I leader dei Paesi che compongono la Sco riuniti per trovare strategie congiunte e pensare al futuro. Tra sicurezza, Siria, Iran, Afghanistan e accordi commerciali: specie tra Russia e Cina (ma non sul gas). Si sta svolgendo i questi giorni l’incontro annuale dei leader della Shanghai Cooperation Organization (SCO). Durante il meeting i leader dei Paesi che fanno parte dell’organizzazione hanno parlato di sicurezza, questioni internazionali e sviluppo comune. E’ anche arrivato un netto no alle preoccupazioni occidentali per gli sviluppi futuri dell’organizzazione, compreso un interesse crescente della Cina per la situazione afgana.
La SCO è stata fondata nel giugno del 2001. Ne fanno parte la Cina, la Russia, il Kazakistan, il Turkmenistan, il Kyrgyzstan e il Tagikistan. Il suo obiettivo – formale – è quello di mantenere delle relazioni di buon vicinato, incoraggiare la cooperazione nei settori scientifico, dei trasporti, della cultura e del turismo.
E ancora: mantenere la stabilità nella regione e raggiungere un “nuovo, democratico e giusto ordine politico ed economico a livello internazionale” (così recita il sito dell’organizzazione). Fin dalla sua creazione molti analisti hanno intravisto nella SCO l’embrione di una NATO centro asiatica, pilotata dal Pechino e Mosca. Finora, però, sono mancati i presupposti perché ciò avvenisse e l’Organizzazione è rimasta un gruppo dedito ad accordi commerciali e all’antiterrorismo, piaga endemica dell’Asia centrale.
Il China Daily ha riportato oggi 7 giugno che il summit “si è concentrato sul consolidamento dell’unità e sulla pianificazione della direzione [futura]. Il commercio, la sicurezza alimentare ed energetica sono stati identificati come settori chiave e nuovi modelli per i finanziamenti sono stati presi in considerazione”. Hu Jintao, Presidente della Repubblica popolare cinese, ha sottolineato l’importanza della sicurezza regionale e ha dichiarato che la SCO avrà un ruolo maggiore nella ricostruzione in Afghanistan.
Secondo quanto è stato riportato dalla stampa locale, durante l’incontro “verrà ratificato un programma per combattere il terrorismo, il separatismo e l’estremismo per il periodo che va dal 2013 al 2015.”
È stato lo stesso presidente Hu Jintao, in un’intervista al Quotidiano del popolo, a spiegare come i trasporti occupino un posto speciale nella lista dei progetti futuri. “Stiamo discutendo la possibile firma degli accordi sulle vie di comunicazione internazionali e sui trasporti. Questo darà una spinta alla rete stradale regionale, al trasporto di beni di consumo e rafforzerà l’economia della regione” ha detto Hu.
Simili le parole di Wang Qishan, vice premier cinese, secondo il quale i membri potrebbero “accelerare la costruzione delle infrastrutture nella regione, accrescere la cooperazione nei settori dell’energia e dell’estrazione mineraria ed espandere quella nell’agricoltura, nel manifatturiero, nel settore dell’alta tecnologia e nel turismo”.
Non è mancato un attacco all’Occidente, accusato di coltivare una mentalità “da guerra fredda”. Il Global Times ha infatti scritto che “i media occidentali sono pieni di commenti sul confronto fra la SCO e gli Stati Uniti e la NATO. [..] Questo riflette una mentalità da guerra fredda e una ristrettezza di vedute.”
Il quotidiano – su posizioni nazionaliste – ha anche aggiunto che le élite americane dimostrano una “fragilità egemonica” e che per loro “tutto sembra una sfida”.
Lo stesso articolo si chiede se “forse l’idea della politica delle grandi potenze vecchio stile che si scontrano nel corso della storia non sia un concetto così radicato da rendere eresia tutti i concetti che non portino ad un conflitto inevitabile.”
E ha concluso osservando come l’identificare nella SCO un potenziale pericolo giochi a favore del Patto Atlantico: “la NATO si trova in una situazione imbarazzante. Rischia l’estinzione se non riesce a dimostrare i suoi meriti. Ma potrebbe essere contestata se agisse d’impulso. In ogni caso, può porre l’accento sulla sua importanza rappresentando la SCO come un nemico”.
* Michele Penna è nato il 27 novembre 1987. Nel 2009 si laurea in Scienze della Comunicazione e delle Relazioni Istituzionali con una tesi sulle riforme economiche nella Cina degli anni ‘80-’90. L’anno seguente si trasferisce a Pechino dove studia lingua cinese e frequenta un master in relazioni internazionali presso l’Università di Pechino. Collabora con Il Caffè Geopolitico, per il quale scrive di politica asiatica