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In Cina e Asia – Per il 99% dei giornalisti stranieri la Cina non rispetta gli standard internazionali

In Notizie Brevi by Redazione

Le notizie di oggi:

  • Cina, per il 99% dei giornalisti stranieri non si lavora secondo gli standard internazionali
  • Cina, arrivano i viaggi aerei urbani a bassa quota 
  • Cina, la spesa turistica per la Festa degli Antenati supera i livelli pre-Covid
  • Il Giappone potrebbe aderire al patto di sicurezza Aukus
  • Svezia, espulsione di una giornalista cinese perché “minaccia per la sicurezza”
  • L’Argentina sospetta irregolarità nei contratti di concessione della base spaziale cinese di Neuquén
Cina, per il 99% dei giornalisti stranieri non si lavora secondo standard internazionali

Il 2023 è stato un anno difficile per i media internazionali in Cina. È il quadro descritto dal rapporto Masks Off, Barriers Remain, del Foreign Correspondents’ Club of China, dal quale si evince che, nonostante le condizioni di lavoro dei corrispondenti internazionali siano migliorate dopo la riapertura post-Covid, per il 99% degli intervistati la situazione “raramente” o “mai” ha soddisfatto gli standard internazionali. Tra gli ostacoli menzionati dai giornalisti e dalle giornaliste vi sarebbero, tra gli altri, intimidazioni e una stretta sorveglianza. L’81% delle persone ha dichiarato di aver subito “ingerenze, moleste o violenze”; il 54% è stato ostacolato almeno una volta dalla polizia o da altri funzionari pubblici. Lo Xinjiang si conferma da sempre uno dei temi politicamente più sensibili e una delle regioni meno accessibili dai reporter. Inoltre, secondo lo studio, è in leggero aumento il numero delle intimidazioni nei confronti dei dipendenti cinesi degli uffici stampa stranieri. “Una continuazione di una tendenza preoccupante, già visibile l’anno precedente”, dicono gli autori. “I colleghi cinesi sono una risorsa fondamentale per le operazioni giornalistiche straniere, tuttavia non godono della protezione offerta da un passaporto straniero, il che li espone a un rischio significativamente più elevato”, conclude il rapporto.

Cina, arrivano i viaggi aerei urbani a bassa quota con la società EHang

La società cinese EHang Holdings è pronta ad avviare la produzione del suo velivolo elettrico senza pilota a decollo e atterraggio verticale. Secondo la stampa cinese, si tratterebbe di un significativo progresso nell’ambito della mobilità aerea urbana a bassa quota. Come riporta Global Times, l’Amministrazione dell’aviazione civile cinese avrebbe rilasciato il certificato di sicurezza e di progettazione che ne approva la produzione di massa. È il primo certificato al mondo di questo tipo. Il velivolo, eVTOL EH216-S, ha ricevuto già centinaia di ordini nazionali ed esteri. “Ehang entrerà inizialmente nei mercati dei tour aerei e delle visite turistiche urbane, consentendo a un maggior numero di persone di comprendere e sperimentare i voli a bassa quota. Gradualmente si espanderà alla connettività dei trasporti, al soccorso di emergenza e al pendolarismo urbano“, ha detto un rappresentante al Global Times.

Cina, la spesa turistica per la Festa degli Antenati supera i livelli pre-Covid

Record di spesa turistica durante la Festa degli Antenati (Qingming Jie 清明节), ricorrenza che in Cina viene celebrata facendo visita ai cimiteri nei paesi di origine e commemorando i defunti. I dati ufficiali riportano che dal 4 al 6 aprile i cittadini cinesi hanno speso oltre 54 miliardi di yuan (7,5 miliardi di dollari), pari a circa 436 yuan (60 dollari) pro capite. Si tratta del livello più alto raggiunto dalla fine del 2022, all’indomani dell’abolizione delle misure anti-Covid. Se durante le vacanze del Capodanno e della Festa di Primavera la spesa media dei turisti del paese è ammontata rispettivamente al 96,5% e 90,5% dei livelli del 2019, in quest’ultimo periodo di vacanza si sono superati i numeri pre-Covid, toccando quota 101,1% dei livelli di cinque anni fa. Una tendenza che gli analisti hanno interpretato come un segno di miglioramento della fiducia dei consumatori.

