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“I terrestri” di Murata Sayaka

In Asia Orientale, Cultura by Redazione

I terrestri, edito nel 2021 da Edizioni E/O nella traduzione di Gianluca Coci, rappresenta l’ultima fatica di Murata Sayaka, scrittrice giapponese nata nel 1979 nella prefettura di Chiba. Fra le tematiche più care all’autrice si segnalano la contrapposizione tra il conformismo che la società impone e l’anti-conformismo del singolo e la critica al ruolo che la donna deve assumere all’interno della comunità giapponese

I terrestri, edito nel 2021 da Edizioni E/O nella traduzione di Gianluca Coci, rappresenta l’ultima fatica di Murata Sayaka, scrittrice giapponese nata nel 1979 nella prefettura di Chiba. Murata raggiunge il successo nel 2016 con La ragazza del convenience store, romanzo fortemente ispirato alla sua esperienza lavorativa all’interno di un kombini. Grazie a quest’opera viene insignita del premio Akutagawa, il riconoscimento letterario più prestigioso del Giappone, che le permette successivamente di farsi conoscere anche all’estero.                   

Fra le tematiche più care all’autrice si segnalano la contrapposizione tra il conformismo che la società impone e l’anti-conformismo del singolo; la critica al ruolo che la donna deve assumere all’interno della comunità giapponese, vittima quest’ultima di una visione di stampo patriarcale che prescrive matrimonio, gravidanza e sottomissione al marito come unici scopi possibili della sua vita; la sessualità e il suo rifiuto, inteso come segno di protesta verso la società di cui fa parte, tanto nei personaggi femminili quanto quelli maschili.

Le eroine tratteggiate da Murata Sayaka sono spesso viste come ribelli dai personaggi che le attorniano, sempre pronte a non piegarsi ai dettami del sistema e caparbie nel perseguire le loro idee, pur senza imporle ad altri. Ed è proprio qui che emerge con nettezza la differenza, sostanziale, che Murata vuole sottolineare ai suoi lettori: le scelte sono e devono essere sempre personali, giuste o sbagliate che siano; la libertà del singolo, pur andando contro il sentire comune, ha una validità maggiore rispetto alle opzioni che il dato contesto sociale offre. E per distinguersi maggiormente dalla massa, la persona che ha compiuto una scelta diversa non deve obbligare altri individui a seguirla ma anzi, se possibile spiegarne le motivazioni, offrendo a chi l’ascolta la possibilità di condividere spontaneamente la propria visione, differentemente dalla società, che forza l’Altro a incasellarsi nelle sue costrizioni.

Ne I terrestri è la società stessa a incarnare la figura dell’antagonista, mostrando tutta la crudeltà di cui il sistema è capace: Natsuki, protagonista principale, non trovando protezione da chi dovrebbe tutelarla dai pericoli del mondo esterno, si rinchiude in sé stessa e, quasi fosse assuefatta dalla sua fantasia, delega al suo peluche Pyūt il ruolo di protettore, elevandolo a figura salvifica. Inoltre costruisce una storia attorno alla sua figura per dargli più credibilità, se di credibilità si può parlare: egli è un alieno che proviene dal pianeta Pohapipinpobopia in missione sulla Terra per salvarla da una grande minaccia e successivamente svelerà che anche lei stessa è un’aliena.

Natsuki quindi esorcizza così i suoi timori verso un sistema che sembra condannare con fermezza ogni “sbandata” da parte dei suoi componenti, inventandosi un mondo altro in cui essere accolta senza pregiudizi. D’altronde la sua stessa famiglia, in particolare sua madre, la ostracizza considerandola spazzatura per via dei suoi comportamenti atipici, colpevolizzandola di non fare abbastanza per inserirsi nella società, spesso picchiandola violentemente. Questo loro posizione si reitera anche quando la bambina confida che il professore Igasaki ha degli atteggiamenti “strani” nei suoi confronti, venendo tacciata di essere una bugiarda.  Non sorprende quindi che Natsuki eriga un muro fra lei e tutto il resto.

