Neanche le madri di piazza Tian’anmen hanno fatto scivolare su una pericolosa buccia di banana il neo segretario di stato statunitense in visita in Cina. Una lettera pubblicata su un sito immediatamente oscurato e appelli di parenti e conoscenti di alcuni dissidenti in carcere, non hanno scosso Hillary Clinton, il suo sorriso in ogni incontro e la grande voglia di affrontare solo le emergenze: la crisi economica e le questioni ambientali.
Per la questione dei diritti umani ci sarà tempo e sicuramente i cinesi dimostreranno di avere gradito questo atteggiamento. Non in pochi in Cina, nelle immediate ore successive all’elezione di Obama, avevano già tinto di oscuri presagi i rapporti sino statunitensi, proprio per la sensibilità dei democratici Usa su temi caldi come Tibet, Taiwan e la questione dei diritti umani.
Invece, tutto è filato liscio, se si eccettua la denuncia di Zeng Jinyan – suo marito Hu Jia sta scontando una condanna di tre anni e mezzo di prigione per reati di opinione – che ha affermato di essere stata bloccata per tutta la giornata di ieri dalla polizia nella sua casa alla periferia di Pechino. Il gruppo umanitario China Human Rights Defender inoltre ha diffuso un comunicato, sostenendo che «numerosi» altri dissidenti ieri sono stati messi agli arresti domiciliari, per impedire loro di incontrare il segretario di stato. Sui media cinesi nessuna notizia al riguardo, ma una infinita copertura della visita di Hillary Clinton, a celebrare i trent’anni di rapporti diplomatici tra Usa e Cina.
E questa volta a lamentarsi delle affermazioni del segretario di stato Usa – «i problemi di Taiwan, del Tibet e dei diritti umani verranno discussi, ma la nostra pressione non può interferire con la crisi economica globale, i cambiamenti del clima, le crisi legate alla sicurezza» – sono stati i gruppi umanitari internazionali. Secondo Amnesty International – «stupiti ed estremamente contrariati» – la Clinton avrebbe «danneggiato le future iniziative degli Usa per proteggere i diritti umani in Cina», mentre Tenzin Dorjee, di Students for e Free Tibet, ha sostenuto che i leader stranieri «devono rafforzare la pressione sulla Cina, la differenza può non vedersi in un giorno o in un mese ma sarà visibile dopo qualche anno».
La Clinton, che ripartirà oggi dalla Cina, è giunta a Pechino nella serata di venerdì sera, di ritorno dall’Indonesia. Con Yang Jiechi, ministro degli esteri cinese, ha effettuato il primo degli incontri programmati per la giornata di ieri. E in mezzo alle prime discussioni, i primi annunci: il 27 febbraio i due ministeri della difesa cinese e statunitense, si incontreranno per discutere di problematiche globali, così come a Londra, in aprile, ci sarà il primo incontro tra il neo eletto presidente Usa Barack Obama e il presidente cinese Hu Jintao.
Le parole del segretario di stato, al termine dell’incontro, hanno confermato il trend dell’intera giornata, fatto di buoni propositi e rassicurazioni: «al momento del debutto della nuova amministrazione del presidente Obama – ha detto Hillary Clinton – noi vogliamo rafforzare e migliorare le relazioni tra i due paesi», ritenendo un «imperativo» la cooperazione e la necessità di respingere insieme le misure protezionistiche in questo contesto di crisi economica mondiale. Dal canto suo, al termine dell’incontro, Yang Jiechi, ha assicurato agli Usa che Pechino manterrà l’investimento di una parte delle sue riserve di valuta straniera in buoni del tesoro americano e che è disponibile a cooperare in modo attivo con gli Stati Uniti per contribuire al risanamento della finanza globale, augurandosi «relazioni a lungo termine, stabili salutari e in costante miglioramento» e aprendo infine alla possibilità di «condurre un dialogo positivo con la parte americana sui diritti umani».
A Zhongnanhai, la sede del governo cinese e secondo molti la vera città proibita di Pechino, Hillary Clinton ha poi incontrato il premier cinese Wen Jiabao, confermando aperture e ottimismo espressi dalla visita a suon di proverbi cinesi, in un gioco di citazioni che sembra avere soddisfatto molto gli osservatori locali. «Dobbiamo attraversare il fiume, pacificamente, come fossimo su una stessa barca», ha citato il segretario di stato statunitense, direttamente dall’Arte della guerra di Sun Tzu. Infine, a chiudere l’intensa giornata diplomatica (la Clinton ha anche visitato una centrale elettrica alimentata a gas eco-compatibile a Pechino) si è svolto l’incontro tra il presidente cinese Hu Jintao e il neo segretario di stato Usa.
(pubblicato su Il Manifesto del 22 febbraio 2009)
(foto da xinhuanet.com)