Pechino ha annunciato le date del quinto plenum del partito. L’atteso consesso si terrà dal 26 al 29 ottobre e sancirà la fine del processo di formulazione del 14esimo piano quinquennale (2021-2025). Come spiega il Global Times, il prossimo quinquennio “segnerà l’inizio del viaggio della Cina verso la costruzione completa di un paese socialista moderno, ponendo le basi per raggiungere l’obiettivo strategico.” Il rituale quest’anno verrà arricchito dall’annuncio di una strategia “a lungo termine” per il raggiungimento di una “modernizzazione socialista” entro il 2035. Nel corso del prossimo lustro, “qualunque sia la situazione internazionale e nazionale, la Cina diventerà un Paese a reddito medio, ovvero superiore ai 12.700 dollari”, pronostica Lin Yifu della National School of Development dell’Università di Pechino, aggiungendo che il sorpasso sul Pil Usa avverrà entro il 2030. Fonti Reuters danno per probabile un obiettivo di crescita quinquennale più contenuto rispetto al passato, “intorno al 5%”. Quanto basta per aggirare la “trappola del reddito medio”. Ma per gli esperti la portata storica del prossimo piano quinquennale va piuttosto attribuita agli impegni presi in termine di riduzione delle emissioni (vedi sotto). Stando alla Xinhua, durante il meeting di ottobre si procederà anche all’approvazione di nuove regole interne mirate a rafforzare la leadership del Comitato centrale del Pcc. [fonte SCMP, Reuters]
Neutralità carbonica: Pechino prepara una roadmap
A pochi giorni dall’annuncio con cui la Cina ha reso noto di voler raggiungere la neutralità carbonica “prima del 2060”, l’Institute of Energy, Environment and Economy della prestigiosa Tsinghua University – che lavora in tandem con il Ministero dell’Ecologia e dell’Ambiente – domenica ha rilasciato una prima roadmap del piano. Come intuibile, tutto ruota intorno all’incremento delle fonti energetiche pulite. Stando alla tabella di marcia, le emissioni di carbonio dovrebbero raggiungere il picco tra il 2025 e il 2030 e la domanda totale di energia inizierà a diminuire intorno al 2035. L’elettricità prodotta dal carbone dovrebbe così sparire entro il 2050 attraverso una drastica trasformazione del mix energetico. Nel dettaglio, l’utilizzo dei combustibili non fossili rispetto al totale della domanda dovrà passare dal 15% circa dello scorso anno al 20% entro il 2025 al 24% del 2030, poi per poi salire al 62% nel 2050 e all’84% nel 2060. A fare la parte del leone sarà l’energia nucleare, destinata a quadruplicare tra il 2025 e il 2060. Proprio ieri Pechino ha annunciato il completamento di una tecnologia nucleare di terza generazione esemplificata da due reattori CAP 1400 “made In China”, ma realizzati su progettazione americana. Gli investimenti necessari per raggiungere l’obiettivo emissioni zero del 2060 ci si aspetta raggiungeranno i 100 trilioni di yuan (15mila miliardi di dollari) nei prossimi 30 anni. C’è un però. Secondo quanto spiega AFP “nonostante gli impegni per affrancare l’economia dal carbone con gli investimenti più ambiziosi al mondo nelle energie rinnovabili, il consumo di carbone della Cina è aumentato nuovamente a giugno di quest’anno, avvicinandosi ai livelli massimi del 2013. Ciò è dovuto in parte alle incertezze geopolitiche nella penisola saudita, il principale fornitore di petrolio della Cina.”
