In Cina e Asia – Caso Peng Shuai: la campionessa riappare in videochiamata con il COI

In Notizie Brevi by Redazione

I titoli di oggi:

  • Caso Peng Shuai: la campionessa riappare in videochiamata con il Comitato Olimpico Internazionale
  • Xi presiede le celebrazioni per i 30 anni del dialogo Cina-Asean
  • Xi Jinping vuole una BRI di alta qualità
  • La Cina verso una “civiltà del cyberspazio”
  • Pechino declassa le relazioni diplomatiche con Vilnius

Peng Shuai, la campionessa cinese di tennis le cui sorti sono al centro di un’intensa preoccupazione internazionale, sarebbe apparsa ad un evento di tennis giovanile tenutosi a Pechino domenica mattina, secondo alcune foto pubblicate online dall’organizzatore dell’evento. Peng è scomparsa all’inizio di questo mese dopo che un post sul suo account Weibo accusava l’ex vicepremier Zhang Gaoli di averla costretta ad intrattenere rapporti sessuali contro la sua volontà.  Le foto mostrano Peng in piedi ai margini delle finali del Fila Kids Junior Tennis Challenger, ospitato da China Open. Il video di Peng all’evento è stato condiviso anche su Twitter da diversi giornalisti dei media statali domenica mattina, ma nessun post è stato pubblicato direttamente dalla tennista. L’apparizione di Peng domenica segue le pressioni esercitate sulle autoriotà cinesi dalla comunità internazionale e dal mondo dello sport a pochi mesi dall’inizio delle Olimpiadi invernali di Pechino. La Women’s Tennis Association, la Casa Bianca e le Nazioni Unite per giorni hanno chiesto il rilascio di informazioni sulla sorte della tennista. L’amministratore delegato della WTA Steve Simon ha affermato che l’Associazione “prenderà in seria considerazione” la possibilità di ritirare i suoi tornei dalla Cina se le richieste non verranno soddisfatte. Le foto non sono state infatti ritenute sufficienti come prova dello stato di salute di Peng, che secondo Simon potrebbe essere stata obbligata a mostrarsi in pubblico contro la sua volontà. Al momento attuale, nessuna spiegazione è arrivata dai media statali cinesi, ma nella tarda serata di ieri il presidente del Comitato Olimpico Internazionale (CIO) Thomas Bach ha tenuto una videochiamata con Peng, in collegamento dalla sua abitazione di Pechino. A Bach si sono uniti il presidente della Commissione degli atleti del CIO, Emma Terho, e il rappresentante del CIO in Cina Li Lingwei. Durante la videochiamata Peng Shuai ha ringraziato il CIO per la sua preoccupazione, ha spiegato che è al sicuro e sta bene, vive nella sua casa a Pechino, ma vorrebbe che la sua privacy fosse rispettata in questo momento.

Xi presiede le celebrazioni per i 30 anni del dialogo Cina-Asean

La Cina non ha pretese egemoniche. E’ il messaggio rassicurante diretto da Xi Jinping ai vicini asiatici in occasione del vertice per i 30 anni del dialogo Cina-Asean, ospitato stamani da Pechino. “La Cina è stata, è e sarà sempre un buon vicino, un buon amico e un buon partner dell’Asean”, ha affermato il presidente cinese in videoconferenza, sottolineando la necessità di combattere le “interferenze” esterne per scongiurare il ritorno a una nuova “guerra fredda“. L’allusione all’ingerenza americana nella regione era stata esplicitata dal ministro degli Esteri Wang Yi in occasione di un evento organizzato sabato dal Foreign Policy Community of Indonesia. Il capo della diplomazia cinese ha mostrato apprezzamento per il tentativo messo in campo dai paesi regionali per definire “una visione indopacifica indipendente”. Il forum di stamattina ha sancito l’elevazione ufficiale delle relazioni tra Pechino e l‘Asean al livello di “partnership comprensiva strategica”. Il gigante asiatico ha quindi anticipato di voler sostenere le economie regionali importando 150 miliardi di prodotti agricoli nei prossimi cinque anni. Sotto il tappeto rimangono però i soliti dossier spinosi: i contenziosi marittimi – finiti nuovamente sotto i riflettori dopo le recenti incursioni muscolari della guardia costiera cinese in prossimità del Second Thomas Shoal – sono stati citati senza giri di parole dal presidente Rodrigo Duterte, che ha espresso “grande preoccupazione”. Il summit è stato inoltre adombrato dall’assordante assenza del Myanmar. Secondo Reuters, negli scorsi giorni la Cina si sarebbe battuta per permettere al generale golpista Min Aung Hlaing di presenziare all’evento, nonostante l’opposizione della maggioranza dei paesi Asean.

La Cina verso una “civiltà del cyberspazio”

Le autorità cinesi hanno lanciato una nuova agenda per approfondire la cooperazione internazionale e lanciare la creazione di una civiltà cinese del cyberspazio. I propositi sono stati discussi alla conferenza “China Cyberspace Civilisation”, tenutasi venerdì scorso a Pechino ed ospitata congiuntamente dall’Ufficio della Commissione centrale per gli affari del cyberspazio, dal governo municipale di Pechino e dalla Commissione centrale di orientamento sulla costruzione della civiltà spirituale. L’evento ha visto la partecipazione di funzionari e studiosi del governo, insieme a rappresentanti di piattaforme tecnologiche e gruppi di netizens, che hanno discusso una serie di argomenti, tra cui regolamentazioni, limiti all’ uso di internet per gli adolescenti, big data e algoritmi. In questa occasione, le autorità hanno inoltre presentato quelli che Pechino definisce i 10 migliori risultati relativi alla “civiltà del cyberspazio”: le linee guida emesse dalla Cyberspace Administration of China (CAC) che obbligano le piattaforme Internet a eliminare e censurare i contenuti “malsani”, una serie di nuove leggi e regolamenti che proteggono la trasmissione dei dati dentro e fuori i confini del paese nonché la legge sulla protezione degli eroi e dei martiri implementata nel 2018.  Tra le novità, anche una”lista bianca” di fornitori di notizie Internet approvati dal CAC che recensisce centinaia di app e account di Weibo e WeChat gestiti direttamente da organi governativi e gruppi di media supervisionati dal Dipartimento centrale di propaganda del Partito Comunista.

