Himalayan Seeds – Il corridoio Kartarpur dei sikh

In Asia Meridionale, Cultura, Himalayan seeds by Redazione

Sembra che in futuro il governo pakistano abbia in programma di realizzare diversi progetti come il Kartarpur Corridor, rendendo così accessibili ai pellegrini sikh residenti in India i luoghi di culto situati in Pakistan. Tuttavia, l’eccezionale apertura dei confini e la liberalizzazione della circolazione tra i due paesi sono strettamente vincolate alla sfera religiosa. Dalla nuova rubrica di Maria Casadei sulla cultura indiana

Il corridoio Kartarpur, chiamato gurmukhi in lingua punjabi e kartarpur rahdari in urdu, è un passaggio che permette ai fedeli sikh che vivono in India di visitare il tempio di Darbar Sahib situato a Shakargath, nella provincia pakistana del Punjab. Dopo il Golden Temple di Amritsar e il Gurdwara Janam Asthan a Nanakana Sahib, il Gurdwara Darbar Sahib è il terzo santuario più importante per la comunità sikh, in quanto si racconta che proprio in questo luogo Guru Nanak (1469-1539), il fondatore del sikhismo, abbia trascorso gran parte della sua vita e abbia posto le basi per la nascita del movimento.

I sikh rappresentano una comunità religiosa e politico-militare dell’India, corrispondente al 1,72% dell’intera popolazione (circa 20 milioni). La religione sikh sarebbe nata intorno al 1500 quando Guru Nanak, il primo dei dieci guru spirituali riconosciuti della tradizione sikh, iniziò ad impartire i suoi insegnamenti proprio nella regione del Punjab, provincia martoriata dalla guerra ed infine ripartita tra India e Pakistan al momento della Partition nel 1947. Storicamente i sikh si sono distinti per essere abili guerrieri, combattendo a fianco dell’armata inglese e causando il fallimento dell’Indian Mutiny nel 1857-58. La fedeltà dei sikh nei confronti dei britannici, mostrata in più occasioni, è stata premiata con generose concessioni territoriali grazie alle quali la comunità sikh è riuscita a crescere e prosperare nel tempo.

Guru Gobind Singh (1666-1708), il secondo guru più influente dopo Guru Nanak, ha fondato e istituito l’ordine khalsa, letteralmente “puro” in punjabi. Nato nel 1699, l’ordine khalsa si proponeva di estirpare ogni forma di corruzione (di cui erano affetti soprattutto i masand, i cosiddetti “discepoli del guru”) e, tramite l’iniziazione al Khalsa, di “purificare” il rapporto del credente sikh con il proprio maestro. La singolarità di quest’ordine è l’importanza attribuita a cinque attributi o oggetti chiave, le 5 k, che identificano il vero fedele sikh. Questi sono il kesh (acconciatura dei capelli simile ad uno chignon), il kangha (piccolo pettine in legno), il kara (braccialetto in metallo), il kachera (indumento intimo in cotone) e il kirpan (piccolo pugnale).

Il Golden Temple situato ad Amirtsar (India) e il Gurdwara Janam Asthan a Nanakana Sahib (Pakistan) sono due noti esempi di Gurdwara, i luoghi sacri della religione sikh. Essi svolgono sia la funzione di templi che di luoghi di aggregazione, dove i membri della comunità si recano per pregare e venerare i dieci guru e le sacre scritture. Generalmente in queste strutture è sempre presente una sala centrale, darbar sahib (letteralmente “corte reale”), all’interno del quale viene posto un trono elevato in posizione centrale, il takhat, dove poggia il Guru Granth Sahib, il testo sacro che secondo la tradizione raccoglierebbe gli insegnamenti dei dieci guru.

