Hukou? Me lo compro!

In by Simone

Probabilmente vi sarete imbattuti in loro decine di volte vivendo in Cina. Ma altrettanto probabilmente non ve ne sarete resi conto. Di sicuro se non parlate la lingua cinese.

Stiamo parlando dei tanti disoccupati che all’uscita delle stazioni dei treni, metropolitane o università vendono documenti falsi. “Fa piao, ban zheng!” gridano ai passanti. Ovvero “emettiamo biglietti, realizziamo certificati”. 

La prima domanda è: che tipo di documenti falsificano? Di tutto: patenti per la guida, certificati di matrimonio, diplomi di laurea, tesserini da studente, certificati di residenza (hukou) e così via.

I prezzi? Ridicoli. Si va dai due euro per un tesserino da studente, dieci euro per una laurea, venticinque euro per un certificato di matrimonio o un hukou. Trattabili, ovviamente.

Ma la questione più importante è la seguente: quando sono realmente utilizzabili nel meccanico mondo della burocrazia? È vero che un attento impiegato non ci mette molto a smascherare la falsità del certificato. Ben fatti certo, ma spesso mancanti di timbri o altri dettagli. È come per le banconote: ne girano moltissime false e spesso vengono riconosciute. Molte altre volte no.

Dunque un giovane con tesserino studentesco falso potrà facilmente farsi fare uno sconto sul prezzo del biglietto del treno o del cinema. O fingersi laureato presentando un falso diploma in un ufficio di campagna di fronte ad un impiegato troppo distratto o semplicemente non preparato. 

E le forze dell’ordine non fanno nulla? Quasi. All’uscita dei campus universitari cinesi si nota spesso una fila di donne incinte o con bambino in braccio vendere certificati falsi. Quando arriva una macchina della polizia spariscono, per poi ricomparire quando gli agenti se ne vanno. E se colte in flagranza di reato non vengono certo portate in carcere con un bambino al seguito: al massimo viene loro sequestrato il materiale falsificato.