Hu Shuli intervista Zhou Xiaochuan

In Interviste by Simone

Crescita, inflazione, mercato immobiliare e internazionalizzazione dello Yuan. Il governatore della Banca centrale cinese Zhou Xiaochuan affronta questi e altri temi in un’intervista rilasciata a Hu Shunli, la "donna più temuta dell’intera Cina". Se il Comitato permanente del Politburo determina in ultima analisi i tassi di interesse della Cina, il signor Zhou è sicuramente considerato il più competente in materia e la sua opinione influisce sulle decisioni del Compitato permanente.

Si ritiene inoltre che abbia un peso indiscutibile nella decisione di provare a internazionalizzare lo yuan, rafforzando e sviluppando i rapporti con i potenziali mercati valutari del futuro.

Fa indiscutibilmente parte di questo progetto il memorandum che la China Development Bank firmerà il prossimo 29 marzo a Nuova Delhi con gli altri paesi emergenti parte  dei cosiddetti Brics: Brasile, Russia, India e Sud Africa.

Con questo accordo la CDB, che all’estero presta soprattutto dollari statunitensi, cerca di rendere la moneta cinese disponibile per i prestiti nelle altre nazioni, così come faranno gli altri paesi che partecipano all’accordo per le rispettive monete.

Uno della riviste di affari e finanza più indipendenti della Cina, Caixin ha pubblicato una sua intervista. Intervistato dalla stessa direttrice Hu Shuli, Zhou Xiaochuan ha discusso la sua visione personale e quella della Banca centrale su importanti questioni finanziarie, in Cina e all’estero.

L’intervista acquista ancora maggior valore per il profilo dell’intervistatrice. Classe ’53, Hu Shuli è spesso definita “la donna più temuta dell’intera Cina”, soprattutto per le inchieste che ha portato avanti con la redazione di Caijing.

Per aver toccato sfere di potere economico molto in alto era stata costretta ad abbandonare la rivista, ma la sua specchiata conduzione giornalistica le ha permesso di non rimanere sola. Centoquaranta colleghi della redazione si sono licenziati per solidarietà e questo le permesso di fondare questa nuova rivista Caixin, su cui è apparsa quest’intervista, una delle più importanti degli ultimi tempi.

Alle precise domande di Hu, il governatore della Banca centrale cinese risponde con altrettanta precisione.

La politica deve necessariamente prendere le mosse dalla situazione macroeconomica, quindi in questo momento è incaricata soprattutto di due cose: “evitare una recessione economica e contenere  l’inflazione” ma vista l’incertezza della situazione economica internazionale deve anche “essere pronta a rispondere a nuove situazioni”.

Per quanto riguarda specificatamente la Cina, sottolinea che il tasso di crescita della nazione è ancora alto e che la necessità di controllare l’inflazione non è così pressante quanto lo era all’inizio del 2011.

Ma che esiste un grosso fattore di incertezza: “ l’impatto che il mercato immobiliare avrà sull’economia nazionale”. Nel complesso pensa che quindi sia ancora opportuno prepararsi alla peggiore situazione possibile, calmierare i prezzi e gestire razionalmente l’inflazione senza rilassarsi.

Alle domande stringenti della giornalista su una riforma orientata al mercato dei tassi d’interesse (quali sono i tempi, quali sono i rischi) di cui si sente parlare da tempo, il governatore Zhou risponde che questo tipo di riforme sono “sempre state incoraggianti”, ma che comunque vanno fatte non prescindendo dalla situazione economica internazionale.

Nell’ordine bisognerebbe “prima mettere vincoli rigidi sugli istituti finanziari in modo che il comportamento concorrenziale degli operatori di mercato diventi più ordinato e le questioni sulle liberalizzazioni dei prezzi non troppo grandi”.

Ma bisogna anche fare attenzione. Dall’inizio della crisi finanziaria si è creata una certa differenza tra l’economia nazionale e estera. “La Cina ha continuato a crescere, mentre alcuni paesi sviluppati hanno mantenuto i tassi di interesse a zero. Riforme di mercato avanzate sui tassi d’interesse in un momento in cui ci sono queste divergenze sostanziali creerà problemi particolari”.

Sull‘apprezzamento dello yuan, materia viva della campagna elettorale delle prossime presidenziali negli Stati Uniti, Zhou sostiene che “il tasso di cambio yuan è avvicinato al punto di equilibrio nel corso degli ultimi anni” ma che soprattutto bisogna tener presente che “le variazioni dei tassi di cambio causano aggiustamenti della capacità produttiva. Ad esempio, la riallocazione delle risorse dal settore manifatturiero al settore dei servizi richiede un processo di cambiamento graduale”.

Sulla volatilità dello yuan Zhou dice che “è ancora prevalentemente legato all’ambiente esterno”.

La cosa più importante, secondo Zhou, è guardare i fondamentali economici. “Osservando il mercato dei cambi, abbiamo ancora bisogno di capire se il conto corrente è in surplus o deficit; se la rete di investimenti diretti fluisce dentro o fuori, ovvero se la bilancia tra gli investimenti diretti delle imprese straniere in Cina e quelli della Cina in uscita è in positivo o negativo”.

[Scritto per Lettera 43. Foto credits: crisisboom.com]