I diari di Bollophur – Fenomenologia dei bengali mistri

In by Simone

Siamo ufficialmente abitanti del villaggio di Bollophur, periferia di Santiniketan, periferia di Bolpur, a tre ore da Calcutta, Bengala Occidentale. Da oggi, questi saranno i nostri diari.
Il fatto di arrivare in un villaggio circondato dal nulla fuorché vegetazione in una casa composta di quattro mura prive di porte e finestre richiede l’inevitabile e stretto contatto con una categoria umana degna di approfondita analisi: i bengali mistri.
Anni e anni di studio della lingua bengali non mi sono serviti a trovare una corretta traduzione letterale del mestiere del mistri. Il mistri è ineffabile quanto inaffidabile.

Mistri è un mestiere trasversale, applicabile più o meno a chiunque abbia a che fare con un lavoro manuale nel campo delle costruzioni e delle riparazioni. C’è il mistri del legno, che sarebbe il falegname. Il mistri dell’elettricità, ovvero l’elettricista. Il mistri del garage, anche detto meccanico.
Non mi risulta esistano mistri dei denti detti dentisti o mistri del sesso detti travestiti, ma a parte queste dubbie potenziali accezioni il termine mistri gode di ampia flessibilità. Tant’è che quando cerco di spiegare ai bengalesi il mestiere di mia madre, che fa l’architetto, al principio azzardo una sopravvalutazione dell’interlocutore ed esordisco con il traducente inglese: "Amar ma architect". Gli occhi dell’interlocutore strabuzzano e io mi lancio in stravaganti perifrasi in bengali in cui descrivo il mestiere di chi concepisce pianifica e disegna abitazioni.
Al che l’interlocutore bengalese rilassa la spremitura di meningi e con un sospiro di sollievo ribatte: "Ah, allora tua madre è mistri!" E io non rispondo che sì, ha ottenuto dopo faticosi studi al politecnico l’agognato titolo di mistri, ma sorrido e oscillo a destra e a sinistra la testa con sguardo vacuo, ciò che nel linguaggio del corpo indiano traduce un "bella per te".

Il primo aspetto problematico nell’avere a che fare con dei bengali mistri è trovarli. Di fatto non si trovano mai nelle loro botteghe quando se ne ha la necessità. Potrebbero essere andati a lavorare in un altro villaggio dopo averti assemblato una porta senza stipiti e – come nel nostro caso – riempito la veranda di trucioli segatura e immondizia, per poi successivamente sparire per qualche giorno.
Potrebbero essere di riposo perché è mercoledì (a Shantiniketan il giorno di riposo settimanale è il mercoledi`. Né domeniche cristiane, né venerdì musulmani, poiché il buon Tagore, per non fare torto a nessuno, l`ha fatta in barba a tutti decretando un giorno festivo assolutamente laico).
Oppure potrebbero essere musulmani e riposare dunque di venerdì. La domenica è variamente percepita come giorno feriale o festivo, dipende dall’umore.

Una volta trovati, i mistri vanno trattati con estrema pazienza, specialmente i falegnami.
I falegnami ci hanno fatto esasperare a tal modo che siamo finiti tramite passaparola a commissionare un armadio e una libreria a uno studente musulmano 19enne del dipartimento di Belle Arti che per hobby lavorava il legno. Ci ha promesso un armadio composto di rami reperiti casualmente dai boschi circostanti e una libreria interamente ricavata da materiali di riciclaggio, in particolare bottigliette vuote di succo di mango. Ovviamente il mistri in questione è sparito subito dopo il Ramadan.

Il falegname di cui sopra invece, quello del fugone dopo la porta senza stipiti, si è ripresentato dopo tre giorni di latitanza per concludere la sua opera. Dal suo lavoro abbiamo elaborato la regola numero uno da adoperare con i bengali mistri: MAI lasciarli soli.
Quel giorno avevamo qualche faccenda da sbrigare a Bolpur, la cittadina più vicina.
Al ritorno abbiamo potuto godere dell’estro del genio, che aveva sì sistemato porta e stipiti, ma per qualche oscura e imponderabile ragione ha deciso di mettere un chiavistello di chiusura solamente sul lato esterno della porta di casa.
In questo modo, se la sera si volesse chiudere la porta di casa prima di andare a dormire, per proteggersi da cani randagi e banditi di zona, bisogna uscire di casa, chiudersi fuori e nuovamente entrare calandosi dalla finestra, che per mia fortuna è molto bassa.

Le sole forze umane di due limitate menti forestiere non riusciranno ad averla vinta sulle prossime e imprevedibili insidie dei bengali mistri. Non ci resta che assecondare il filone di devozionalismo popolare e raccomandarci all’onnipotente Vishvakarma.

P.S.: Vishwakarma (da pronunciarsi alla bengalese “Bishokormo” come se aveste due patate bollenti in bocca) è l’Efesto baffuto della mitologia indiana, il protettore dei bengali mistri e degli utensili metallici, l’architetto dell’Universo che all’occorrenza plasma e forgia gli attrezzi necessari agli altri Dèi. E’ quello qui sotto.