In Cina e Asia – Chengdu è la città cinese con l’economia più performante

In Notizie Brevi by Sharon De Cet

Chengdu ha superato Pechino e Shenzhen attestandosi come la città cinese con l’economia più performante. E’ quanto rivela il rapporto annuale del think tank statunitense Milken Institute, stando al quale la capitale provinciale del Sichuan ha guadagnato sei posizioni dall’anno scorso. La classifica – che prende in esame 262 città cinesi – si basa su nove indicatori di crescita, quali livello di occupazione, salari, prodotto regionale lordo (GRP) pro capite e investimenti diretti esteri (IDE). Secondo lo studio, la performance positiva va parzialmente imputata allo sviluppo della Chengdu-Europe Express Rail, che ha reso la città un importante snodo logistico. Complessivamente, il report riconosce l’efficacia del piano di integrazione tra le aree occidentali e quelle costiere nell’ambito della Belt and Road. In compenso, la megalopoli dell’hi-tech Shenzhen è scesa sul secondo gradino del podio. [fonte: SCMP, SCMP]

Pechino censura il 31% dei media stranieri online

Secondo un’analisi realizzata congiuntamente dall’Associazione dei corrispondenti stranieri in Cina (FCCC) e la piattaforma GreatFire.org, Pechino impedisce ai suoi cittadini di accedere al 23% dei siti web delle testate giornalistiche straniere che operano in Cina, cifra che sale al 31% se si prendono in esame le agenzie di stampa in lingua inglese. I numeri sono stati resi pubblici dalla FCCC in una nota rilasciata martedì in occasione della sesta edizione della World Internet Conference di Wuzhen, un summit organizzato dalle agenzie governative cinesi per discutere di politiche relative al cyberspazio. La FCCC ha sottolineato che la censura imposta da Pechino è in contrasto con l’etica di Internet poiché impedisce l’accesso a preziose fonti di informazione indipendente su questioni internazionali, su temi di salute pubblica, nonché sugli affari interni della Cina. Tra i siti bloccati, il rapporto della FCCC menziona BBC, Bloomberg, The Guardian, The New York Times, The Wall Street Journal, Washington Post, Yomiuri Shimbun e molti altri. [fonte: AFP]

La Cina supera gli Stati Uniti nelle classifiche delle persone più ricche del mondo

L’indagine annuale sulla ricchezza condotta dall’istituto bancario Credit Suisse ha rilevato che nel 10% delle persone più ricche al mondo – ovvero coloro il cui risparmio personale ammonta ad almeno 109.430 di dollari – vi sono 100 milioni di cinesi e 99 milioni di americani.
Il risultato costituisce una svolta rispetto agli anni precedenti, complice la rapida trasformazione della Cina da economia emergente ad economia sviluppata a pieno titolo. Tuttavia, quando si tratta di super ricchi gli Stati Uniti sono ancora in testa alla classifica. Gli americani milionari sarebbero ben 18,6 milioni, mentre in Cina ce ne sarebbero 4,4 milioni. Pochi, quindi, se si considera che la popolazione cinese adulta conta più di un miliardo di individui. In termini globali, Credit Suisse prevede che la ricchezza – che è aumentata del 2,6% nell’ultimo anno – crescerà di un ulteriore 27% nei prossimi cinque anni. Restano però alcuni caveat all’accuratezza di tali previsioni, che potrebbero variare per via della maggiore volatilità del mercato azionario internazionale e del tasso di cambio prevista in seguito al Brexit. [fonte: Guardian]

La Cina assente all’International Astronautical Congress

Con grande disappunto della platea, Wu Yanhua, vicepresidente della China National Space Administration (CNSA), lunedì scorso non si è presentato al Congresso Astronautico Internazionale (IAC) tenutosi a Washington. Lo IAC è una delle più importanti conferenze internazionali del settore, alla quale ogni anno partecipano le più eminenti autorità governative internazionali e nessuno si aspettava che non si presentasse la Cina, il paese che nel 2018 ha lanciato più missioni in orbita di qualsiasi altra nazione. Tra le speculazioni più accreditate riguardo all’assenza cinese, vi è quella di Jan Woerner, capo dell’Agenzia Spaziale Europea, che ha dichiarato a Quartz che Wu potrebbe aver incontrato problemi nel rilascio del visto per gli Stati Uniti. Al momento, nessun commento è arrivato né dalla parte della CNSA né dal Dipartimento di Stato americano, ma le difficili relazione tra Pechino e Washington potrebbe in parte spiegare il velo di silenzio che avvolge la faccenda. Ad oggi infatti, la legge americana proibisce la cooperazione spaziale ed il trasferimento di tecnologia alla Cina, che per questo motivo si trova ancora esclusa dalla gestione della Stazione Spaziale Internazionale. La Cina potrebbe dunque non aver partecipato al summit aeronautico di Washington per ragioni più ideologiche che burocratiche. Ad alimentare questi sospetti vi è il fatto che la Cina sia stata recentemente presente ad altri eventi organizzati dal IAC in Messico, Germania ed Australia. [fonte: Quartz]

Nella Cina rurale, la carne di cane e di coniglio ritorna sui menù

In seguito all’incredibile aumento dei prezzi della carne suina, molti ristoratori della Cina rurale si sono visti obbligati a proporre ai clienti alternative più economiche, decidendo così di inserire nei loro menù carne di cane e di coniglio. Nelle campagne cinesi, i prezzi della carne di maiale hanno ormai raggiunto cifre da capogiro: 72 yuan (circa 9 euro) per un chilogrammo di carne – più del doppio di quanto costava un anno fa -, un prezzo eccessivo per chi sopravvive con uno stipendio medio di 317 euro al mese. Data la riluttanza dei consumatori a sborsare tali cifre, i supermercati hanno attivato una promozione sul coniglio, vendendolo quasi due euro in meno del solito a 43,6 yuan (5,5 euro) al chilogrammo. Inoltre, la carenza di capi di bestiame in seguito all’epidemia di peste suina ha rinnovato tra i consumatori anche l’interesse per la carne di cane. Considerata un’alternativa ancora più economica al maiale, la carne di cane ha rappresentato per secoli una fonte di nutrimento per le fasce meno abbienti della popolazione rurale, ma la sua consumazione era caduta in disuso con la crescita economica. Per alleviare la crisi e garantire l’approvvigionamento di carne suina, Il governo cinese ha già messo in atto misure di emergenza per aiutare gli allevatori ad espandere la produzione di carne suina e per favorire l’importazione a basso costo. Tuttavia, la domanda è così forte che queste misure da sole non basteranno a colmare il divario tra domanda e offerta, afferma il National Bureau of Statistics, l’equivalente cinese dell’ISTAT. Al contrario, le previsioni affermano che nei prossimi mesi la domanda continuerà a crescere, così come crescerà l’indice dei prezzi al consumo, che a settembre scorso è già aumentato raggiungendo il limite del 3% fissato da Pechino per il 2019. [fonte: SCMP]

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