Giappone: Il passo indietro delle donne in politica

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Poco meno di un anno fa la politica, che nel paese del Sol Levante è un affare di famiglia e — con rare eccezioni — patrilineare, sembrava sulla via di una rivoluzione di genere. Oggi è tutto o quasi da rifare.


Nell’estate 2016, con l’ascesa in posti di rilievo politico di tre donne, Tomomi Inada al dicastero della difesa, Renho Murata al vertice del primo partito d’opposizione, e Yuriko Koike al governatorato di Tokyo, si era inaugurato un periodo inedito per la politica giapponese. Il «soffitto di cristallo» sembrava, se non rotto, per lo meno incrinato.

Inada con il suo curriculum da quadro del Partito liberaldemocratico — oggi al governo — e il suo impegno nel governo a favore del nation branding del Giappone sotto le insegne del «Cool Japan», era stata nominata ministra della Difesa ad agosto dell’anno scorso. Godendo della protezione politica del primo ministro Shinzo Abe in persona, sembrava lanciata verso la successione allo stesso capo del governo quando questi avrebbe deciso di farsi da parte.

Pochi giorni prima, Renho Murata, conosciuta più semplicemente con il suo nome, era stata eletta a stragrande maggioranza presidentessa del Partito democratico — Minshinto — , il più grande partito di opposizione nell’arco costituzionale nipponico. Renho, ex modella di origini taiwanesi, già ministra nel governo Kan tra il 2010 e il 2011, diventava così la prima presidentessa della storia della formazione politica.

Nell’estate 2016, non sembrava così lontana l’ipotesi di una donna a Nagatacho nel giro di pochi anni.

La loro ascesa si ferma però — almeno per ora — in questa rovente fine di luglio 2017: la prima vittima delle sue stesse gaffe e travolta dall’ondata di scandali che stanno investendo il governo Abe in questi mesi — prima i favori a un’istituto scolastico per l’acquisto di un terreno in dismissione che avrebbero coinvolto non solo i coniugi Abe, ma lo stesso marito di Inada e poi i registri digitali della missione delle forze di autodifesa in Sud Sudan fatti sparire perché contenenti informazioni compromettenti sugli scontri armati nel paese — e che hanno trascinato la popolarità del capo del governo di Tokyo al 26 per cento; la seconda incapace di risollevare le sorti del proprio partito e di schermarsi dagli attacchi legati alla sua doppia nazionalità.

È un passo indietro? Secondo un’esperta di politica giapponese raggiunta dal New York Times, non esattamente. Nonostante l’ascesa di alcune, le giapponesi in politica, infatti, continuano a essere poche, ha spiegato Sheila Smith del Council on Foreign Relations di Washington. E questo, spiega Frances McCall Rosenbluth dell’Università di Yale, perché, nonostante alcuni passi avanti — come le quote rosa nei consigli di amministrazioni e provvedimenti tesi a ridurre le ore di lavoro per favorire il ribilanciamento lavoro-vita privata — i ruoli degli uomini e delle donne all’interno delle famiglie non sono ancora stati riequilibrati. Sono le seconde a sopportare un carico più pesante in termini di lavoro, faccende di casa e cura dei bambini rispetto agli uomini. «Non ci sarà mai vera uguaglianza in politica o sul posto del lavoro soprattutto in professioni che richiedono un impegno costante».

C’è poi secondo il fattore sessimo. «Gli uomini — ha spiegato ancora Smith — vengono messi in posizioni dove possano migliorarsi e acquisire esperienza. Non vengono lanciate in posti dove ci si attende che abbiano successo per poi essere derisi». Inada, ad esempio, è stata spesso attaccata sui media e i social per i suoi gusti estetici e le sue scelte di abbigliamento più che per le sue decisioni politiche.

Tale processo di riequilibrio — nonostante la Womenomics di Abe — potrebbe richiedere ancora molti anni. Intanto saranno gli uomini a riprendersi il posto di ministro della difesa e di capo dell’opposizione e presidente del Partito democratico. Al primo in attesa del rimpasto di governo del prossimo 3 agosto, si trova ad interim il titolare degli esteri Fumio Kishida. Per il secondo sono in corsa due uomini, Seiji Maehara e Yukio Edano.

di Marco Zappa

[Pubblicato su East]