Necessario strumento di autosupporto per digerire i fraintendimenti e le inquietudini quotidiane. Quando ogni sforzo di dialogo interculturale cede davanti alla bieca logica capo-dipendente.
1 giugno 2010, 16:45
Fedeli alla linea!
Il nuovo non sembra troppo sveglio. È il tipico giapponese che ti risponde di sì a tutto lasciandoti la frustrante sensazione che non abbia risposto a nulla. A ogni cosa che gli ho proposto ha detto sì, ma non c’è stato un minimo di condivisione, non mi ha fatto capire realmente su cosa vuole scrivere, cosa gli interessa e cosa no.
Quel poco che ho capito mi ha preoccupato. Per esempio sui Mondiali: vorrebbe scrivere un pezzo, non so bene perché dall’Italia, sostanzialmente per descrivere lo stato d’animo dei campioni uscenti. Gli ho proposto un notizia appena uscita sulla visione in 3D delle partite, c’è anche la Sony di mezzo, mi pareva sensato. Lui ha detto: sì, sì, molto interessante, poi però mi ha chiesto di dargli tutte le news su quello che la gente dice dei mondiali… come se sui giornali ci fossero articoli con i commenti da Bar sport!
Mi sottopone a interrogatori abbastanza discreti che vanno da questioni più impegnative a cui dare una risposta sintetica è impossibile, almeno per me (come funziona la magistratura in Italia?) a interrogativi banali e perciò spiazzanti (è vero che agli italiani piace parlare di politica? Qual è il pasto più importante, la colazione, il pranzo o la cena? È vero che la gente va a casa per pranzo?)
Vorrei sprofondare la faccia nel pollo al curry che stiamo mangiando… perché, già, in tutto ciò, non sono riuscita ad affrancarmi per il pranzo. Lui fa esattamente tutto quello che fa il predecessore, esattamente perché lo faceva il predecessore. Finito il pranzo al ristorante cinese, mi chiede: “Come facevate con (…), prendevate il caffè, vero?”. Annuisco, e si va ordinatamente a prendere il caffè. Perché così vuole la tradizione.
*Lavoro per un giornale giapponese, ma in Italia. Non parlo giapponese, ma passo le giornate a discutere con un giapponese: il mio capo. Ne ho cambiati diversi, eppure molte questioni sono rimaste le stesse. Ce n’è una, poi, a cui proprio non so dar risposta: che ci faccio qui? (senza scomodare Chatwin per carità)