Hong Kong sempre più filocinese

In by Simone

Le elezioni di domenica scorsa a Hong Kong hanno confermato la crescita delle forze filocinesi. Solo 53 seggi su 336 sono andati ai due principali partiti democratici.
I partiti filocinesi sono stati i grandi vincitori delle elezioni distrettuali di Hong Kong, che hanno visto la disfatta del movimento democratico, sempre più diviso.

L’Alleanza democratica per lo sviluppo e il progresso di Hong Kong (DAB) ha ottenuto 182 dei 412 seggi in palio, contro gli appena 47 andati al Partito democratico, la principale forza politica di opposizione, e i 7 del Civic Party.

Al successo dei movimenti sostenuti da Pechino vanno aggiunti anche i 29 consiglieri della Federazione dei sindacati (FT) che aveva schierato soltanto 48 candidati. A rendere ancora più impietoso il risultato è il confronto con i risultati del 2007, quando al DAB andarono 115 seggi e al campo democratico 96.

Sullo sfondo l’elezione il prossimo anno del nuovo capo dell’esecutivo dell’ex colonia britannica, quando scadrà il mandato di Donald Tsang, e del Consiglio legislativo.

Il voto del 2012 sarà anche il primo dalla riforma del sistema elettorale approvata lo scorso anno, anche con il sì di parte del movimento democratico, che porta da 60 a 70 i consiglieri, metà dei quali tuttavia saranno ancora nominati dalle corporazioni professionali che il governo cinese ha deciso di non abolire perché favorevoli alla sua politica, senza introdurre il suffragio universale per tutto il Consiglio.

Trascorsi quattordici anni dal ritorno di Hong Kong alla madrepatria il patto spaccò il fronte tra i democratici moderati e i radicali, contrari al dialogo con i movimenti emanazione della volontà di Pechino.

Secondo il quotidiano The Standard, le elezioni di domenica hanno avuto per i politici lo stesso valore di quelle del 2003. Allora il DAB perse consensi travolto dalla marcia dei 500mila contro l’azione di governo. I leader di partito fecero tesoro della sconfitta e “ricalibrarono la loro politica sulla gente”.

Allo stesso tempo,continua, il Pd ha perso la bussola ed è diviso al proprio interno. Il DAB “ha saputo sfruttare la vittoria del 2007”, ha detto al South China Morning Post il politologo Choy Chi-keung, “avevano conquistato più distretti e ne hanno fatto delle loro postazioni, guadagnando sostegno”.

Gli stessi partiti più piccoli, radicati nei quartieri, hanno registrato un buon risultato in una campagna incentrata sul aumento del costo della vita e  della bolla immobiliare. I movimenti legati al governo centrale sono riusciti a sradicare molte reti locali dei democratici, situazione che si potrebbe rivelare vincente il prossimo anno. Una strategia basata su organizzazione e maggiori finanziamenti.

Per gli analisti, il successo dei partiti filocinesi è stato inoltre influenzato dai mutamenti demografici nell’ex colonia, con l’arrivo di un numero sempre maggiore di cittadini dal continente. Basti pensare che gli aventi diritto al voto sono stati 2,9 milioni, 480mila in più rispetto al 2003. Di questi il 44 per cento si è recato ai seggi.