Corruzione ed età media. Il figlio unico non funziona più

In by Gabriele Battaglia

Invece di sorvegliare sull’applicazione della legge sul figlio unico, molte agenzie incaricate da Pechino intascavano i soldi delle multe senza versarli alle amministrazioni locali. E intanto la legge firmata Deng, appare sempre più anacronistica. La Cina infatti è oggi sempre più un paese di vecchi. Multavano e intascavano. In Cina starebbe per iniziare un grande giro di vite nei confronti delle agenzie incaricate dal governo centrale e da quelli locali di raccogliere le multe comminate a chi viola la pianificazione familiare, cioè la legge del figlio unico.

Un’inchiesta della Corte dei Conti in 45 contee di nove province, che si è svolta tra il 2009 e il 2012 e di cui emergono oggi i risultati, ha scoperto infatti che 1,6 miliardi di yuan (193 milioni di euro) delle cosiddette “tasse di compensazione sociale” sono stati riassegnati e spesi in violazione delle norme.

Legalmente, i soldi non appartengono né all’amministrazione locale, né all’agenzia incaricata di riscuoterli. Dovrebbero tuttavia finire nel budget dei governi locali ed essere destinate a coprire i servizi pubblici di cui, si presume, il “bambino in più” beneficerà nel corso della sua vita.

Secondo il principio dei vasi (in questo caso, uffici) comunicanti, venivano invece spesi altrimenti. In cinque contee dello Hunan, riportano i media cinesi, gli investigatori hanno per esempio scoperto che 23,9 milioni di yuan erano finiti in premi per il personale e attività di rappresentanza. Cinque stazioni di polizia dello Yunnan avevano speso 1,2 milioni di yuan in ricevimenti e nella manutenzione dei veicoli di servizio.

Dall’inchiesta sono emersi anche rapporti imprecisi sul numero di “bambini in più” presenti nelle famiglie e sulle multe effettivamente riscosse. In alcuni casi, i funzionari avrebbero invece comminato penalità più elevate rispetto a quanto prescritto.

Gli attivisti che si battono per l’abolizione della legge di pianificazione familiare stimano tuttavia che dai dati manchino almeno 16,5 miliardi di yuan (quasi 2 miliardi di euro) che, secondo i loro calcoli, rappresenterebbero i fondi di cui i governi locali non riescono a spiegare la provenienza. In questo caso, l’illecito emerso rappresenterebbe quindi solo un decimo di quello effettivo.

Lo scandalo non fa che aumentare le critiche verso una legge, quella di pianificazione familiare, che introdotta nel 1979 da Deng Xiaoping per controllare il boom demografico dei decenni maoisti e avviare le riforme economiche, appare ormai anacronistica.

Proprio in virtù della pianificazione familiare, la Cina ha infatti oggi esaurito il proprio dividendo demografico, quell’iniezione continua di forze fresche sul mercato del lavoro che le ha consentito una crescita record negli ultimi trent’anni. Non solo: l’evoluzione dei costumi ha fatto sì che molte famiglie, specie in città, abbiano ormai un solo figlio (o anche zero) per scelta e non per legge.

Fatto sta che la Terra di Mezzo va lentamente trasformandosi in un Paese di vecchi, in prospettiva proprio come l’Italia e il Giappone. Gli ultrasessantenni ammontano oggi a circa 200 milioni e si calcola che saranno più del doppio nell’arco di 40 anni. Ogni anno, sette milioni e mezzo di cinesi oltrepassano quota sessantacinque. Il Paese non ha ancora un sistema pensionistico e sanitario adeguato a questa mutazione demografica, anche se progressivamente si stanno introducendo modelli analoghi al sistema delle assicurazioni statunitense. 

I risultati dell’inchiesta sono stati resi noti un paio di settimane dopo la diffusione di una lettera aperta scritta da un gruppo di quattordici avvocati che chiedevano al National Audit Office di renderli pubblici. 

Wu Youshui , un legale dello Zhejiang che è tra i firmatari, aveva dichiarato al tempo di essere certo che il sistema di riscossione rappresentasse un “indiscusso abuso di potere e di corruzione”. Oggi dice che il rapporto conferma i sospetti circa “lo stato caotico della raccolta [delle multe]”.

[Scritto per Lettera43; foto credits: cityam.com]