In Cina e Asia – Hong Kong ha più paperoni di New York

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Hong Kong ha più paperoni di New York

Hong Kong ha superato New York diventando la città con la più alta concentrazione di persone con un patrimonio di almeno 30 milioni di dollari. Lo rivela un nuovo rapporto della società di ricerca Wealth-X , secondo la quale nel 2017 l’ex colonia britannica ha visto il suo numero di ultra-ricchi aumentare del 31% a quota 10.000, contro i quasi 9.000 paperoni della Grande Mela. Trainata da Cina e Hong Kong, l’Asia è la regione interessata dalla crescita più rapida di ricchissimi, circa un quarto del totale a livello globale. A causa della distribuzione dispersiva sul territorio, nessuna delle città cinesi della mainland è invece inclusa nella top 10, sebbene l’ex Celeste Impero conti 26 elle 30 città con il tasso di crescita più alto al mondo.

La passione dei cinesi per il maiale e la contaminazione delle acque

In Cina, il consumo massiccio di carne di maiale è uno dei principali fattori inquinanti delle risorse idriche. Il collegamento, poco intuitivo, viene avvalorato da una serie di studi sul processo noto come eutrofizzazione, comunemente avvertito ad occhio nudo per via del colore verde brillante che assumono laghi e fiumi a causa del proliferare incontrollato delle alghe, dovuto al nutrimento eccessivo derivante dai rifiuti animali. Non a caso il problema è particolarmente acuto nella provincia meridionale dello Yunnan, dove è riscontrabile un’alta concentrazione di allevamenti di suini. Secondo le statistiche ufficiali l’80% delle falde acquifere del paese non è adatto per il consumo umano. Nel 2013 16mila carcasse di maiali furono viste galleggiare sul fiume Huangpuin direzione di Shanghai.

Pechino corteggia i talenti di Taiwan, Hong Kong e Macao

Sussidi e permessi di residenza. Sono le “esche” con cui Pechino spera ti attrarre nuovi talenti da Hong Kong, Macao e Taiwan con lo scopo di avvicinare la popolazione sempre più ostile alla mainland. Per fare domanda, basta vivere in Cina da almeno sei anni, avere un lavoro stabile o risiedervi per motivi di studio. Più di 6.000 dipartimenti di pubblica sicurezza sabato hanno iniziato ad accettare le richieste dei documenti di soggiorno, che danno gli stessi diritti dei cittadini cinesi. Taipei ha già fatto sapere che chi chiederà la residenza non potrà accedere a incarichi pubblici e governativi sull’isola. Nel caso di Taiwan, infatti, l’utilizzo di incentivi è anche più subdolo e motivato non solo da finalità politiche. Da quando nel 2014 Pechino ha istituito un fondo da 22 miliardi di dollari per l’industria dei chip oltre 1300 ingegneri taiwanesi hanno lasciato l’isola per fornire i loro servigi alle aziende cinesi. Nel 2017 Pechino si è trovato costretto a importare semiconduttori per 260 miliarid di dollari, più del valore delle importazioni petrolifere.

Monaci Shaolin in pista

La mancanza di campioni di sport invernali sta spingendo i dirigenti sportivi cinesi a reclutare marzialisti, noti per le loro doti atletiche in previsioni delle Olimpiadi del 2022. Secondo Hunan Daily, 125 giovani monaci del tempio di Shaolin sono stati prelevati per cominciare un training che prevederà anche il freestyle. Oltre 600 aspiranti atleti olimpici sono stati reclutati nel solo Hunan, dove sorge il monastero noto per essere la culla del kung fu. L’amministrazione generale dello sport, il principale ente sportivo governativo, ha affermato che la campagna a livello nazionale è stata progettata per “arricchire il pool di talenti per le discipline su ghiaccio e neve”, dove i precedenti sono poco incoraggianti. A Pyeongchang la Cina ha vinto appena nove medaglie di cui un solo d’oro.

La crisi dei rohingya colpisce l’economia birmana

Il governo di Naypydaw ha completamente sottovalutato i costi economici della crisi dei rohingya. A dirlo è niente meno che il direttore del Directorate of Investment and Company Administration (DICA), il dipartimento incaricato di promuovere e supervisionare gli investimenti privati nel paese. “A due anni dall’inizio della crisi, gli IDE in Myanmar stanno diminuendo”, tanto che secondo dati della DICA lo scorso anno si è raggiunto il livello più basso dal 2013. Quando Aung San Suu Kyi ha assunto informalmente la guida del paese nel 2016 gli investimenti erano alla loro massima espansione. Alla luce delle ricorrenti accuse di genocidio il rischio che il paese finisca di nuovo sotto sanzioni è sempre meno remoto. Sopratutto dopo l’aggravante della condanna a sette anni dei due giornalisti della Reuters che stavano indagando sul massacro dei rohingya.