Il Kartarpur Corridor è stato inaugurato dall’attuale Primo Ministro del Pakistan Imran Khan il 9 novembre 2019, data alquanto emblematica in ricordo della caduta del muro di Berlino e del 550esimo anniversario di Guru Nanak. In via del tutto eccezionale, il passaggio attraversa il confine tra India e Pakistan permettendo ai fedeli sikh residenti in India di entrare nel paese vicino per visitare il sito religioso senza bisogno di un visto (salvo previa registrazione). Prima della costruzione del corridoio, per poter visitare il complesso i pellegrini indiani dovevano prendere un autobus fino a Lahore e poi da lì fino a Kartarpur, viaggiando per circa 125km (nonostante il Gurdwara fosse visibile dal confine indiano, dove è stata perfino costruita una terrazza sopraelevata per facilitare la vista della struttura). Il santuario visitabile oggi è una ricostruzione portata a termine dal governo pakistano nel 2004, dopo che un’inondazione del 1925 aveva completamente distrutto il sito. L’investimento del Pakistan nei lavori di ricostruzione non si è limitato solamente alla struttura centrale, ma ha puntato sull’espansione del sito, aggiungendo una corte, un museo, una libreria, un dormitorio e perfino un centro accoglienza per immigrati, creando una vera e attraente meta turistica per i pellegrini sikh provenienti dall’India.

L’iniziativa era in realtà già stata proposta nel 1999 da Atal Bihari Vajpayee e Nawaz Sharif, rispettivamente Primo Ministro dell’India e del Pakistan, come parte dell’amichevole politica diplomatica in corso tra i due stati, conosciuta con il nome di Delhi-Lahore Bus, o meglio sada-e-sarhad. Il Delhi-Lahore Bus consisteva in un servizio autobus che collegava la capitale dell’India Delhi con la città di Lahore, in Pakistan. La linea è stata inaugurata nel 1999 proprio dal Primo Ministro indiano Atal Bihar Vajpayee, che si è recato a Lahore per un summit ed è stato accolto dall’altra parte del confine dal Presidente pakistano Nawaz Sharif. L’istituzione della tratta ha rappresentato una svolta significativa per i rapporti tra i due paesi, che si sono mostrati aperti e determinati nel voler instaurare una relazione duratura e pacifica. Purtroppo, ad agosto 2019 il Pakistan ha deciso di interrompere il servizio in seguito alla decisione dell’India di revocare lo status speciale della provincia di Jammu e Kashmir. Ecco che, proprio sulle ceneri di questa mancata occasione, il Kartarpur Corridor rappresenta una nuova fonte di speranza, per quanto ingenua, che i due paesi possano davvero incontrarsi e costruire un’alleanza vantaggiosa e fruttuosa per entrambi. Tuttavia, malgrado l’apparente avvicinamento di India e Pakistan e l’istituzione del Kartarpur Corridor, i due paesi continuano a non voler scendere a patti per risolvere il conflitto che ormai dai tempi della Partition colpisce e devasta il Kashmir. Sembra che in futuro il governo pakistano abbia in programma di realizzare diversi progetti come il Kartarpur Corridor, rendendo così accessibili ai pellegrini sikh residenti in India i luoghi di culto situati in Pakistan. Tuttavia, l’eccezionale apertura dei confini e la liberalizzazione della circolazione tra i due paesi sono strettamente vincolate alla sfera religiosa, nonché alla fede sikh, religione che continua a costituire un storico e solido ponte tra India e Pakistan. Oltre agli evidenti interessi economici e politici, l’istituzione del Kartapur Corridor è motivata per lo più dalla volontà di accontentare i fedeli sikh, dal momento che questa minoranza altamente militarizzata rappresenta, seppur in modi diversi, una minaccia da non sottovalutare per entrambi i paesi dell’Asia meridionale.

Di Maria Casadei*

Laureata Magistrale in Lingue e Culture Orientali con specializzazione hindi e urdu. Attualmente è dottoranda in sociolinguistica a Cracovia, in Polonia. Appassionata di Asia, lingue, cinema e letteratura, scrive per myindia e VeNews, per il quale si occupa delle recensioni di film indiani/dell’Asia meridionale in concorso alla Biennale di Venezia.