Nonostante ciò le sue fantasie si proiettano comunque sul mondo reale: Pyūt incarna la voce della sua coscienza, specie in momenti di pericolo, al punto di spingerla ad assassinare Igasaki che tanto ha abusato di lei, in un momento allucinatorio in cui agli occhi di Natsuki l’uomo le appare come una strega cattiva. Però, sebbene Igasaki sia stato eliminato fisicamente, lui che più di tutti personificava il marcio della società, Natsuki si ritroverà intrappolata nei suoi convincimenti fino all’età adulta, considerandosi sempre aliena rispetto agli altri e combattendo strenuamente le imposizioni della società. Nello scorrere del romanzo, ciò la porterà a tranciare di netto ogni legame con quest’ultima, portandola a spezzare alcuni tabù su cui si fonda il nostro vivere comune.

Oltre alla visione della società come un coacervo di pregiudizi e pericoli da accettare forzatamente o, eventualmente, da cui fuggire, altra grande tematica de I terrestri è l’infrazione dei tabù. Attraverso gesti di ribellione Natsuki compie un percorso di liberazione dalla sua essenza umana. Il primo e più innocente, dal punto di vista proprio della protagonista, in quel momento tredicenne, è il matrimonio segreto con il cugino coetaneo Yuu. In Giappone il matrimonio tra cugini di primo grado è legale, sebbene la funzione non sia consentita in senso generale, come previsto dal codice civile, fra persone con un’età inferiore ai 18 anni per gli uomini e di 16 anni per le donne. Quindi, nonostante resti
una cosa riservata tra loro, è di fatto un’azione illegale.

Le motivazioni della relazione risiedono nel fatto che anche Yuu, esattamente come la sua parente, si
considera un alieno in attesa che qualcuno della sua specie lo venga a salvare; conseguentemente Natsuki lo percepisce come l’unica persona in quel mondo a poterla proteggere (assieme a Pyūt, ovviamente) dai pericoli che la società attorno a loro comporta. I due, però, si spingono oltre e per rimarcare il loro legame con più convinzione intrattengono un rapporto sessuale nel cimitero di famiglia. Saranno scoperti poi dai propri familiari e perciò subito divisi. Ma Natsuki, dotata di una diversa categoria di pensiero, esprime tutta la sua perplessità ai propri genitori:

<<Io e Yuu ci vogliamo bene e abbiamo fatto l’amore… Che cosa c’è di male? >>
<<C’è che siete solo due ragazzini! >>
<<E perché due ragazzini non dovrebbero fare sesso? In giro è pieno di adulti che vogliono fare sesso con i bambini, perciò non ci vedo niente di sbagliato se anche due ragazzini come me e Yuu decidono di farlo>>

L’atto, in virtù della loro giovane età, rappresenta qualcosa di così scabroso al punto da far deragliare i
rapporti dell’intera famiglia. L’onore è stato infangato. La reputazione persa. Per sempre.
Con questo gesto, Natsuki inizia il suo percorso di contrasto attivo al sistema, scegliendo consapevolmente e in modo totalmente libero le sue azioni, tanto da bambina quanto da adulta: dall’asessualità al finto matrimonio (questa volta legale) con Tomoomi, e via via sempre più drastica, trovandosi coinvolta in una spirale di eventi maggiormente disturbanti pagina dopo pagina. E soprattutto non più sola, ma con qualcuno che ha deciso senza imposizioni di condividere la sua visione delle cose.

Murata attraverso la protagonista accompagna il lettore in una storia di formazione ed emancipazione da
un mondo che non è in grado di ammettere le differenze dei singoli, sacrificate sull’altare della comunità.
Narra della difficoltà di trovare il proprio posto all’interno di un contesto ostile e solo mediante la volontà di andare oltre alle colonne fondative della società terrestre è possibile diventare alieni.
 

Di Marco Cerutti*

*Nato a Domodossola nel 1997 e studente di lingua e letteratura giapponese presso l’università di Torino.  Lettore incallito e grande appassionato di Storia, intraprende la via del giornalismo dopo aver letto In Asia di Tiziano Terzani.