Giappone – L’eremita di Fukushima

In by Simone

Naoto Matsumura è l’unico uomo rimasto a vivere entro 20 km da Fukushima. C’è chi lo considera un Santo, chi un matto. Naoto vive senza acqua corrente ed elettricità, dando da mangiare alla fauna locale e raccogliendo funghi radioattivi per aiutare la ricerca.
L’hanno chiamato il “Buddha della zona proibita” e “l’eremita di Fukushima”. Gli sono stati rivolti appellativi meno encomiastici, come quello, semplice, brutale, di “matto”. Ma Naoto Matsumura, l’unico uomo rimasto ad abitare l’area di 20 km intorno alla centrale danneggiata, non usa nessuno di questi termini per descriversi.

Teoricamente, nessuno potrebbe violare la zona: Matsumura sostiene di essersi ribellato all’ordine di evacuazione e di aver infine ottenuto il permesso di muoversi dentro e fuori dal sito proibito. In un paese obbediente alle regole come il Giappone la sua è certo una figura scomoda e insolita.

I media internazionali hanno parlato ampiamente di Matsumura nel corso di questi 10 mesi che ci separano dalla data fatidica dell’11 marzo. Da ultimi, l’Afp con un articolo di qualche settimana fa e, con un’impressionante gallery di foto, il sito di informazione Japan Subculture Research Center.

Naoto Matsumura è un coltivatore di riso, ha 52 anni. È separato da 10 anni dalla moglie e i suoi figli abitano a Saitama. Lui invece è rimasto a Tomioka, una volta una cittadina di 16.000 persone, oggi strano luogo di desolazione con un solo abitante. Ma non è del tutto solo: a tenergli compagnia ci sono i molti animali abbandonati dai proprietari in fuga dalle radiazioni: cani, gatti, mucche, maiali, galline.

La Cnn ha raccontato di recente gli sconfortanti scenari che si presentano in questa che ormai sembra davvero la terra di nessuno: carcasse di mucche, scheletri di cani e gatti che coprono il terreno. Tanto che gli animalisti gridano la loro indignazione.

L’agenzia giapponese per l’ambiente replica che il governo ha deciso di salvare quanti più animali possibile, ma che l’approccio è stato molto prudente a causa dei rischi per le persone che accedono all’area contaminata. Solo a dicembre è stato concesso a un gruppo di attivisti di entrare e recuperare alcuni degli animali ancora di vita. Per molti di loro, però, era già troppo tardi.

Anche Matsumura, che cerca come può di prendersi cura delle creature sopravvissute nella sua zona, ce l’ha con il governo: “Queste bestie hanno bisogno degli uomini. Hanno bisogno di cibo e di ripari, me ne occupo io, ma questo sarebbe compito del governo”.

Racconta, a distanza ormai di molti mesi, di rimanere ancora scioccato quando trova i corpi senza vita degli animali: “Ho visto molti animali morire di malattia e di fame, alcuni ancora legati. Ho visto mucche che continuavano a brucare l’erba mentre il cappio intorno al loro muso era diventato strettissimo perché nel frattempo erano cresciute. Queste bestie stanno letteralmente morendo dissanguate”.

Un amico lo ha pregato di andare a liberare i venti canarini che teneva in gabbie, ma al suo arrivo non c’era già più niente da fare.
Le risorse a disposizione di Matsumura sono limitate. Non c’è né elettricità né acqua, per scaldarsi usa il carbone lasciato dai vicini, ma non sa se basterà per superare il rigido inverno, raggiunge in auto una città vicina, fuori dalla zona interdetta, e lì compra i viveri e la benzina che dovrà razionare per la sua vettura e per i generatori di corrente.

Non sono matto”, dice, “alcuni media giapponesi mi hanno dipinto come un folle che si ciba di funghi radioattivi; in realtà, li raccolgo per darli ai ricercatori”.

Consapevole delle radiazioni, Matsumura scherza affermando che il suo terrore più grande è quello di rimanere senza sigarette. Quando intorno a lui cala il buio, va a dormire, più o meno alle sette di sera, si sveglia con il sole e, seguito dai cani, passa metà della giornata a dar da mangiare agli animali.

Neppure possiede un rilevatore di radioattività. Quando la Jaxa, l’agenzia aerospaziale giapponese, ha analizzato alcuni campioni del suolo di Tomioka, le radiazioni sono risultate superiori a quelle di Chernobyl.

Comunque il tenace e anticonformista coltivatore di riso non si sente né annoiato né depresso; anzi, resta molto combattivo, come quando si scaglia contro la Tepco. “Prima della costruzione dell’impianto”, racconta, “la Tepco ci disse che non si sarebbero mai verificati problemi. Siamo stati tutti ingannati. Ho chiesto spiegazioni direttamente all’azienda e l’unica cosa che i loro capi sono stati in grado di rispondermi è stato sumimasen (‘Siamo desolati’)!”.

Non sarà un eremita, ma di sicuro Matsumura è uno che parla schietto.  

[Foto credit: onlyinamericablogging.blogspot.com]

* Benedetta Fallucchi, dopo una parentesi di attività nel mondo editoriale, si è dedicata al giornalismo. Collabora con alcune testate italiane e lavora stabilmente presso la sede di corrispondenza romana dello "Yomiuri Shimbun", il maggiore quotidiano giapponese (e del mondo: ben 14 milioni di copie giornaliere).