In Cina e Asia – Approvata la riforma elettorale di Hong Kong

In Notizie Brevi by Serena Console

Il comitato permanente dell’Assemblea nazionale del popolo (Anp) ha approvato all’unanimità la riforma elettorale di Hong Kong. Introdotto a inizio mese durante la sessione plenaria, il piano di riforma prevede un rigido controllo sulla selezione dei candidati tanto al Consiglio legislativo quanto alla posizione di chief executive. Obiettivo: prevenire l’ingresso degli “elementi antipatriottici” nell’apparato amministrativo. L’opposizione pro-democrazia sembra rientra a pieno titolo nella temuta categoria. Secondo il nuovo sistema, chiunque sia intenzionato ad avanzare la propria candidatura sarà visionato dalla Commissione per la Sicurezza nazionale e l’ufficio della polizia per la difesa della Sicurezza nazionale, due enti creati lo scorso anno in concomitanza con l’introduzione dell’omonima legge. Questa scrematura si aggiunge a un ulteriore screening condotto da un panel di revisori formato appositamente. Ma i cambiamenti più radicali interessano la composizione della Commissione elettorale – a cui spetta la nomina del chief executive – che passerà da 1300 a 1500 membri grazie all’inclusione di delegati dell’Anp e della Conferenza consultiva del popolo, quindi filocinesi. Come se non bastasse, tutti i 117 seggi spettanti ai consiglieri distrettuali (per la maggior parte pro-democrazia) saranno eliminati. Altrettanto invasiva la ristrutturazione del Consiglio legislativo, che passerà da 70 a 90 membri ma solo 20 saranno eletti direttamente dai cittadini rispetto agli attuali 35. Per la prima volta la commissione elettorale sarà chiamata a scegliere 40 legislatori, mentre i collegi elettorali funzionali selezioneranno i restanti 30. La riforma colpisce gli unici organi fino a oggi democraticamente eletti: il parlamento e i consigli distrettuali. L’approvazione delle nuove misure ha coinciso con l’annuncio di una posticipazione di tre mesi delle legislative previste per settembre. [fonte Guardian]

Prima visita di un ambasciatore Usa a Taiwan

Pechino, si sa, non gradisce il rapporto sempre più stretto tra Taipei e Washington. Ma la recente visita a Taiwan di John Hennessey-Niland, ambasciatore degli Stati Uniti a Palau, ha fatto adirare ulteriormente il gigante cinese. Hennessey-Niland, giunto domenica a Taipei a seguito del presidente di Palau, Surangel Whipps, per inaugurare i viaggi tra i due Paesi insulari, è il primo ambasciatore statunitense in carica a visitare l’isola dalla fine delle relazioni diplomatiche tra Stati Uniti e Taipei, 42 anni fa, nel 1979. Pechino, tramite il portavoce del ministero degli esteri Zhao Lijian, ha invitato Washington a non oltrepassare la “linea rossa” per quel che riguarda i rapporti con Taiwan, dal momento che ogni forma di relazione tra Washington e Taipei potrebbe danneggiare i legami Usa-Cina e influenzare la stabilità nello Stretto di Taiwan. Ma dalla parole si è passati ai fatti. Nella giornata di ieri Pechino, per aumentare la pressione sull’isola, ha inviato 10 aerei da guerra nella zona di identificazione della difesa aerea sud-occidentale di Taiwan. Stando alle ricostruzioni di Taipei, alcuni aerei militari cinesi hanno sorvolato il canale di Bashi, che separa Taiwan dalle Filippine. [fonte SCMP]

Gli Usa sospendono gli accordi commerciali con il Myanmar 

La comunità internazionale, indignata per le violenze della giunta militare birmana contro i civili, avanza le prime misure punitive. Gli Usa hanno comunicato la sospensione immediata di tutti gli impegni commerciali con il Myanmar previsti dal ‘Trade and Investment Framework Agreement with Myanmar’ del 2013, fino al ritorno di un governo democraticamente eletto nel paese asiatico. Ma il dissenso è unanime. I capi delle forze armate di dodici paesi, inclusa l’Italia, il Giappone e gli Usa, hanno condannato la violenza in Birmania, dopo un weekend di sangue con il più alto bilancio delle vittime finora registrato in una giornata. Sabato scorso, mentre nella capitale Naypyidaw le autorità hanno celebrato la “Giornata nazionale delle forze armate”, evento che commemora l’avvio della controffensiva militare birmana contro l’esercito giapponese nel 1945, in tutto il paese hanno perso la vita più di cento persone. Alla parata militare hanno partecipato le delegazioni di pochi paesi stranieri, tra cui Cina e Russia, membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. La loro posizione sul tema è però di non ingerenza. Se il Cremlino ha espresso grande preoccupazione per il numero crescente di vittime civili, Pechino ha invece invitato alla moderazione per evitare la degenerazione della crisi e la morte di altre persone. Secondo l’Associazione di assistenza per i prigionieri politici, dall’inizio del golpe sono stati uccisi 500 civili, mentre sono state arrestate più di 2.500 persone, solo 37 delle quali ufficialmente incriminate. Ma il bilancio è più triste per i bambini. L’Unicef denuncia che, in due mesi, almeno 35 minori sono stati uccisi e innumerevoli altri sono rimasti gravemente feriti. Aumenta anche il numero degli sfollati. Migliaia di birmani sono già fuggiti nella vicina Thailandia e il primo ministro thailandese Prayit Chan-o-cha ha dato la sua disponibilità ad accogliere i rifugiati. Domenica, dopo un bombardamento da parte di aerei militari, dallo Stato di Karen sono scappati circa 3mila persone verso la Thailandia. [fonte AFP Guardian]

Un treno per gli atleti sudcoreani e nordcoreani diretto a Pechino

Il ministro dell’unificazione sudcoreano Lee In-young vuole sfruttare le Olimpiadi invernali di Pechino 2022 per segnare un avvicinamento tra Seul e Pyongyang e migliorare, quindi, le relazioni intercoreane. Lee vuole permettere agli atleti sudcoreani di raggiungere la capitale cinese in treno, passando per la Corea del Nord. Il progetto, vecchio di un decennio, dovrà ancora essere approvato. Se riceverà il semaforo verde, il viaggio avrà un itinerario preciso. Il treno partirà dalla stazione di Seul, si dirigerà alla stazione di confine inter-coreana di Dorasan, attraverserà la zona demilitarizzata (DMZ) e si dirigerà verso la capitale della Corea del Nord, Pyongyang. Qui salirà a bordo la delegazione sportiva nordcoreana che incontrerà quella sudcoreana. Il convoglio ferroviario sarà poi diretto a Sinuiju – una città nordcoreana al confine con la Cina – e poi verso Pechino, dove si terranno i giochi olimpici. Secondo l’intenzione di Lee, il viaggio potrebbe creare un “momento molto simbolico” nella storia. Era febbraio del 2018 quando le XXIII Olimpiadi invernali XXIII si sono svolte nella contea di Pyeongchang, nella Corea del Sud. L’evento sportivo è stato invece l’occasione per la storica stretta di mano fra il presidente della Corea del Sud Moon Jae-in e Kim Yo-jong, la sorella più giovane del leader nordcoreano Kim Jong-un. [fonte NKNEWS]

Ha collaborato Alessandra Colarizi

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