Eurasia!

In by Simone

In Cina e Russia torna con forza l’idea di Eurasia. E se in Russia la questione è complessa, e molto politica, grazie alle spinte da destra, vedi l’ideologo fascista Dugin, in Cina la riflesssione è più economica e verte su elementi di natura commerciale. Come ha scritto su The Guardian, Robert Skidelsky, “quando il presidente Xi Jinping ha lanciato la sua iniziativa “nuova Via della Seta”, nel 2013, nessuno avrebbe dovuto essere sorpreso dal riferimento storico.
Più di due millenni fa”, spiega la Commissione Nazionale per lo Sviluppo e le Riforme della Cina, “il diligente e coraggiose popolo d’Eurasia esplorò e aprì diverse vie di scambi commerciali e culturali che collegavano le grandi civiltà dell’Asia, dell’Europa e dell’Africa, chiamate collettivamente dalle generazioni successive Via Della Seta”. In Cina, la storia antica è spesso richiamata per aiutare nuove dottrine”.

La teoria cinese che dovrebbe guidare questa nuova espansione economica si basa sul concetto di multipolarismo: ovvero, siamo di fronte ad un mondo in cui i centri di potere sono tanti, è finita l’epoca dell’Impero americano che regnava e combatteva i nemici ovunque. In ogni regione del mondo, nascono nuovi centri di potere economico e politico, e quindi “La nuova dottrina è il “multipolarismo”, l’idea che il mondo è (o dovrebbe essere) costituito da distinti poli di attrazione. Il contrasto è con la visione “unipolare” (cioè un mondo dominato dalla America o dall’Occidente)”.

La Multipolarità – scrive Skidelsky – “è un’idea politica, ma si tratta di più di semplici rapporti di potere. Respinge l’idea che ci sia un unico ideale di civiltà a cui tutti i paesi dovrebbero conformarsi. Le diverse regioni del mondo hanno storie diverse, che hanno dato ai loro popoli idee diverse su come vivere, governare se stessi e guadagnarsi da vivere. Queste storie sono tutte degne di rispetto; non vi è alcuna strada “giusta” verso il futuro”.

Cina e Russia sono attualmente portatrici di questa nuova dottrina politica, benché in modo diverso. Qui ci occupiamo di Cina e quindi non tratteremo le derive fascistoidi e imperialiste di questo discorso in Russia, benché proprio queste “deviazioni” costituiscono un argomento di estremo interesse in Cina, dove si discute in modo piuttosto animato al riguardo. Ci si chiede, in Cina, (si tratta di una minoranza di intellettuali, naturalmente) se queste idee che arrivano dalla Russia, finiranno prima o poi per “cozzare” con una visione cinese che sembra più propensa all’armonia, alla crescita di ogni paese, senza alcuna interferenza in altri.

A questo proposito ad esempio, è bene ricordare che per quanto la Cina abbia criticato la Nato e gli Stati uniti per la loro ingerenza in Ucraina, Pechino è sempre stata molto tiepida riguardo la politica russa nell’area, non potendo certo sostenere la riconquista della Crimea da parte di Mosca, avendo la Cina stessa al proprio interno situazioni a rischio (vedi Tibet e Xinjiang) ed essendo portatrice della teoria che non vuole interferenze negli affari interni di altri paesi. Così del resto la Cina si è sempre mossa ovunque.

Skidelsy, a mio avviso, spiega molto bene le ragioni cinesi riguardo questo concetto di “Eurasia”. Negli ultimi anni, scrive “l’arroganza occidentale è stata umiliata dalla crisi finanziaria del 2008-2009 e dalle catastrofi politiche in Medio Oriente. Allo stesso tempo, gli interessi dei due potenziali costruttori di Eurasia, Cina e Russia, sembrano – almeno superficialmente – convergenti”.

Del resto la Cina ha valide ragioni per rilanciare l’Eurasia. In primo luogo Pechino è stata costretta a cambiare il proprio sistema produttivo: “Il suo modello di crescita, basata in gran parte sulla esportazione di beni manufatti a basso costo per i paesi sviluppati è a corto di benzina. La stagnazione secolare minaccia l’ovest, accompagnato da un aumento del sentimento di protezionismo”. Ma la necessità di riequilibrare l’economia dagli investimenti e le esportazioni al consumo, “rischierebbe di causare seri problemi di politica interna per il partito comunista al potere. Il riorientamento con investimenti ed esportazioni verso l’Eurasia offre un’alternativa”.

[Scritto per East]