La visita del direttore del Fmi Lagarde in Giappone evidenzia i problemi dell’economia di Tokyo. Mentre il Fondo si prepara ad approntare un nuovo trampolino per la ripartenza del giappone, già si parla di un nuovo decennio da passare come spettatore della crescita altrui.
Lo scorso 7 luglio si è conclusa la visita in Giappone di Christine Lagarde, direttore del Fondo Monetario Internazionale (Fmi). "Vorrei esprimere la mia sincera gratitudine alle autorità e al popolo giapponesi per avermi accolto in questi ultimi giorni", ha affermato la signora Lagarde al termine della sua visita. A ottobre prossimo, proprio a Tokyo, si terrà il meeting annuale del Fmi, di cui il Giappone è membro dal 1952, anno in cui terminò l’occupazione militare statunitense.
Meno di mezzo secolo fa, nel 1964, il primo meeting del Fmi tenutosi a Tokyo aveva offerto un trampolino di lancio all’economia giapponese, in piena crescita dopo la fase di ricostruzione. La scelta di Tokyo come sede dell’edizione di quest’anno dell’assemblea generale degli stati membri del Fondo vuole essere d’auspicio per una nuova ripartenza (sai-shuppatsu) dell’economia nazionale dopo il terremoto del marzo 2011 e l’aggravararsi delle condizioni economico-finanziarie dei principali partner commerciali occidentali.
La visita ha avuto come scopo primario quello di definire gli ultimi dettagli tecnici del meeting che riunirà i rappresentanti dei 188 Paesi membri. Inoltre, Lagarde ha avuto la possibilità di incontrare, tra gli altri, il premier Noda Yoshihiko, il ministro delle finanze Azumi Jun e il governatore della banca centrale del Giappone Shirakawa Masaaki per discutere "degli scenari futuri dell’economia mondiale e le implicazioni per l’ Asia, e il Giappone, dell’attuale crisi". Una crisi, in particolare quella dell’Eurozona, che ha coinvolto di riflesso anche il Paese del Sol Levante.
L’UE è – dopo Cina e USA – un importante partner commerciale dei nipponici. Negli stessi giorni del G20, nell’aprile di quest’anno, il Giappone aveva annunciato un finanziamento di 60 miliardi di dollari (poco meno di 50 miliardi di euro) per contenere il debito dell’eurozona attraverso l’FMI.
"In seguito alle risposte date in politica economica da diversi Paesi dell’Unione Europea, è fondamentale rafforzare la capacità di finanziamento dell’FMI e spianare la via verso la fine della crisi non solo dell’Eurozona, ma anche dei Paesi asiatici", aveva affermato il ministro delle finanze Azumi, con l’auspicio che altri Paesi solamente sfiorati dalla crisi economica europea seguissero l’esempio. Il Giappone si era così imposto come primo Paese non europeo a investire notevoli capitali nella lotta alla crisi del vecchio continente.
"Abbiamo anche discusso dell’economia giapponese, e in particolare della sua straordinaria solidità all’indomani del Grande Terremoto del Giappone orientale nel marzo 2011", ha aggiunto poi Lagarde, che non ha tralasciato, d’altra parte, di sottolineare l’estrema vulnerabilità del sistema economico giapponese.
Fattori quali l’altissimo debito pubblico e l’elevata età media della popolazione incidono sul tasso di crescita economica del Paese, fermo all’1,2 per cento. Secondo il Fmi, infatti, il problema principale dell’economia nipponica risiede nel debito pubblico, salito quest’anno al 208 per cento del Pil nazionale, dovuto principalmente ad un incremento della spesa pubblica per la previdenza sociale: "Priorità assoluta va data ai problemi di politica fiscale così profondamente radicati […] attraverso una revisione dei capitoli di spesa per la previdenza sociale" si legge nel rapporto del Fondo dello mese di giugno.
Già l’Economist nel novembre 2011 segnalava che in Giappone, tra il 1990 e il 2010, la spesa totale per il welfare – soprattutto per pensioni e sanità– è raddoppiata, mentre si sono ridotte le entrate fiscali.
Una delle cure prescritte dal Fmi al Giappone è stata l’innalzamento dell’aliquota sui consumi – tra le più basse dei Paesi Ocse – dal 5 al 15 per cento . Il governo Noda è finora riuscito a far passare alla Camera Bassa, creando una frattura interna al partito di governo, l’innalzamento dell’Iva alla giapponese dal 5 al 10 per cento. Tuttavia gli sforzi fatti finora potrebbero non bastare.
"Le riserve statali potrebbero essersi prosciugate in ottobre, con forti disagi per il tenore di vita della popolazione e per la gestione delle amministrazioni locali", ha affermato alla stampa il ministro delle Finanze Azumi a seguito di una riunione di governo. È stato infatti calcolato che la spesa totale in ottobre toccherà i 4500 miliardi di yen (circa 45 miliardi di euro) mentre i fondi a disposizione, se non ci sarà una nuova legge di bilancio, ammonteranno a poco più di 4600 miliardi di yen (circa 46 miliardi di euro).
Entro la fine della attuale sessione parlamentare ad agosto, il governo dovrà quindi approvare l’emissione di bond di emergenza che coprano il fabbisogno statale fino a fine anno. Segno che l’economia nipponica non è poi così solida come crede il Fmi. "Mi auguro che l’opposizione voglia darci la sua approvazione", ha concluso Azumi, convinto dell’estrema necessità di una manovra più che mai tempestiva.
Il Giappone si trova attualmente in una situazione equivoca: da una parte, si trova ad essere il più grande Paese creditore con circa 253mila miliardi di investimenti esteri totali. Dall’altra, il governo giapponese è sempre più indebitato nei confronti dei grandi gruppi industriali e delle grandi banche nazionali.
L’intera classe politica appare incapace di proporre un’efficace inversione di rotta che consenta di risolvere i problemi segnalati anche dal Fmi: i politici nipponici sono gli stessi da anni e non c’è mai stato un vero un ricambio di uomini e idee.
La formazione di un nuovo partito da parte del settantenne Ozawa Ichiro, fondatore e primo segretario del Partito Democratico attualmente al govern,o non è un segnale di novità. Contrario all’innalzamento della tassa sui consumi, raccogliendo poco più di 40 deputati intorno a sé, ha posto nuovi ostacoli all’azione del governo e aperto la strada a elezioni anticipate.
Ci vorrà ancora molto per superare quello che in molti in Giappone definiscono il "secondo decennio perduto" dopo quello iniziato con la crisi speculativa di fine anni ’90. Da due decenni, ormai, il Giappone è ridotto a triste spettatore della crescita dei Paesi vicini e non più un modello di sviluppo da esportare.
[Foto credit: shichimi.wordpress.com]
*Marco Zappa nasce a Torino il 3 gennaio 1988. Ottenuta la laurea triennale nell’ ateneo torinese, attraversa la pianura padana approdando a Venezia, dove si laurea in Lingue e Istituzioni Economiche e Giuridiche dell’Asia Orientale. Dopo un’esperienza di quasi un anno in Giappone, si trova a Pechino per vedere cosa c’è al di là del Mare (Giallo).