La conferenza rappresenta una pietra miliare nella storia del pensiero politico cinese, in quanto sancisce ufficialmente l’allineamento tra la morale e gli obiettivi politici del Comitato Centrale e la a cultura digitale della società cinese contemporanea. Tuttavia, il concetto di “civiltà online” non è nuovo in Cina. La nozione di  网络文明 wǎngluò wénmin è emersa infatti per la prima volta alla fine dell’era Jiang Zemin, intorno al 2001, associata strettamente a principi che hanno più a che fare con il controllo politico che con la morale : il concetto si è poi evoluto sotto Hu Jintao fino a diventare una vera e propria “cultura online con caratteristiche cinesi” (中国特色网络文化 Zhōngguó tèsè wǎngluò wénhuà)secondo la quale la costruzione e il controllo del cyberspazio procedono in tandem, come affermato dall’allora capo della propaganda Liu Yunshan. Con Xi Jinping, “Il discorso sulla civiltà online” , seppur rifacendosi sempre all’imperativo politico della “guida dell’opinione pubblica” ammantato del linguaggio della bontà morale, si iscrive nell’idea più ampia della Cina come “forte potere di Internet” (网络强国 Wǎngluò qiángguó). Rafforzare la civiltà online è diventato dunque per Pechino un compito chiave per accelerare la costruzione di un potere digitale globale, motore della Cina “moderna e socialista”.

Cina: Xi Jinping vuole una BRI di alta qualità

Di alta qualità, sostenibile ed incentrata sulle persone: è così che Xi Jinping ha descritto la Belt and Road Initiative (BRI) del futuro ad una conferenza di alto livello tenutasi a Pechino venerdì scorso. Sullo sfondo dei cambiamenti senza precedenti causati dalla rivoluzione sci-tech e dall’impatto del cambiamento climatico e della pandemia, Xi ha esortato il Paese a mantenere la determinazione strategica e promuovere il consenso politico sulle questioni legate al commercio internazionale, connettività ed integrazione finanziaria. Il leader cinese ha inoltre suggerito di impegnarsi su nuove aree di cooperazione, come il controllo della pandemia, lo sviluppo a basse emissioni di carbonio e l’e-commerce attraverso un piano d’azione per la cooperazione scientifica, tecnologica e dell’innovazione. Nelle ambizioni di Pechino la Belt and Road diventerà dunque uno strumento per rafforzare la cooperazione internazionale sulla protezione della proprietà intellettuale per creare un ambiente “aperto, equo, giusto e non discriminatorio per lo sviluppo scientifico e tecnologico”. Per garantire il raggiungimento degli obiettivi nazionali, Xi Jinping ha sottolineato l’importanza della prevenzione e del controllo dei rischi su tutti i progetti Belt and Road, non solo per proteggere la vita e la salute mentale del personale all’estero, ma anche per lottare contro corruzione transfrontaliera. Il nuovo paradigma di sviluppo della Belt and Road seguirà dunque gli stessi principi che già guidano la crescita nazionale, la cosiddetta dottrina della “doppia circolazione” – 内国际双循环: riorientare l’economia cinese dando la priorità al consumo interno (“circolazione interna”) pur rimanendo aperta al commercio e agli investimenti internazionali (“circolazione esterna”).

Pechino declassa le relazioni diplomatiche con Vilnius

In seguito all’apertura dell’ufficio di rappresentanza di Taipei a Vilnius giovedì scorso, Pechino ha declassato le relazioni diplomatiche con la Lituania. L’ambasciatore sarà ora definito da Pechino come “chargé d’affaires”, un gradino al di sotto dell’ambasciatore. Il ministero degli Esteri della Lithuania ha espresso “rammarico” per la decisione della Cina, affermando che l’accettazione della rappresentanza taiwanese in Lituania è basata su interessi economici. La Lituania, infatti, non riconosce ufficialmente Taiwan e continua a aderire alla politica di Una Sola Cina, ma ha comunque il diritto di ampliare la cooperazione con Taiwan e di accettare e stabilire rappresentanze non diplomatiche per garantire lo sviluppo pratico dei collegamenti e del commercio. Taipei è stata rincuorata dal crescente sostegno internazionale per far fronte alla pressione militare e diplomatica della Cina: Washington ha criticato i tentativi di altri paesi di interferire nelle relazioni della Lituania con Taiwan ed ha firmato con Vilnius un contratto di credito all’esportazione da 813 milioni di dollari attraverso la US Export-Import Bank. Solo 15 paesi hanno relazioni diplomatiche formali con Taiwan ed in molti casi gli uffici di rappresentanza taiwanesi all’estero usano il nome della municipalità di Taipei per evitare fastidi con Pechino.

A cura di Sharopn De Cet; ha collaborato Alessandra Colarizi