Il ritorno di Ai Weiwei

In by Simone

[In collaborazione con AGICHINA24] Dopo un mese di silenzio Ai Weiwei torna ad animare la rete cinese, tra foto scherzose ad appelli per la liberazione di altri dissidenti.

Pornomane, sospetto evasore di tasse ed agita folle. Questi alcuni degli epiteti coi quali Ai Weiwei si descrive nel suo profilo di Google+, il nuovo social network targato Mountain View.
Dal 25 luglio ad oggi Ai ha pubblicato solo due post telegrafici: “Sono arrivato, salve” e un autoscatto dall’alto al basso, occhi fissi nell’obiettivo.
In poco più di due settimane si sono iscritti alla sua pagina personale quasi 17000 utenti, non pochi considerando che Google+ in Cina è stato immediatamente censurato ed Ai Weiwei comunica col mondo esterno usando esclusivamente il mandarino.
Sparito il 3 aprile mentre tentava di imbarcarsi su un volo per Hong Kong da Pechino, l’architetto è stato liberato il 22 giugno in circostanze controverse. Molti osservatori sostengono che la pressione internazionale abbia contribuito alla rinnovata semi-libertà di Ai, ma sembra molto più realistico immaginare un accordo di massima tra le autorità di Pechino e l’artista di fama internazionale: tornare a casa in cambio del silenzio.
Un silenzio che Ai Weiwei sembra non aver intenzione di rispettare alla lettera.
In un’intervista rilasciata all’Apple Daily il 2 agosto il dissidente ha parlato per la prima volta del suo periodo agli arresti: “Ho perso la connessione col resto del mondo esterno e mi sono ritrovato immerso nell’oscurità. Avevo paura che la mia esistenza potesse appassire in silenzio; nessuno sapeva dove mi trovassi e nessuno l’avrebbe mai saputo. Mi sentivo come un piccolo germoglio di soia che, caduto in terra, rotola in un angolino. Non potendo emettere nessun suono, è destinato ad essere dimenticato”.
I carcerieri lo svegliavano ogni mattina alle 6:30 per poi essere interrogato da due ufficiali dai “metodi informali”.
Il quotidiano di Hong Kong specifica che in 81 giorni di prigionia, Ai Weiwei sarebbe stato interrogato 52 volte.
Dichiarazioni vaghe e oggettivamente non pericolose per la reputazione del Partito comunista cinese, non aggiungendo alcun dettaglio rispetto ai metodi ormai noti della polizia segreta governativa quando ha a che fare con le voci dissonanti della società civile cinese.
Ai Weiwei non ha però mancato di rallegrarsi, dicendosi “rassicurato e lieto”, per la risposta dei netizen al disastro ferroviario di Wenzhou. Come solito, senza nessuna guida carismatica riconosciuta unanimemente – e con un personaggio del calibro di Ai Weiwei costretto a mantenere un basso profilo – la comunità della rete cinese non si è lasciata intimidire dalla recente sequela di arresti politici dei “gelsomini”, denunciando puntualmente le responsabilità del governo,la gestione lacunosa dei soccorsi post-incidente, la polemica sul risarcimento per le famiglie in lutto e le menzogne della conferenza stampa di Wen Jiabao.
Una prova di maturità per il dissenso eterogeneo cinese che sicuramente ha spronato Ai Weiwei ad un progressivo ritorno ad esporsi in pubblico.
La parabola è evidente nella sequenza di messaggi postati su Twitter. Prima un aggiornamento sul suo pesoforma corredato da una foto scattata sulla bilancia: la freccetta ferma sui 97 kg, “10 ravioli al vapore, ho ripreso 3 chili”.
In mattinata l’asticella viene portata ad un nuovo livello critico: “Chi non parla a favore di Wang Lihong e Ran Yunfei [due attivisti ancora rinchiusi dalla polizia segreta] non solo non è favorevole a una giustizia imparziale ma non ha nemmeno alcun rispetto per se stesso”.
Nonostante tutto, Ai Weiwei è tornato. 

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