In Cina e Asia – A Shenzhen una frana grande come 60 campi di calcio

In by Gabriele Battaglia

Il premier Li Keqiang ha ordinato l’apertura di indagini sulle responsabilità per la rana di Shenzhen, mentre il bilancio dei dispersi scende a 85. Condanna di tre anni (sospesa) per l’avvocato per i diritti umani Pu Zheqiang. Lo Zimbabwe ha intenzione di adottare il renminbi come valuta di scambio sul proprio territorio, dopo che Pechino ha promesso di cancellare 40 miliardi di debito. In India condannati a morte sette stupratori nello stato dell’Haryana, mentre il Nepal prova a risolvere l’embargo non ufficiale dell’India, che dura ormai da quattro mesi, accettando di valutare alcune proposte della minoranza Madhesi. La nostra rassegna del mattino.Aperte le indagini sulle responsabilità della frana di Shenzhen

Il premier Li Keqiang ha ordinato l’apertura di indagini per stabilire le responsabilità per la frana che domenica notte ha distrutto 33 edifici di un complesso industriale a Shenzhen, nella Cina meridionale. Il bilancio delle vittime, aggiornato a martedì, secondo l’agenzia governativa Xinhua sarebbe fermo a 85 dispersi.

Le possibilità di trovare ancora sopravvissuti, a due giorni dal crollo di una montagna di materiale di scarto alta quanto un palazzo di 20 piani, sono ormai infinitesimali. Secondo i funzionari locali e i vigili del fuoco, la frana si è estesa per 380 kmq («come 60 campi da calcio») e in alcuni punti la fanghiglia mista ad acqua è alta dieci metri.


L’avvocato per i diritti umani Pu Zhiqiang condannato a tre anni con pena sospesa

Tre anni con la sospensione della pena. È decisamente più blanda di quanto si temesse, la pena comminata da un tribunale di Pechino a Pu Zhiqiang, l’avvocato per i diritti umani riconosciuto colpevole di incitamento dell’odio etnico e disturbo dell’ordine pubblico.

Il massimo previsto era di 8 anni, Pu verrà invece con ogni probabilità rilasciato presto affinché sconti il resto della condanna ai domiciliari, visto che ha già trascorso 19 mesi in galera.

Sotto accusa c’erano sette post pubblicati dall’avvocato su Weibo, il più frequentato social network cinese, tra il 2011 e il 2014. Erano messaggi sarcastici e critici contro le autorità cinesi e singoli politici, che toccavano anche il tema dei conflitti etnici a bassa intensità in Xinjiang e in Tibet.

Lo Zimbabwe vuole adottare la valuta cinese sul proprio territorio

La decisione è arrivata in seguito all’impegno della Cina ad azzerare una parte (40 miliardi di dollari) del debito che il paese africano ha contratto con Pechino, tra i principali investitori e partner commerciali dello Zimbabwe.

L’adozione dello yuan per le transazioni di mercato dovrebbe incentivare i rapporti commerciali tra lo Zimbabwe e la Cina, frutto della politica adottata dal controverso presidente Mugabe dopo l’isolamento imposto dai paesi occidentali a causa delle violazioni di diritti umani nel paese.
Lo Zimbabwe ha abbandonato l’uso del proprio dollaro dal 2009, quando la valuta subì una svalutazione record di 500 miliardi per cento.

Le banche centrali di Zimbabwe e Cina sono in contatto per fissare i termini dell’introduzione del renminbi nel mercato dello Zimbabwe e, secondo le previsioni, la circolazione dello yuan (che andrebbe a competere, in Zimbabwe, col dollaro statunitense) potrebbe diventare realtà già nel 2016.

La prima causa per i matrimoni omosessuali in Cina

Un uomo residente nella provincia dello Hunan ha citato in causa il governo locale accusandolo di discriminazione dopo che la propria richiesta di sposare il proprio fidanzato era stata negata dalle autorità poichè «la legge dice che si possono sposare solo un uomo e una donna».

L’uomo, nella causa depositata presso il tribunale del distretto di Furong, sostiene invece che i termini precisi della legge siano «marito e moglie»: termini che, secondo l’uomo, possono essere interpretabili estensivamente come applicabili anche a coppie omosessuali, poiché «la legge non è discriminatoria».

La corte di Furong, attenendosi alle direttive della Corte suprema, dovrà decidere se accettare il caso entro una settimana.


Sette condanne a morte per lo stupro e omicidio di una cittadina nepalese, in India

La sentenza è arrivata nella giornata di ieri, mentre montava la polemica circa la liberazione dello stupratore minorenne del «Delhi Gangrape» del 2012, arrivata domenica per la scadenza dei termini della reclusione per un condannato minorenne, pari a tre anni secondo la legge indiana.

Un giudice donna ha condannato in primo grado alla pena di morte 7 dei 9 responsabili della violenza di gruppo e omicidio di una ragazza nepalese nello stato dell’Haryana avvenuta lo scorso febbraio. Il corpo della ragazza, che aveva 28 anni, è stato trovato in un campo tre giorni dopo la violenza di gruppo e descritto dal medico legale che ha operato l’autopsia come «il caso più orripilante che abbia mai visto in 29 anni di carriera».

Oltre ai sette condannati c’è un minorenne, che attende giudizio del tribunale dei minori, mentre un ottavo uomo si è suicidato poco dopo l’arresto nel febbraio scorso.

Il governo nepalese accetta di ridiscutere la divisione delle province del sud

L’esecutivo di Kathmandu ha deciso di aprire un processo di abrogazione della costituzione che permetta una revisione della suddivisione territoriale per le province meridionali, al confine con l’India.

Le polemiche intorno alla frammentazione della regione del Terai, abitata in gran parte da nepalesi di etnia Madhesi, dal settembre scorso hanno portato a un embargo non ufficiale di benzina, gas e beni di consumo esteso dall’India al Nepal, a sostegno delle proteste dei partiti Madhesi. L’embargo, che dura ormai da quattro mesi, ha messo in ginocchio il paese già colpito ad aprile da un terremoto da 7,9 sulla scala Richter.

[Foto credit: qz.com]