Svezia, espulsione di una giornalista cinese perché “minaccia per la sicurezza”

La Svezia ha espulso una giornalista cinese ritenuta “una grave minaccia per la sicurezza”. Lo hanno riferito lunedì 8 aprile i media svedesi Göteborgs-Posten e SVT, secondo cui la donna, una 57enne di cui non è stato riportato il nome, sarebbe arrivata nel paese venti anni fa e si sarebbe spostata con un uomo svedese. Negli anni avrebbe costruito rapporti stretti con l’ambasciata cinese, occupandosi anche dell’organizzazione di viaggi a Stoccolma per delegazioni della Repubblica popolare cinese. I giornali hanno riportato che i servizi di sicurezza del paese hanno fermato la donna a ottobre del 2023. A inizio aprile il tribunale, dopo aver respinto il ricorso presentato dalla giornalista, ne ha ratificato l’espulsione a vita dal paese. Il caso sembra ricollegarsi a quello eclatante di Gui Minhai, cittadino svedese di origine cinesi condannato a 10 anni di carcere con l’accusa di “fornire illegalmente informazioni all’estero”, dopo aver venduto libri critici nei confronti del Partito comunista cinese”. Libraio ed editore a Hong Kong, è scomparso in Thailandia nel 2015 per poi riapparire qualche mese dopo in una video confessione sull’emittente cinese CCTV.

Il Giappone potrebbe aderire al patto di sicurezza Aukus

In una nota congiunta pubblicata l’8 aprile, Regno Unito, Australia e Stati Uniti si sono detti propensi a valutare la cooperazione con il Giappone nell’ambito dell’Aukus, il patto di sicurezza sottoscritto dai tre paesi nel 2021. La dichiarazione, anticipata il giorno precedente da fonti del Financial Times, spiega che la possibilità di collaborazione con Tokyo è motivata dai suoi “punti di forza” e dagli “stretti partenariati bilaterali in materia di difesa” stipulati con tutti e tre i paesi. Ad essere coinvolti sarebbero i progetti che rientrano nel “secondo pilastro” del patto, che impegna i membri a condividere tecnologie in una serie di settori strategici, come l’informatica quantistica, l’intelligenza artificiale, la tecnologia informatica, sottomarina e ipersonica. Il tema potrebbe emergere in occasione del vertice programmato il 9 aprile a Washington tra il presidente Usa Joe Biden e il primo ministro giapponese Fumio Kishida. Ma secondo gli esperti tra gli elementi che ostacolano la futura collaborazione (le consultazioni in merito, come dichiarato dal Regno Unito, dovrebbero iniziare già nel 2024) rientrano le restrizioni statunitensi sulla condivisione dei segreti tecnologici e una nuova legislazione prevista dal governo giapponese per rafforzare la sicurezza economica. La reazione della seconda potenza mondiale non è tardata ad arrivare. In conferenza stampa il portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning ha dichiarato che Pechino è “gravemente preoccupata” per la possibile adesione di Tokyo all’Aukus, che “non tiene conto il rischio di proliferazione nucleare” e “intensificherebbe la corsa agli armamenti [..] danneggiando la pace e la stabilità regionale”.

L’Argentina sospetta irregolarità nei contratti di concessione della base spaziale cinese di Neuquén

In Argentina, il governo di Javier Milei sospetta vi siano irregolarità nelle concessioni firmate con la Cina per la costruzione base spaziale cinese nella provincia di Neuquén. Il presidente Milei sta valutando una verifica dei documenti, alla quale potrebbe seguire un’ispezione fisica del sito. Come riporta Buenos Aires Times, alcuni rappresentanti del governo, facendo eco alle preoccupazioni sollevate anche dall’intelligence statunitense, ritengono che ci sia “qualcosa di strano nei contratti della stazione”, perché “è stato dato [alla Cina, ndr] un territorio in cui l’Argentina non può praticamente entrare”. Secondo la fonte, “per contratto il 10% delle risorse devono essere utilizzate dall’Argentina. Vogliamo assicurarci sia effettivamente così”. Le polemiche sono scattate subito dopo la firma degli accordi tra Pechino e Buenos Aires già nel 2012, perché anche allora c’era chi metteva in dubbio l’utilizzo a scopi civili della base. La gestione della stazione, infatti, è affidata all’Agenzia nazionale cinese di Lancio, tracciamento e controllo generale dei satelliti (Cltc), che fa parte dell’Esercito popolare di liberazione (Pla).

A cura di Agnese Ranaldi e Vittoria Mazzieri