Giappone – All’ombra della Skytree

In by Simone

Il Giappone ha recentemente inaugurato il suo ultimo gioiello architettonico: la Skytree, una gigantesca antenna tv alta 634 metri. Costata 400 milioni di euro, va a modificare non solo la skyline di Tokyo, ma anche il tessuto sociale di San’ya, quartiere ghetto ora costretto ad un "nuovo sviluppo".
Il 22 maggio scorso, a quasi tre mesi dalla fine dei lavori di costruzione, la Tokyo Skytree ha aperto le porte ai turisti di tutto il mondo.

Quella che i giapponesi hanno battezzato “albero del cielo” sorge nel distretto di Sumida, nell’area est di Tokyo. A dispetto del nome dal sapore arcano, quasi mitologico, la Skytree non e’ nient’altro che un’antenna per le trasmissioni radio-televisive.

Progettata dalla Tobu Railways – una società ferroviaria privata della capitale – la Skytree è stata fortemente voluta da sei importanti emittenti televisive metropolitane e nazionali (NHK, Nippon Television, TV Asahi, TBS, TV Tokyo, Fuji Television e Tokyo Metropolitan TV) per migliorare l’emissione del segnale digitale terrestre nella città di Tokyo e nella regione del Kanto.

Alta 634 metri, è il secondo edificio più alto del mondo. Difficile che il segnale, da quell’altezza, sia ostacolato dai grattacieli che affollano il centro di Tokyo.

La torre “darà vita a un nuovo punto strategico per i trasporti, per il turismo e per le attività produttive nella zona Est di Tokyo; poi, di pari passo con la spinta allo sviluppo della comunità locale, essa contribuirà ad attrarre turisti di tutto il mondo nella città di Tokyo”, si legge nel sito dedicato all’ultimo e più recente orgoglio nazionale giapponese.

Un orgoglio da 40 miliardi di yen (poco più di 400 milioni di euro), che ha mandato in pensione la vecchia Tokyo Tower, costruita nel 1958 come torre di trasmissione del segnale radio-televisivo, e diventata, con il suo profilo da Tour Eiffel bianca e rossa, una delle più famose attrazioni turistiche del Giappone.

La Nuova Tokyo Tower (uno dei possibili nomi per la Skytree, prima che una votazione popolare ne stabilisse il nome definitivo) “veglierà gentilmente” dall’alto sulle vite degli abitanti dell’ immensa metropoli.

La sua struttura è a prova di incendio, tifoni, ma, soprattutto, è a prova di terremoto. Grazie a un particolare sistema di ammortizzatori innestati tra il pilastro centrale e la copertura esterna, la Skytree potrà assorbire al 50 percento l’energia delle oscillazioni e rimanere in piedi.

“Soprattutto in caso di disastri naturali, svolgendo la funzione sociale , propria di qualsiasi torre radio, di infrastruttura per le comunicazioni (…), essa contribuirà al miglioramento delle capacità di prevenzione dei disastri e fornirà sicurezza e tranquillità a tutta la regione”, si legge ancora sul suo sito internet.

Nel primo giorno di apertura circa 200 mila persone si sono riunite di fronte alle porte del Soramachi – il complesso commerciale su cui svetta la torre – per portare il primo saluto all’ “albero celeste”, il nuovo simbolo della capitale nipponica. Un’occasione unica per provare il brivido di salire sulle due terrazze panoramiche a 350 e 450 metri d’altezza.

Secondo la Tobu Railways, società di gestione della Skytree, entro la fine dell’anno la torre sarà visitata da 5,4 milioni di turisti, con in previsione una media di 2,7 milioni di visitatori all’anno per i prossimi trent’anni.

Tuttavia, luci LED – che forniscono l’illuminazione alla corazza esterna della Skytree–, sistemi antisismici di ultima generazione e centri commerciali non hanno completamente ipnotizzato il pubblico giapponese. In molti mettono in dubbio l’utilità del colosso d’acciaio, che sorge in una zona popolare e povera di Tokyo. Perché costruirla? Perché, soprattutto, costruirla così alta?

Non solo la skyline dell’area est di Tokyo è mutata. Anche il suo sistema economico ha già subito notevoli ripercussioni. Prima tra tutte, la crisi delle piccole attività commerciali locali.

Secondo l’ Associazione per il Welfare dei Lavoratori di San’ya, infatti,  "l’affitto degli spazi commerciali all’interno delle nuove strutture è troppo alto per gli esercenti locali”.

San’ya è da sempre un quartiere ghetto. Si trova poco a Nord di Asakusa, sul fiume Sumida. Un tempo abitato dai burakumin, i fuoricasta della piramide sociale giapponese, è oggi il quartiere-dormitorio di lavoratori giornalieri, disoccupati e senza tetto. Tutte fasce sociali colpite oggi dal “nuovo sviluppo” – come i giapponesi chiamano la riqualificazione – del quartiere.

In un’inchiesta apparsa su Japan Web Report and News nel gennaio 2011 era già stata segnalata una problematica legata alla costruzione della Skytree: l’assenza di manodopera residente nelle vicinanze.

San’ya, fino a tempi recenti, aveva infatti fornito lavoratori giornalieri alle grandi opere della capitale giapponese. La stessa Tokyo Tower fu costruita con la forza lavoro dei suoi abitanti, reclutati da cacciatori di teste inviati dalle ditte edili.

Nel caso della Skytree il general contractor ha deciso di affidarsi a ditte subappaltatrici e agenzie interinali. “Il sistema dei reclutatori è finito”, affermava uno degli intervistati disoccupato e senza tetto. San’ya è sempre più un fantasma del passato.

Con il quartiere di San’ya, anche la sponda del fiume Sumida è stata colpita dal “nuovo sviluppo”. Molte koya (casupole dei senza tetto) sono state smantellate e i loro abitanti (circa 500) allontanati.

Una volta che la Skytree sarà completata nessuno potrà stare qui” scrive, riportando le parole di una guardia, l’ Associazione per il Welfare dei Lavoratori di San’ya su un manifesto di denuncia postato online.

Anche l’attività di raccolta dei rifiuti come lattine e giornali, che forniva un minimo sostentamento giornaliero ai senza tetto dell’area, è stata proibita dalle autorità pubbliche. La presenza di guardie private è conseguentemente aumentata dando vita ad una situazione in cui il “povero scaccia l’altro povero”.

Eppure per la Skytree “si è mossa una quantità enorme di soldi”, scrivono sul loro blog i membri dell’ Associazione per il Welfare dei Lavoratori di San’ya. “Ci sono individui che si rallegrano a infilarsi quei soldi in tasca. A guadagnarci sono le grandi companies come la Tobu e il grande capitale in generale”.

Se la Skytree doveva portare un rinnovamento, un “nuovo sviluppo” per l’area nordorientale di Tokyo, probabilmente non sarà la popolazione locale che da anni vive in povertà a beneficiarne. Come spesso succede infatti “ciò che chiamano riqualificazione significa costruire nuovi e luccicanti edifici per richiamare turisti e ricchi”.

[Foto credit: gizmodo.com]

*Marco Zappa nasce a Torino il 3 gennaio 1988. Ottenuta la laurea triennale nell’ ateneo torinese, attraversa la pianura padana approdando a Venezia, dove si laurea in Lingue e Istituzioni Economiche e Giuridiche dell’Asia Orientale. Dopo un’esperienza di quasi un anno in Giappone, si trova a Pechino per vedere cosa c’è al di là del Mare (Giallo).