ucraina e giappone sud est

La guerra in Ucraina spinge il Giappone a Sud-Est

In Asia Orientale, Sud Est Asiatico by Redazione

Tra le conseguenze dell’invasione russa anche l’aver alimentato la proiezione di Tokyo verso i paesi ASEAN. La fitta agenda a Sud-Est del premier Kishida lo dimostra

La guerra in Ucraina, scatenata dalla Russia lo scorso 24 febbraio, ha radicalmente cambiato le prospettive globali per tutti gli Stati. A riprova della dimensione globale del conflitto, anche il Giappone, apparentemente lontano da ogni possibile coinvolgimento diretto, ha visto il Primo Ministro Fumio Kishida mobilitarsi con un tour de force in diversi Paesi del sud-est asiatico prima di un viaggio in Europa. Tuttavia, a preoccupare Tokyo, non è solo un potenziale scontro con la Russia ma anche e soprattutto contenere quello che sulla carta dovrebbe essere il partner più importante di quest’ultima, ovvero la Cina.

Il viaggio di Kishida è cominciato in Indonesia, nazione di primo piano dal punto di vista economico in cui si terrà il prossimo summit del G20, a cui sono stati invitati sia il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky che Vladimir Putin. Il leader giapponese ha dichiarato che i due Paesi collaboreranno per mantenere l’ordine regionale nonché misure per la crescita comune dopo il covid. In particolare, Kishida avrebbe ottenuto una risposta positiva sulla fine dello stop all’importazione dei cibi giapponesi dopo l’incidente di Fukushima. 

Il primo maggio Kishida ha incontrato la sua controparte Pham Minh Chinh ad Hanoi, dove i due leader hanno trovato punti d’accordo sulla necessità di raggiungere un cessate il fuoco in Ucraina. Riguardo all’Ucraina, il Vietnam si è astenuto dal condannare esplicitamente la Russia per via dei suoi legami con essa risalenti all’epoca sovietica e sembra che Kishida non abbia insistito in tal senso. In compenso, ha portato a casa un allineamento con Hanoi sulla questione dell’espansione cinese e Kishida ha dato il benestare ad un programma di cooperazione tra i due Paesi in fatto di cyber-sicurezza a favore dell’esercito vietnamita (una collaborazione che ha un precedente simile), un fondo di 146 milioni di dollari per migliorare la capacità di reazione agli eventi estremi in Vietnam e la creazione di una piattaforma web per migliorare l’accesso dei vietnamiti al mercato del lavoro nipponico. 

Infine, l’incontro in Thailandia di Kishida ha portato ad un vero e proprio accordo per il trasferimento di materiale militare da Tokyo a Bangkok, ovvero verso un Paese storicamente alleato con gli Stati Uniti dotato di un’aviazione moderna. Inoltre, ha promesso la creazione di un fondo di 385 milioni di dollari per il contenimento della pandemia di covid-19 e sono state gettate le basi per un accordo commerciale quinquennale. 

Sempre per quanto riguarda il Sud-Est asiatico, non va dimenticato che a marzo di quest’anno Kishida ha visitato anche la Cambogia, e anche in quella circostanza aveva convenuto con il Premier Hun Sen sulla necessità di fermare la guerra in Ucraina e sulla volontà di continuare a cooperare nella regione per mantenere aperte le vie di comunicazioni e il mare, nonché rispettare la sovranità territoriale di ogni Paese. Il Giappone è, dopo la Cina, il più importante donatore per la Cambogia. Inoltre, come riportato dal Khmer Times, il Generale Yamazaki Koji, comandante dell’esercito nipponico, ha concluso da poco una visita di due giorni nel Paese, che sembrerebbe spingersi verso una politica estera “bilanciata” tra Giappone e Cina.

Dagli incontri svolti tra Kishida e i suoi corrispettivi nel Sud-Est asiatico è evidente come l’interesse non era solo quello di muoversi per cercare di fermare la guerra in Ucraina ma anche e soprattutto di dare un segnale alla Cina. Se infatti molti tra i Paesi visitati sono riluttanti ad infliggere sanzioni dirette alla Russia (come il Vietnam, il cui esercito è basato in gran parte su armi russe), la questione delle dispute sul Mar Cinese Meridionale preoccupano un po’ tutti i Paesi limitrofi.

Di Enrico Breveglieri