UPDATE – Esplosione suicida in Yunnan: 3 morti e 14 feriti

In by Simone

La prima attentatrice suicida del sud scuote la Cina, che torna ad interrogarsi circa il problema delle demolizioni forzate, temendo un’evoluzione nei metodi di protesta dei più disperati. Secondo loro morire non basta più. Bisogna anche uccidere. Intanto il bilancio sale a 4 morti e 15 feriti. (UPDATED)
12 maggio 2012 – Confusione su identità suicida

Secondo quanto riportato stamattina dal South China Morning Post, ci sarebbe confusione circa l’identità della persona che ha provocato l’attentato. Secondo le autorità infatti, si sarebbe trattatato di un uomo e non di una donna, come affermato subito dopo l’esplosione.

11 maggio 2012 – Update con rassegna stampa

Ieri, intorno alle nove di mattina (ora di Pechino) una donna si è fatta esplodere in un ufficio governativo di Baihetan, Zhaotong, contea di Qiaojia, nella regione meridionale dello Yunnan. La notizia è stata lanciata su Weibo da un giornale locale, il Doushi shibaoCity Times –  grazie ad una telefonata di un testimone oculare ad un giornalista del quotidiano.

Il bilancio è di quattro morti e quindici feriti, secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa governativa Xinhua, che cita anche la ricostruzione della testata di Kunming, capitale della provincia meridionale dello Yunnan.

Proteste violente e suicidi sono sempre più frequenti tra le persone che si vedono requisire la terra dai governi locali, ma questo sembra il primo caso di una attentatrice suicida donna che porta alla morte di altre persone.

L’attentatrice e due funzionari governativi sono morti sul colpo, mentre rimane sconosciuta l’identità della quarta persona deceduta. Le immagini che sono circolate online, mostrano soprattutto i detriti causati dall’esplosione, un corpo apparentemente senza vita e la folla di giornalisti e curiosi accalcatesi prima vicino all’edificio governativo e poi in ospedale.

Secondo quanto riportato da Xinhua, la donna si trovava in coda presso l’ufficio governativo di Zhaotong, dove stava trattando con un funzionario locale per ricevere un risarcimento dopo che l’amministrazione aveva deciso di demolire la sua casa per lasciare spazio ad una nuova autostrada.

Al momento di firmare i documenti, riferiscono testimoni all’agenzia di stampa governativa, la donna, che nascondeva cariche esplosive sotto i vestiti, si è fatta esplodere, morendo sul colpo. I feriti più gravi sarebbero stati trasportati all’ospedale di Kunming a causa delle gravi ferite riscontrate.

Il South China Morning Post di oggi cita l’avvocato e attivista Tang Jingling che è convinto che sia un episodio che segnerà una svolta nelle proteste. Le persone – secondo Tang – hanno ormai capito che “togliersi la vita non è più sufficiente per contrastare i bulldozer che distruggono i loro paesi d’origine”.

Il governo locale ha immediatamente aperto le indagini, ovviamente non è convinto della versione dell’attentatrice suicida e cerca un altro movente. Per esempio nell’instabilità emotiva della famiglia.

Ulteriori interviste ai residenti e ricerche sui media locali riportate dal quotidiano di Hong Kong, hanno messo in luce che un uomo che protestava contro le demolizioni forzate è stato ucciso due settimane fa e che i residenti si lamentano della brutalità delle autorità.

Secondo i media locali Ding Fachao, del vicino villaggio di Laodian, sarebbe stato portato via di forza il 17 aprile e il giorno seguente sarebbe risultato morto.

Si fanno sempre più frequenti le proteste per le requisizioni forzate di terre. Senza ricordare le proteste che hanno portato il villaggio di Wukan all’attenzione mondiale, mercoledì scorso una donna si è suicidata nel villaggiodi Yangji, sempre nella regione sudorientale del Guanzhou, per protestare contro la demolizione della sua casa.

L’anno scorso un uomo la cui casa era stata demolita per costruire un’autostrada aveva piazzato tre cariche esplosive di fronte ai palazzi governativi di Fuzhou, nel Jaianxi. Il bilancio era quello di sue morti e sei feriti.

Anche per questo la notizia di ieri è largamente circolata su Weibo, tanto che alcuni hanno definito l’attentatrice un’”eroina” e “una pioniera nei diritti dei lavoratori”.

L’avvocato Tang ha sottolineato al South China Morning Post che “conflitti di questo tipo si sono accumulati per lungo tempo, ma sono ora giunti a un nuovo livello […] Chi è completamente disperato ha deciso che non c’è altra via se non morire con chi gli fa torto”.

Zhang Jiang, professore di comunicazione della Beijing Foreign Studies University è convinto che la novità di un’attentatrice suicida farà tenere in maggiore considerazione dalle autorità cinesi le problematiche delle demolizioni forzate.

10 maggio 2012 – La notizia

Alle 9:30 di mattina ora di Pechino una donna si è fatta esplodere in un ufficio governativo di Zhaotong, contea di Qiaojia, nello Yunnan. La notizia è stata lanciata su Weibo da un giornale locale, il Doushi shibaoCity Times –  grazie ad una telefonata di un testimone oculare ad un giornalista del quotidiano.

Il bilancio per ora è fermo a tre morti e quattordici feriti, secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa governativa Xinhua, che cita anche la ricostruzione della testata di Kunming, capitale della provincia meridionale dello Yunnan.

Secondo quanto riportato da Xinhua, la donna si trovava in coda presso l’ufficio governativo di Zhaotong, dove stava trattando con un funzionario locale per ricevere un risarcimento dopo che l’amministrazione aveva deciso di demolire la sua casa per lasciare spazio ad una nuova autostrada.

Al momento di firmare i documenti, riferiscono testimoni all’agenzia di stampa governativa, la donna, che nascondeva cariche esplosive sotto i vestiti, si è fatta esplodere, morendo sul colpo. Il bilancio provvisorio conta tre morti – la donna e due impiegati dell’ufficio governativo – e quattordici feriti, quattro dei quali sono stati trasportati all’ospedale di Kunming a causa delle gravi ferite riscontrate.

Il governo locale ha immediatamente aperto le indagini, mentre torna alla memoria l’impressionante escalation di violenza che ha interessato la Repubblica popolare cinese proprio un anno fa: la stagione dei bombaroli che colpì le province del Gansu e del Jiangxi.