I traffichini di Pechino

In by Simone

«Ho sentito che vendi DVD pirata». «Non è che li vendo». Dunhuang iniziò a sentirsi agitato. «Do una mano a un amico, una cosa provvisoria». Ecco un venditore di dvd pirata in attesa della grande svolta. Una storia esemplare dalla nuova Cina nel volume recentemente pubblicato da Sellerio, Correndo attraverso Pechino (leggi uno stralcio qui). Un ritratto dei cambiamenti cinesi, visti dai protagonisti. Qual­che anno fa a Pechino c’era un cinese, il signor X, cono­sciuto da quasi tutta la comu­nità stra­niera. All’epoca – come oggi – i lao­wai, gli stra­nieri, ave­vano perio­di­ca­mente un pro­blema: tro­vare una solu­zione per otte­nere un visto. X. rispon­deva in pieno a que­sta neces­sità: arri­vava in ogni luogo, por­tava i docu­menti, pren­deva i pas­sa­porti (e i soldi) e una set­ti­mana dopo tor­nava con il visto. «Serve altro», chie­deva alla fine della con­se­gna. Di solito la rispo­sta era un secco no.

Poi l’ufficio immi­gra­zione cinese ha com­pli­cato le cose: non ser­vi­vano solo un docu­mento, una firma e due foto. Ha comin­ciato a chie­dere let­tere di invito, tim­bri, e le foto, come al solito, ma con una novità: dove­vano essere su sfondo azzurro. X., il nome fit­ti­zio del nostro Mr Wolf cinese, arri­vava in casa dello stra­niero, si sedeva e di solito si accon­ten­tava di un bic­chiere d’acqua calda. Una volta accettò anche una birra, un’altra incon­trò diverse per­sone in un risto­rante e accettò di buon grado la cena (una huo­guo, la pignatta mon­gola). Si rilas­sava e poco dopo faceva uscire dalla sua ven­ti­quat­trore un po’ strac­ciata alcuni fogli, fir­mati con tim­bri e con­tro tim­bri e tirava fuori un car­tone azzurro.

Lo appen­deva al muro, chie­deva di met­tersi in posa e scat­tava la foto. Poi, per dimo­strare quanto fosse famoso tra gli stra­nieri, mostrava le imma­gini di tutti quelli che aveva in pre­ce­denza aiu­tato a fare il visto, alla fac­cia della privacy. Per­so­naggi di que­sto tipo in Cina ce ne sono molti: come ad esem­pio quelli che, appena entrato in banca per cam­biare i soldi, ti pro­pon­gono un cam­bio più van­tag­gioso, in nero. Sono i cinesi che vivono di espe­dienti e che molto spesso sono arre­stati per le loro atti­vità.

Si muo­vono in tutte le grey zone, come dicono in Cina, con­sen­tite: docu­menti falsi, dvd, taxi abu­sivi, car­retti per tra­sporti, baga­rini di qual­siasi genere. È una parte curiosa e tipica della nuova Cina. Espri­mono la con­trad­di­zione di una città come Pechino – e non solo — che diventa sem­pre più invi­vi­bile, sem­pre più giun­gla sociale, sem­pre più cara. Il per­so­nag­gio prin­ci­pale del bel romanzo di Xu Zechen Cor­rendo attra­verso Pechino (Sel­le­rio, euro 15) rap­pre­senta in pieno que­sta nuova cate­go­ria di per­sone in Cina: arruf­foni, sem­pre alla ricerca della solu­zione della vita, ben sapendo che la pro­pria rete di gua­nxi, il pro­prio net­work rela­zio­nale, li con­dan­nerà per sem­pre ad una vita peri­fe­rica, rispetto a dove si muove e agi­sce il potere, ovvero i soldi, la ric­chezza, l’agiatezza.

Il pro­ta­go­ni­sta del libro — Dun­huang – più roman­tico e con una verve intel­let­tuale deci­sa­mente più alta del traf­fi­chino cinese comune — esce dal car­cere, dopo essere incap­pato in un con­trollo della poli­zia, a seguito delle sue atti­vità ine­renti alla pro­du­zione di docu­menti falsi. Non viene spe­ci­fi­cato l’anno in cui è ambien­tata la sto­ria, ma si può pre­sup­porre che sia prima le Olim­piadi pechi­nesi del 2008, tra il 2000 e il 2006. Per­ché una volta uscito di car­cere, il pro­ta­go­ni­sta trova nella ven­dita di divd pirata la solu­zione eco­no­mica della sua vita. Oggi ci sono tanti negozi che ven­dono que­sti pro­dotti. Un tempo la strada era deci­sa­mente il modo più dif­fuso per que­sto tipo di com­mer­cio. Comin­cia­vano ad arri­vare anche in Cina le serie tv e i primi film occi­den­tali, pre­ce­den­te­mente vie­tati nel paese.

Dun­huang, ha un bel giro, ritrova la fidan­zata, o pre­sunta tale, del suo ex com­pa­gno di scor­re­rie nel mondo dei docu­menti falsi e ogni giorno deve inven­tarsi un modo per tirare avanti: tro­vare una casa eco­no­mica, un pranzo. Inventa solu­zioni, anche crea­tive, e cerca l’occasione che gli cam­bierà l’esistenza. C’è un dia­logo in que­sto libro spas­soso e reale, per chi ha vis­suto a Pechino, che esprime benis­simo il cam­bio di para­digma della società cinese, attra­verso il rove­scia­mento del signi­fi­cato della parola «borghese». Avviene durante un pranzo di Dun­huang con un amico. Quest’ultimo ha appena aperto un nego­zio di dvd (che sul retro però ha le copie pirata che for­ni­sce agli ambu­lanti come Dun­huang). Il tipo è ambi­zioso e parla in modo nega­tivo di chi non ha la voglia di fare i soldi, di sfon­dare, di svol­tare.

Que­ste per­sone — nel corso della con­ver­sa­zione — sono defi­niti spre­gia­ti­va­mente «bor­ghesi», ovvero «senza palle, senza ambi­zioni». Avviene dun­que un rove­scia­mento del signi­fi­cato della parola: il bor­ghese, un tempo con­si­de­rato nega­tivo per­ché con­tro­ri­vo­lu­zio­na­rio, oggi è eti­chet­tato in modo nega­tivo, per­ché pusil­la­nime, poco corag­gioso, rispetto al pro­le­ta­rio, ovvero colui che nella nuova Cina cerca la ric­chezza, in modo spu­do­rato. È un breve dia­logo del libro di Cor­rendo attra­verso Pechino, che dice molto di più di tanti libri pub­bli­cati, anche in Ita­lia, di pseudo feno­meni let­te­rari che rap­pre­sen­tano in realtà ben poco la straor­di­na­ria vita­lità – e durezza – dell’attuale potenza asiatica.

[Scritto per il manifesto]