Uno dei due ostaggi giapponesi nelle mani degli uomini dello Stato islamico dell’Isis sarebbe stato giustiziato. In un video postato online sabato verso la mezzanotte ora di Tokyo Kenji Goto annuncia la morte del suo compagno di prigionia e comunica nuove richieste per la sua scarcerazione. Rimangono però dubbi sull’autenticità del video, data quasi per scontata da Tokyo. E su come il governo Abe potrebbe sfruttare la vicenda a proprio favore (Updated).UPDATE 28 gennaio
Nella tarda serata di ieri in Giappone è stata data la notizia della pubblicazione di un nuovo file con protagonista quello che sembrerebbe il giornalista freelance Kenji Goto.
"Mi è stato detto che questo potrebbe essere il mio ultimo messaggio", spiega la voce dell’uomo in inglese, chiedendo al governo giapponese di fare pressione sul governo giordano – con cui in questi giorni collabora sulla questione ostaggi – per lo scambio di prigionieri che vedrebbe coinvolta Sajida al-Rishawi. La donna, di nazionalità irachena, è stata arrestata dopo un tentato attacco dinamitardo ad Amman e condannata a morte.
Il "taglio" è sempre lo stesso: un fermo immagine dell’uomo con una foto in mano. Nella foto sarebbe ritratto il pilota dell’aeronautica giordana Mu’ath al-Kaseasbeh catturato in Siria a dicembre 2014 e per la liberazione del quale in questi giorni si ripetono appelli da parte del Regno Hascemita.
A stretto giro, il premier giapponese Shinzo Abe si è detto indignato per il nuovo video e ha assicurato di continuare con la cooperazione con il governo di Amman.
Come già per lo scorso messaggio, rimangono comunque dubbi sulla autenticità della voce di Goto.
La storia
Uno dei due ostaggi giapponesi nelle mani degli uomini dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Is) sarebbe stato giustiziato. La notizia è arrivata nel pomeriggio di sabato, verso la mezzanotte ora di Tokyo.
La vittima sarebbe il “mercenario” Haruna Yukawa, sequestrato ad agosto 2014 in Siria da uomini probabilmente appartenenti al gruppo di militanti islamisti. L’annuncio della morte di Yukawa è stato affidato al secondo ostaggio giapponese, il giornalista freelance Kenji Goto, entrato in Siria dalla Turchia a ottobre dello scorso anno, proprio sulle tracce di quello che sarebbe diventato suo compagno di prigionia.
Goto, nella divisa arancione già vista nel primo filmato diffuso dall’Is, appare in un fermo immagine con in mano una foto che testimonierebbe – il condizionale è comunque d’obbligo, vista la qualità dell’immagine e la difficoltà di una verifica attendibile – la decapitazione di Yukawa.
“Sono Kenji Goto Jogo e avete visto la foto del mio compagno Haruna ucciso nella terra del Califfato islamico”, si sente nell’audio che accompagna l’immagine, in inglese e, in attesa di verifiche, attribuito al giornalista tenuto in ostaggio.
“Eravate stati avvertiti e avevate ricevuto una scadenza temporale, e in base a questo i miei carcerieri hanno agito”. Le prime frasi sono all’indirizzo del primo ministro giapponese Shinzo Abe: “Abe, hai ucciso tu Haruna”, accusa la voce, incolpando il capo del governo di Tokyo di aver ignorato la serietà delle minacce dei sequestratori.
L’appello si rivolge poi alla moglie di Goto, Riko, alle due figlie e ai colleghi della stampa indipendente perché questi continuino a fare pressione sul governo per il rilascio dell’ostaggio. Per cui ora cade la richiesta di un riscatto monetario – in prima istanza erano stati chiesti 200 milioni di dollari.
Ora, i militanti islamisti esigono la scarcerazione della “sorella” Sajida al-Rishawi, accusata di un tentato attacco dinamitardo in un hotel di Amman nel 2005. La donna si trova attualmente in carcere in Giordania e dal 2006 su di lei pende la condanna capitale. “Voglio sottolineare ancora una volta – si sente ancora nell’audio – quanto sia facile arrivare al mio rilascio”.
La trattativa tra Tokyo e Is coinvolge così anche la Giordania, dove attualmente si trova il vice-ministro per gli affari esteri giapponese Yasuhide Nakayama, incaricato di gestire l’emergenza ostaggi.
Dopo la pubblicazione del video, il governo di Tokyo ha convocato d’urgenza una conferenza stampa. Nella circostanza, il capo segretario di gabinetto Yoshihide Suga, ha denunciato le azioni degli uomini dell’IS e definito “difficilmente perdonabile” un’eventuale uccisione di Yukawa, ma non ha lasciato tempo per le domande dei giornalisti.
Domenica, in un’apparizione sull’emittente nazionale Nhk Shinzo Abe ha dato per quasi certamente autentica l’immagine della decapitazione di Yukawa. Il premier giapponese ha così ribadito la condanna alla violenza dell’Is e la richiesta ai militanti di rilasciare Goto, già espressa in seguito alla riunione ministeriale d’urgenza nella nottata di sabato.
Per il governo di Tokyo al momento attuale "non ci sono elementi per dubitare della [sua] uccisione". Sempre nella giornata di domenica è infatti arrivata un’ulteriore conferma della morte di Yukawa da una radio online dello Stato islamico.
Così nella giornata di ieri sono arrivati i messaggi di cordoglio alla famiglia del contractor militare che si trovava in Siria apparentemente per fornire assistenza alle aziende giapponesi in loco. Il padre dell’uomo ha espresso la sua tristezza e ringraziato il governo per gli sforzi fatti nel tentativo di liberare il figlio.
Anche il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha condannato l’uccisione del primo ostaggio giapponese e denunciato la brutalità del gruppo di militanti islamisti responsabile di migliaia di abusi sulle popolazioni irachena e siriana.
A Tokyo intanto centinaia di persone si sono recate davanti agli uffici del governo per chiedere il rilascio del giornalista Kenji Goto. Per la sua liberazione si è mosso anche il web, su cui è stata lanciato la campagna "I am Kenji" insiema a una petizione su Change.org.
Indagini sulla veridicità del filmato diffuso sono state condotte con il coinvolgimento dei servizi di intelligence americani. Il governo non si è subito sbilanciato, ma, nei fatti già sabato sembrava dare per vera la notizia della morte di Yukawa.
Negli ultimi giorni non sono mancate accuse circa la gestione del caso da parte del governo giapponese. In particolare, secondo quanto rivelato da Jake Adelstein e Nathalie Kyoko-Stucky dalle colonne di The Daily Beast, lo scorso autunno ci sarebbe stata la possibilità di prendere contatto con i sequestratori di Yukawa e Goto tramite il giornalista Kosuke Tsuneoka e il docente di diritto islamico Ko Hassan Nakata, fermati proprio perché sospettati di aver reclutato uomini per la causa del Califfato.
A preoccupare maggiormente alcuni osservatori è, tuttavia, il possibile utilizzo della vicenda – qualunque sia la sua risoluzione – da parte del governo conservatore per riformare in maniera definitiva la costituzione pacifista giapponese che oggi impedisce il dispaccio di truppe fuori dai confini nazionali.
Intanto, ha riportato venerdì l’agenzia di stampa Shingetsu News, la ministra della giustizia Yoko Kamikawa ha annunciato un giro di vite sui controlli sull’immigrazione per prevenire l’ingresso di “terroristi” in Giappone.
[Pubblicato in forma ridotta sul manifesto; foto: Reuters]