In Cina e Asia – Coronavirus: le aziende europee contano le perdite

In Notizie Brevi by Alessandra Colarizi

Anche ipotizzando una vittoria in tempi brevi, la guerra contro il coronavirus si preannuncia costosa e non solo per la Cina. Circa la metà delle aziende europee presenti nel paese prevede perdite di oltre il 20% nel primo trimestre dell’anno. E’ quanto emerge da un sondaggio realizzato congiuntamente dalla Camera di commercio di Ue e Germania che prende in esame 600 imprese del Vecchio Continente operanti in vari nei settori dall’automotive all’elettronica. Più della metà degli intervistati ha lamentato una riduzione della domanda e quasi la metà ha trovato difficoltà nel rispettare le scadenze di consegna a causa di ostacoli logistici, carenze di personale e forniture. Secondo gli autori, parte delle difficoltà ha origine nel rilascio di misure poco chiare e conflittuali tra loro. La necessità di continuare ad arginare l’epidemia permettendo al contempo la ripresa delle attività economiche si sta rivelando una nuova sfida ora che il numero dei casi è in netto calo. [fonte: SCMP]

Coronavirus: il Pcc ha già pronto un libro

La battaglia contro il coronavirus non è stata ancora vinta ma Pechino ha già pronto un lieto fine. Un libro dal titolo eloquente (in inglese A Battle Against Epidemic: China Combatting Covid-19 in 2020) realizzato dal dipartimento per la Propaganda del pcc – racconta l’epidemia secondo la vulgata ufficiale. Il testo, che raccoglie report dei media statali – “riflette  l’impegno del Segretario Generale Xi Jinping nei confronti del popolo, il suo senso della missione, la sua visione strategica di vasta portata e la leadership eccezionale come leader di una grande potenza”. Come accaduto in passato, la crisi – se effettivamente risolta – potrebbe finire per fortificare la leadership comunista anziché comprometterne la legittimità. Il messaggio che ricorre ormai da giorni sulla stampa locale è piuttosto chiaro: ora che i casi all’estero continuano ad aumentare il resto del mondo dovrebbe imparare dalla Cina. Non a caso il volume sarà tradotto in inglese, francese, spagnolo, arabo e russo. [fonte: China Media Project]

Shenzhen vieta la carne di cane e gatto

La città di Shenzhen si appresta a vietare il consumo di carne di cane e gatto sulla scia delle polemiche innescate dall’epidemia di coronavirus, che si crede sia partita da un mercato alimentare noto per la vendita di animali esotici. Il nuovo regolamento proposto dal governo – se approvato – limiterà il consumo a nove tipi di carne, tra cui maiale, pollo, manzo e coniglio, oltre al pesce e ai frutti di mare. Esclusi, sebbene piuttosto comuni sulle tavole dei cinesi, il serpente, la tartaruga e le rane. Nella nota si spiega che “vietare il consumo di animali selvatici è una pratica comune nei paesi sviluppati ed è un requisito universale della civiltà moderna”.  Solo pochi giorni fa, il parlamento cinese ha messo al bando il commercio e il consumo di animali selvatici, mentre l’Amministrazione statale delle foreste e delle praterie si appresterebbe a rimuovere anche le licenze per le organizzazioni coinvolte nell’allevamento delle specie selvatiche destinate a uso alimentare, con multe salate nel caso di animali protetti. [fonte: Guardian]

Hong Kong: arrestato Jimmy Lay, fondatore dell’antigovernativo Apple Daily

Jimmy Lai, fondatore del quotidiano filo-proteste Apple Daily, è stato arrestato a Hong Kong perché accusato di intimidazione nei confronti di un giornalista e per aver partecipato a una manifestazione non autorizzata lo scorso 31 agosto, quando una marcia indetta dal Civil Human Rights Front sfocciò nell’assedio degli uffici governativi. Il primo capo d’accusa riferisce a un epidosio avvenuto nel 2017 che ha visto coinvolto un reporter dell’Oriental Daily, considerato molto vicino al governo e quindi alla Cina. L’imprenditore è stato rilasciato su cauzione in attesa del processo, che si terrà a maggio. Lai era stato precedentemente arrestato nel 2014 in riferimento al movimento pro-democrazia degli Ombrelli. [fonte: Guardian]

Emergenza coronavirus: L’Onu allenterà le sanzioni contro la Corea del Nord

L’Onu si appresta ad allentare le sanzioni imposte contro la Corea del Nord per permettere al paese di ricevere le attrezzature necessarie a combattere il coronavirus. A corto di risorse e mal equipaggiato, il Regno eremita è stato costretto a limitare il rischio di un contagio chiudendo i confini e isolando gli stranieri, anche a costo di rinunciare a una delle principali fonti di valuta forte: il turismo. Ma proprio le misure preventive ora rendono più difficoltosa la spedizione di forniture. Ad oggi il governo nordcoreano continua a smentire l’esistenza di casi nel paese, sebbene in Corea del Sud il bilancio abbia già superato le 2000 unità. [fonte: AFP]

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