamento obbligato dello shopping online, ad esempio, ha scoperchiato la tendenza dei consumatori delle città di prima fascia a privilegiare sempre gli stessi marchi, con il 38% degli intervistati ad aver mostrato un forte attaccamento ai brand più amati anche in tempi di crisi. Una fidelizzazione guadagnata principalmente attraverso servizi personalizzati e un’assistenza diretta presso i negozi fisici. I clienti dei grandi centri urbani si caratterizzano inoltre per una maggiore attenzione alla rapidità delle consegne, mentre nei piccoli centri urbani le tempistiche contano meno rispetto alla semplice capacità di accedere a determinati prodotti. Anche se dal sondaggio emerge che quando lo shopping si sposta in rete le esigenze tendono ad allinearsi data la sempre maggiore uniformità dei servizi offerti dai colossi dell’e-commerce. Complessivamente l’epidemia non sembra aver scoraggiato il mercato interno. Nonostante il crollo della crescita nel primo trimestre, i consumatori della Cina continentale restano tra i più ottimisti del continente asiatico, con il 59% convinto di una ripresa economica nei prossimi dodici mesi e il 47% soddisfatto della propria situazione finanziaria. In confronto, a Hong Kong solo l’11% dei rispondenti si è detto ottimista nei confronti dell’economia locale. [fonte: Jing Daily]

A Singapore il virus discrimina i più deboli

E infine l’epidemia è arrivata a Singapore. Nel giro di pochi giorni i casi sono raddoppiati, oltrepassando quota 1400 rispetto ai 300 di un mese fa. Epicentro del focolario locale sono gli alloggi dei lavoratori migranti, una forza lavoro di oltre 200mila persone proveniente principalmente dalla Cina e dal resto del Sued-est asiatico. Sono loro ad aver costruito lo sfavillante skyline della città -stato. E sono loro a fare i conti con Covid-19, una malattia che a Singapore discrimina i più deboli. Quella manovalanza straniera esclusa dalla rete di sicurezza sociale ma che rappresenta il 40 percento dei residenti locali. [fonte: NYT]

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