La Cina scavalca gli Usa per numero di robot industriali
La Cina ha superato gli Stati Uniti per numero di robot industriali. Lo rivela il report World Robotics, secondo il quale lo scorso anno il numero di robot impiegati nelle fabbriche cinese è aumentato del 21% pari a 140.500 unità, tanto che ormai si stima detenga un terzo delle scorte a livello mondiale. In confronto gli States, con appena 33.000 nuovi robot, si posizionano quarti dopo Giappone e Corea del Sud. I primi cinque paesi della lista detengono quasi i due terzi del mercato globale. Nonostante i numeri, però le notizie per la Cina potrebbero essere meno entusiasmanti di quanto sembri. Stando allo studio, infatti, il 71% dei nuovi robot è stato acquistato da fornitori stranieri. Un dato che dimostra ancora la forte dipendenza dalla tecnologia d’importazione. Al contempo, secondo un’inchiesta di Sixth Tone, le ripercussioni dell’automazione sul mercato del lavoro sarebbero già tangibili. Nella provincia del Guangdong, le macchine hanno sostituito anche la manodopera qualificata, costringendo molti ad accettare lavori manuali e stipendi più bassi. [fonte Sixth Tone, Bloomberg]
Isole contese: gli Usa pianificano un attacco con droni?
Negli ultimi mesi, nel mezzo delle tensioni tra Pechino e Washington, l’attivismo delle navi americane nel Mar cinese meridionale ha fatto paventare l’inizio di una guerra tra le due superpotenze. Nuovi sviluppi sembrano invece indicare che, se mai ci sarà, un attacco potrebbe arrivare via aerea. La rivista US Air Force ha riferito che il velivolo MQ-9 Reaper – lo stesso dispiegato per uccidere il generale iraniano Soleimani – ha recentemente preso parte alle prime esercitazioni di addestramento tattico con droni dell’aeronautica americana nell’Oceano Pacifico. Come fa notare il Global Times, “ciò che colpisce particolarmente è la presenza sulle uniformi degli aviatori di toppe raffiguranti i droni sovrapposti a una mappa della Cina”. Non sorprende che l’esercito abbia nemici immaginari nel suo addestramento quotidiano. […] Ma questa è una provocazione estremamente arrogante.” Secondo il quotidiano cinese, l’ultima volta in cui l’aeronautica americana ha raffigurato un paese sulle divise risale alla guerra del Vietnam. Citando indiscrezioni su un possibile attacco contro le isole Nansha (aka Spratly), il giornale allude alla possibilità che l’amministrazione Trump opti per “rafforzare la propria campagna elettorale provocando una crisi militare.” [fonte GT, SCMP]
Taiwan prima al mondo per occupazione
L’invidiabile gestione dell’emergenza epidemica sembra premiare Taiwan non solo in termini di prestigio. Secondo una recente ricerca di ManpowerGroup, effettuata su un campione di 43 paesi, “l’isola che non c’è” vanta uno dei mercati del lavoro più dinamici del mondo, il migliore in assoluto nell’ultimo mese. I dati dimostrano che, tra ottobre e dicembre, il 23% delle aziende taiwanesi, su un totale di 1.094 intervistate, è pronto ad assumere nuovo personale. Il settore tecnologico è tra i più promettenti con il colosso dei chip Tsmc pronto a reclutare 8mila persone entro la fine dell’anno. Stando alle stime ufficiali, ad agosto i disoccupati sono stati il 4% della forza lavoro, di poco superiore al livello di un anno prima (3,9%). Grazie ai fondi pubblici stanziati per progetti ambientali e per le reti di comunicazione, il settore delle costruzioni ha ; il turismo interno ha visto un’impennata, dovuta in parte ai voucher emessi dal governo. Proprio portando ad esempio i successi di Taiwan, uno studio pubblicato dalla Oxford Martin School smentisce l’idea – prevalente in molti Paesi – che i governi debbono scegliere se proteggere la salute dei cittadini o l’economia nella loro risposta alla crisi pandemica. [fonte SCMP, Asia News]
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Classe ’84, romana doc. Direttrice editoriale di China Files. Nel 2010 si laurea con lode in lingua e cultura cinese presso la facoltà di Studi Orientali (La Sapienza). Appena terminati gli studi tra Roma e Pechino, comincia a muovere i primi passi nel giornalismo presso le redazioni di Agi e Xinhua. Oggi scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra le quali Il Fatto Quotidiano, Milano Finanza e il Messaggero. Ha realizzato diversi reportage dall’Asia Centrale, dove ha effettuato ricerche sul progetto Belt and Road Initiative. È autrice di Africa rossa: il modello cinese e il continente del futuro.