In Cina e Asia – I 30 anni di Pudong

In Notizie Brevi by Alessandra Colarizi

Si sono tenute ieri le celebrazioni per il 30° anniversario della Pudong New Area, il centro finanziario di Shanghai. Ricordando il ruolo svolto dalla “Parigi d’Oriente” nel processo di riforma e apertura, Xi Jinping ha sfruttato l’evento per tranquillizzare la comunità internazionale sul nuovo corso dettato dalla “doppia circolazione”, la strategia di sviluppo con cui la Cina punta a capitalizzare l’estensione del proprio mercato interno per attutire i contraccolpi di Covid e del minacciato decoupling americano. Un messaggio simile era arrivato in settimana dal Consiglio di Stato che ha preannunciato un focus maggiore sulla definizione di accordi commerciali con altri paesi senza mai nominare gli Stati Uniti. Assumono invece conclamata rilevanza l’atteso accordo di libero scambio Cina-Giappone-Corea, i negoziati con il Consiglio di cooperazione del Golfo, mentre nel fine settimana  è attesa la firma della Regional Comprehensive Economic Partnership Agreement (RCEP), il più grande accordo di libero scambio al mondo, che coinvolge 15 paesi dell’Asia-Pacifico. Promossa fin dal 2011, la partnership rappresenta la risposta cinese alla TPP americana, ribattezzata CPTPP dopo il dietrofront di Trump e che Biden potrebbe resuscitare. Il piano prevede anche un rafforzamento delle zone di libero scambio presenti sul territorio cinese, nonché della Greater Bay Area e delle altre megaregioni. Questo sulla carta. I fatti dimostrano piuttosto una certa reticenza ad attuare le riforme promesse e a liberalizzare il mercato interno. Secondo i dati del governo municipale, nel 2018 gli investimenti esteri nella Pudong New Area sono diminuiti del 3,5% a quota 6,77 miliardi di dollari, rispetto i 7,02 miliardi di dollari del 2017. Festeggiamenti rimandati? [fonte SCMP, GT]

Washington blocca gli investimenti americani nelle aziende cinesi legale all’esercito

L’amministrazione Trump ha approvato un ordine esecutivo che vieta gli investimenti statunitensi in società cinesi controllate dall’esercito cinese. In tutto sono 31 le aziende designate come tali dal Dipartimento della Difesa, dai colossi delle telecomunicazioni China Telecom e China Mobile fino al produttore di apparecchiature di sorveglianza Hikvision. Fondi pensionistici e società di investimento americane avranno tempo fino all’11 novembre per ultimare le operazioni di cessione della proprietà. Non è chiaro cosa implichi il mancato adempimento, sebbene il Dipartimento del Tesoro ha annunciato che interverrà con “tutti i poteri” concessi dall’International Emergency Economic Powers Act, che autorizza l’uso di pesanti sanzioni. Da tempo Trump minaccia di chiudere il mercato azionistico americano. Ad agosto, i funzionari della Securities and Exchange Commission e del Tesoro avevano auspicato la rimozione delle società cinesi incapaci di soddisfare i principi contabili entro il gennaio 2022. [fonte Reuters]

Tik Tok rimane negli Usa. Almeno per ora

Respiro di sollievo per Tik Tok. Il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha annunciato la sospensione del divieto – previsto per la mezzanotte – che avrebbe impedito ai fornitori di servizi statunitensi di consentire agli utenti di accedere all’app, decretandone la chiusura di tutte le operazioni nel paese. Contestualmente, una corte d’appello federale ha prorogato al 14 dicembre il termine per il disinvestimento degli asset americani della società madre ByteDance, sempre previsto per la mezzanotte di giovedì. Da quando quest’estate Trump ha dichiarato guerra a Tik Tok le battaglie legali avviate dagli user hanno fatto guadagnare tempo al colosso tecnologico, sebbene non si abbiano ancora notizie sul preannunciato accordo con Walmart e Oracle per l’istituzione di un’entità autonoma incaricata di gestire le attività negli Usa. [SCMP]

Single’s Day: crtiche per Jack Ma

Anche quest’anno il Single’s Day ha totalizzato numeri da capogiro. Ma non è tutto oro quel che luccica. La reputazione di Jack Ma è stata gravemente compromessa dalla sospensione dell’offerta pubblica iniziale di Ant Group, la fintech del gruppo Alibaba. L’incidente, che ha comportato rischi di perdite finanziarie per gli investitori ordinari, ha aizzato il popolo di Weibo che ha accusato Jack Ma di voler trasformare la Cina comunista in un paese capitalista, cambiando le abitudini dei consumatori e i loro valori. Sul tema si è espresso anche il Sanlian Life Week Magazine che si è chiesto se il consumismo può davvero comprare la felicità delle persone. L’articolo ha ottenuto quasi 100.000 visualizzazioni in 24 ore. [fonte  Eu Delegation Press Review]

Bloomberg: il soprasso della Cina avverrà entro il 2035

La Cina diventerà la prima potenza mondiale entro il 2035. E’ la previsione di Bloomberg Economics, secondo cui il gigante asiatico supererà gli Stati Uniti non solo da un punto di vista economico ma anche politico. Sommando forza lavoro, capitale e produttività, la multinazionale americana ha calcolato il PIL di 39 paesi fino al 2050. I risultati suggeriscono la fine dell’ordine mondiale definito alla fine della seconda guerra mondiale e uno spostamento del baricentro economico internazionale “da ovest verso est, dalle economie avanzate ai mercati emergenti, dal libero mercato al controllo statale e dalle democrazie consolidate ai governanti autoritari e populisti “. La quota della produzione globale proveniente da economie “libere” o “prevalentemente libere” è destinata a passare dal 57% nel 2000 al 33% nel 2050. Tuttavia, tutto questo non comporterà necessariamente scenari apocalittici come preannunciato dai fautori della “trappola di Tucidide”. Il pronostico di Bloomberg sembra avvalorare gli obiettivi contenuti nel piano di sviluppo “vision 2035” per rendere “un paese socialista moderno” entro la metà del secolo, come annunciato al termine del quinto plenum del Pcc. [fonte Bloomberg]

L’Oms censura Taiwan

Un attacco hacker. Così l’Organizzazione mondiale della sanità ha definito la tempesta di commenti filo-taiwanesi ricevuti ieri sulla pagina Facebook. La curiosa spiegazione segue le accuse degli utenti e del ministro degli Esteri taiwanese che, constatando l’impossibilità a lasciare post contenenti le parole “Taiwan” e “Repubblica di Cina”, ha accusato l’agenzia internazionale di vera e propria censura. L’Oms ha quindi definito il filtro una misura necessaria a respingere “i cyberattacchi degli attivisti online su una serie di questioni controverse”. La disputa nasce dalla decisione di estromettere (di nuovo) Taipei dall’Assemblea mondiale della sanità, che si è riunita questa settimana per la seconda volta dall’inizio della pandemia di coronavirus. Le pressioni cinesi hanno prevalso nonostante Washington avesse preso pubblicamente le parti dell’ex Formosa. Il ricambio ai vertici della Casa Bianca pare aver incoraggiato il governo di Tsai Ing-wen in cerca di visibilità internazionale, ma mai troppo persuaso dal corteggiamento di Trump. Il ministero degli Esteri taiwanese sta già lavorando per creare un canale di comunicazione diretto con Biden. Per il momento la leader progressista si è limitata a un tweet di congratulazione  ma si fa strada la possibilità di una telefonata come avvenuto con The Donald nel 2016. All’epoca il presidente alzò la cornetta in violazione al protocollo esistente dal 1979. [fonte Reuters, Bloomberg]

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