In Cina e Asia – Hong Kong e Taiwan ricordano Tian’anmen

In by Gabriele Battaglia

I titoli della rassegna di oggi:

– Hong Kong e Taiwan ricordano Tian’anmen
– Shangri-La Dialogue: Tokyo e Washington rinnovano il loro impegno nel Mar cinese meridionale
– Red lines ecologiche per le province cinesi
– Cina: scene da un matrimonio
– Thailandia: Il «tempio delle tigri» è nei guaiHong Kong e Taiwan ricordano Tian’anmen

Mentre, come ogni anno, in Cina l’anniversario di Tian’namen è stato sottoposto ad accurata censura con arresti preventivi e attacchi hacker ai danni di siti gestiti da dissidenti, a Hong Kong e Taiwan le commemorazioni hanno visto la partecipazione della popolazione e dei governi locali. Nell’ex colonia britannica 125mila persone si sono riunite in Victoria Park per l’annuale fiaccolata, mentre i gruppi studenteschi e le frange localiste hanno ricordato il massacro indipendentemente. 1500 persone hanno partecipato ad un forum tenuto presso l’Università cinese di Hong Kong per protestare contro la veglia organizzata dalla Hong Kong Alliance – ritenuta «inefficace» – e discutere di come riuscire a ottenere l’indipendenza.

A Taiwan i rappresentanti dell’attuale partito di governo Democratic Porgressive Party e del filocinese Guomindang venerdì hanno ricordato per la prima volta il massacro dell’89 in un incontro parlamentare a cui hanno preso parte anche noti attivisti fuggiti sull’isola democratica all’indomani della repressione. La nuova leder taiwanese Tsia Ing-wen ha inoltre invitato Pechino a non temere la democrazia: «Come presidente non voglio puntare il dito contro un determinato sistema politico, voglio semplicemente condividere l’esperienza della democratizzazione di Taiwan […] Se la mainland desse più diritti ai cittadini il mondo la stimerebbe di più».

Shangri-La Dialogue: Tokyo e Washington rinnovano il loro impegno nel Mar cinese meridionale

Cina sotto pressione allo Shangri-La Dialogue, il vertice sulla sicurezza andato in scena a Singapore tra il 3 e il 5 giugno. Secondo il segretario alla Difesa americano, Ashton Carter, con le sue azioni provocatorie nel Mar Cinese, Pechino rischia di ergersi attorno «una Grande Muraglia di autoisolamento». «La Cina dovrebbe collaborare alla realizzazione di un "security network" asiatico per allentare la tensione provocata dalla sua assertività marittima», ha dichiarato Carter, aggiungendo che gli Usa non rinunceranno al loro ruolo di difensori dell’ordine nell’Asia-Pacifico.

Toni sostenuti anche da parte del Giappone, che per bocca del ministro della Difesa Gen Nakatani, ha rinnovato il proprio aiuto ai vicini asiatici – «minacciati» dall’espansionismo cinese in prossimità delle isole contese – per mezzo di esercitazioni congiunte e forniture di equipaggiamenti difensivi. Sul summit pesa l’attesa per il verdetto del tribunale internazionale dell’Aja a cui si sono appellate le Filippine per contestare la «linea dei nove punti» che secondo Pechino sta a indicare l’area entro cui la Cina può esercitare la propria sovranità.

Le parole di Carter sono state contestate dal Guan Youfei direttore del Office for International Military Cooperation of the Chinese Central Military Commission, che ha invitato gli Usa ad imparare dalle guerre di cui sono resi responsabili nel secolo scorso e a mettere in pratica le promesse di un ritiro dall’Afghanistan. Guan ha inoltre chiesto a Washignton di interrompere la vendita di armi a Taiwan e di sospendere le esercitazioni militari nella penisola coreana.

Red lines ecologiche per le province cinesi

Pechino intende stabilire una red line ecologica per limitare lo sfruttamento delle risorse energetiche, l’utilizzo del carbone e della terra da destinare allo sviluppo industriale. La soglia massima e i target verranno stabiliti dai governi locali per poi passare attraverso lo scrutinio del Consiglio di Stato. Le regioni incluse nel piano sono la megacity Jing-Jin-Ji (Beijing-Tianjin-Hebei), l’area del Delta del Fiume delle Perle e altre province colpite dall’inquinamento, come lo Shandong.

Secondo il ministero delle Risorse Agricole, circa due terzi delle città cinesi soffrono di scarsità d’acqua. Tra gli obiettivi proposti c’è anche quello di migliorare la qualità del suolo in modo da rendere sicuri il 90 per cento dei siti contaminati entro il 2020, e il 95 per cento entro il 2030. Un obiettivo che si stima costerà alle casse dello Stato 3 trilioni di dollari.

Cina: scene da un matrimonio

Si chiama nao dong fang (disturbare la privacy nella camera da letto) ed è l’antica tradizione cinese che vede gli amici sottoporre una coppia di novelli sposi a scherzi e giochi osé a conclusione del banchetto nuziale. La pratica, risale niente meno che alla dinasta Han (206 a.C. al 220 d.C.) e aveva lo scopo di allentare la tensioni tra gli sposi, che spesso arrivavano al giorno del matrimonio (combinato) senza essersi mai incontrati prima.

La tradizione continua anche oggi sebbene alcuni episodi estremi – come far girare lo sposo per strada in biancheria intima da donna – abbiano suscitato diverse critiche. Addirittura, lo scorso anno, uno sposo per tentare di sottrarsi alle grinfie degli amici è volato giù dal sesto piano ed è morto.

Nonostante per qualcuno sia diventato semplicemente un modo legittimo per potersi comportare in maniera stravagante e volgare in pubblico, il nao dong fang continua a godere di una notevole popolarità. Secondo un sondaggio del China Youth Daily, su 21mila persone intervistate l’80 per cento ha detto di essere stato vittima della pratica.

Thailandia: Il «tempio delle tigri» è nei guai

Si complicano le cose per il tempio Wat Pha Luang Ta Bua, il «tempio delle tigri» di Kanchanaburi nota meta turistica nell’ovest della Thailandia, che ora rischia lo sfratto per uso improprio di terre date in concessione dallo Stato. Il luogo di culto era finito sotto i riflettori alla fine di maggio in seguito alla terribile scoperta delle autorità thailandesi che avevano rinvenuto nei locali del tempio 40 carcasse di cuccioli di tigre congelati e altre 20 conservate in barattoli di formaldeide.

I monaci hanno risposto alle accuse spiegando che stavano tenendo le carcasse per provare che la sparizione delle bestie non era collegata al traffico illegale di animali. Una tesi smentita dal ritrovamento su un camion al di fuori dell’edificio principale del tempio di due pelli di tigre, centinaia di fiale contenenti pelle di tigre e decine di zanne di tigre. Tre monaci e due civili dovranno rispondere dell’accusa di possesso di parti di specie protette e in via d’estinzione senza permesso ufficiale. Intanto è caccia all’abate di cui si sono perse le tracce da giorni.