In Cina e Asia — Cina, dati demografici gonfiati

In Uncategorized by Redazione

La nostra rassegna sino-asiatica di oggi


E se la Cina avesse 90 milioni di abitanti in meno?

Per anni i dati sulla popolazione cinese sarebbero stati gonfiati dagli anni 90 per una cifra che equivale grosso modo alla popolazione di due Spagne. Un gruppo di ricercatori universitari ha contestato nei giorni scorsi i dati sulla popolazione provenienti dall’Ufficio nazionale di statistica di Pechino. Yi Fuxian, dell’Università di Wisconsin-Madison e autore di un libro intitolato «Big Country with an Empty Nest» (Un grande paese con il nido vuoto), sostiene che la falsificazione del dato ufficiale sia stata sistematica a partire dagli anni 90, per giustificare le politiche di controllo delle nascite e in particolare la politica del figlio unico, ufficialmente allentata nel 2011. Tuttavia oggi i problemi si fanno evidenti: il 15,5 per cento della popolazione è over 60 e le misure correttive per garantire una fornitura stabile di forza lavoro all’enorme impianto produttivo cinese sono arrivate forse troppo tardi.

Moody’s taglia il rating alla Cina

Il rating del debito cinese, indicatore dell’affidabilità della Cina per gli investimenti stranieri, passa da Aa3 a A1 con un outlook che passa da negativo a stabile. Quella dell’agenzia di Moody’s sull’affidabilità della Cina è una sentenza destinata ad aumentare la pressione finanziaria sul paese di mezzo, dicono gli esperti. Da Moody’s fanno sapere che la decisione dipende da un «aumento materiale» del debito tout court e dal conseguente carico sulle finanze statali. Già nel 2016, Moody’s aveva segnalato l’aumento del debito e la riduzione delle riserve valutarie, oltre all’incapacità delle autorità finanziarie locali di procedere con le riforme; a stretto giro era arrivato anche il richiamo del Fondo monetario internazionale. I rischi per gli investitori rimangono comunque bilanciati anche perché la crescita del Pil rimarrà forte, spiegano dall’agenzia statunitense.

Legge marziale a Mindanao

Il presidente delle Filippine Rodrigo Duterte ha proclamato la legge marziale martedì scorso sull’isola meridionale di Mindanao dove da anni si registrano tensioni tra forze governative e militanti islamisti del gruppo Abu Sayyaf. La legge marziale durerà, ha spiegato il portavoce Ernesto Abella, per 60 giorni. L’annuncio è arrivato da Mosca dove Duterte si trova in visita, poche ore dopo uno scontro a fuoco tra forze di sicurezza e militanti a Marawi, località dove, secondo l’intelligence filippina, si sarebbe nascosto il leader di Abu Sayyaf, Isnilon Hapilon. Hapilon sarebbe l’uomo dietro l’alleanza con il gruppo dello Stato islamico del fronte islamico fondamentalista che da anni lotta contro il governo di Manila per la creazione di una provincia autonoma nel sud del paese. Dagli anni 90, Abu Sayyaf si è resa responsabile di rapimenti e omicidi a danno di filippini e stranieri: l’ultimo un turista tedesco decapitato a inizio di quest’anno.

Giappone, ok della camera bassa alla legge sulla cospirazione, critiche dall’Onu

La camera bassa del parlamento giapponese ha approvato a maggioranza una legge anti-cospirazione che punisce anche chi sia trovato a pianificare e preparare un atto terroristico. Il passaggio è stato accolto dalle proteste delle opposizioni, di piazza e del relatore speciale per il diritto alla privacy dell’Onu Joe Cannataci. che nelle scorse settimane aveva indicato potenziali rischi per la privacy individuale dei cittadini giapponesi. Le definizioni di pianificazione e preparazione rimangono troppo vaghe rischiando di coinvolgere persone totalmente estranee a un attacco terroristico. Sulla scia degli eventi di Manchester, però il governo è compatto: «con la legge — ha spiegato il portavoce del governo Yoshihide Suga — atti del genere non potranno verificarsi».