Expo 2010: intervista a Nichi Vendola

In Interviste by Simone

Profezia laica, discorso amoroso, reciprocità e cooperazione. Parole adatte a descrivere stati d’animo, relazioni umane, processi storici. Eppure si possono usare anche in contesti in apparenza dissociati: ad esempio parlando di sostenibilità, economia, internet e multimedialità. Perché le nostre vite sono ormai legate a doppio filo alla tecnologia, alle sue pieghe economiche e sociali: basta comprendere che gli strumenti stessi sono permeati dalle modalità con cui l’uomo interagisce con essi, cambiandoli ed adattandoli. Farsi attraversare, viverli e accettarne le regole, sempre in mutazione: è una sorta di manifesto visionario di una nuova cittadinanza mondiale e il suo esponente di spicco è un politico italiano, Nichi Vendola.

E’ arrivato a Shanghai per celebrare le cooperazioni con alcune zone del Celeste Impero, mettendo sul piatto della bilancia i propri successi locali. Produzione eolica e solare (seconda in Europa solo ai lander tedeschi), sviluppo dell’impresa (purché riducano emissioni di veleni, si pongano in rete e siano in grado di innovare) leggi in grado di riconvertire produzioni inquinanti, salvaguardia dell’ambiente, copertura con pannelli solari di strutture ed edifici privati e pubblici e alcuni tesori poco considerati, come ad esempio l’acquedotto pubblico pugliese, conservato come bene pubblico senza svenderlo a imprese private estere, nonché i successi dell’azienda di Bari, la Fluidotecnica.

Con Vendola iniziamo una chiacchierata che prende pieghe sempre in bilico tra proposte di vita, futuro e ragionamento sul presente: «da un punto di vista culturale c’è un fraintendimento proprio sulla nozione di innovazione, si è sempre immaginato che fosse l’epifania del nuovo, si è fatta un’equazione tra innovazione e novità, utilizzando una retorica nuovista. Non credo le cose stiano in questi termini, anzi, perché l’innovazione a volte è l’epifania dell’antico. Innovare significa costruire una relazione forte tra impresa lavoro e saperi».

E’ una ventata di tecnologia, umanità e curiosità quella che porta Vendola a percorrere le aree del padiglione italiano, incontrare i giornalisti cinesi e celebrare la spinta innovativa delle politiche pugliesi, con un occhio anche al supporto al made in Italy, in grado di contrastare problematiche ecologiche enormi, come quella della Louisiana. Sarà un’azienda italiana a risolvere i problemi creati dall’incidente alla piattaforma petrolifera della British Petroleum.

E’ stato già allertato il ministero della Difesa, perché manca solo uno step e poi i macchinari della Fluidotecnica dovranno essere portati sul luogo. Un successo che pone l’attenzione sull’innovazione italiana e il modo in cui riuscire a intercettarla: «se l’impresa è stimolata ad essere pigra, fa fatica a raccogliere i fattori dell’innovazione, ovvero i giovani laureati e specializzati, ovvero l’inventiva intellettuale, la creatività. In Puglia abbiamo organizzato i distretti produttivi, gli abbiamo dato soldi a patto che si mettessero in rete, innovassero e ambientalizzassero gli apparati produttivi. Abbiamo poi i distretti tecnologici su argomenti più svariati, in grado di mettere in moto il trasferimento del valore aggiunto, spingendoli affinché sia l’innovazione la bussola della globalizzazione non lo sfruttamento umano e di risorse. Nella società civile per fortuna ci sono straordinari innovatori: non si tratta di  scoprirli, si tratta di metterli in condizioni di operare al meglio. Noi abbiamo semplicemente cercato di metterli in rete dandogli una scena pubblica su cui confrontarsi e una sponda istituzionale».

Si arriva dunque alla rete di cui Vendola propone una interpretazione in grado di dispiegare in pieno le sue migliori potenzialità: «siamo la regione che ha la più alta copertura di banda larga in Italia, il 97%. Stiamo lavorando per coprire il resto, ma affinché la banda larga sia veicolo di dialogo tra cittadini, amministrazioni e amministrazioni stesse. Ovvero i processi di informatizzazione come rottura delle barriere culturali, come abbattimento di quel muro invalicabile che rende il rapporto tra i pubblici poteri e i cittadini come una corsa a ostacoli.

Una chance per la democratizzazione della società: internet e la rete la viviamo così. Una piazza virtuale da connettere alla piazza reale: è un fatto straordinario perché nella rete c’è l’elemento decisivo del feedback, che completa quello emozionale del comizio. Nella rete il feedback è sul terreno della razionalità, si compie una circolarità del dialogo in cui ciascuno è fruitore attore del processo di costruzione di una polis che prima non c’era».

Cooperazione è la next thing della politica e non solo: «C’è una parola chiave del futuro, quella che seppellisce tutte le altre, compresa la parola partito: si tratta del termine, cooperazione». Su Internet Premio Nobel per la Pace, la battuta finale: «è una intelligente provocazione. Internet è uno strumento che solo illusoriamente si può controllare e quindi è destinato a veicolare domande di libertà».

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