Dragonomics – Xi Jinping striglia i top manager delle aziende di stato

In by Simone

Il Partito conta più del consiglio di amministrazione. I top manager delle grandi aziende di Stato sono avvertiti. Il ruolo del Pcc è e resterà preponderate nella gestione. Il Partito sarà «radice e anima» delle società, ha chiarito il presidente cinese Xi Jinping in un incontro con i top manager delle aziende di stato, esortati a «cogliere l’opportunità unica» di questa situazione e a ricordare che un indebolimento di tale ruolo non sarà tollerato. L’occasione per la ramanzina è stata una rara riunione con i vertici delle aziende di stato, alla quale hanno partecipato anche il responsabile per il controllo ideologico, Liu Yunshan, lo zar dell’anti-corruzione, Wang Qishan, e il vice premier con delega agli affari economici, Zhang Gaoli. Presenze di peso in attesa che si completi la riforma del comparto messa in cantiere da Pechino, che nonostante i proclami sembra non progredire come si vorrebbe. Ma d’altra parte la stessa scelta di rafforzare e ricordare il controllo del Partito comunista sembra collidere con il proposito di concedere maggiore spazio di decisione e responsabilità ai board, con l’ intento di migliorarne l’efficienza e la redditività, premiando la produttività cui saranno legati parte dei bonus salariali dei manager. Negli ultimi otto mesi, per capirsi, le grandi aziende di Stato hanno limato i risultati e secondo quanto emerge da una recente nota di S&P sono più oberate dal debito rispetto ai privati.

Nell’ottica di Xi, le aziende pubbliche dovranno diventare campioni e fondamenta del socialismo con caratteristiche cinesi. Il processo di fusione e aggregazione, già lanciato mesi fa, servirà a ridurre il numero di società sotto la gestione dell’amministrazione centrale (oggi un centinaio) creando allo stesso tempo realtà che dovranno avere una propensione globale, marchi e brand capaci di competere a livello internazionale, sfruttando a loro favore iniziative come la One Belt One Road, il piano d’investimento per il rilancio della Via della Seta attraverso una rete di infrastrutture e logistica.

L’ultimo esempio in ordine di tempo è la presunta trattativa per la fusione tra ChemChina e Sinochem, un’operazione che farebbe nascere un gigante da 100 miliardi di dollari di ricavi l’anno tra prodotti chimici, fertilizzanti e petrolio. E ancora di recente, in campo siderurgico, c’è stata integrazione tra il gruppo Baosteel e Wuhan Iron and Steel Group (Wisco), capace di far nascere il secondo gruppo dell’acciaio al mondo, dietro ArcelorMittal.

Le aziende diventano quindi un prolungamento dell’azione del Partito comunista oltre i confini della Repubblica popolare. Il discorso di Xi, cui l’agenzia di informazione Xinhua ha dato particolare rilievo, precede di pochi giorni la riunione del Plenum del Pcc del prossimo 24 ottobre. Sarà quella in cui saranno decisi gli avvicendamenti all’interno dell’Ufficio politico e del più ristretto comitato permanente, che avverranno nel corso del congresso del prossimo autunno. Tema portante sarà la disciplina interna al partito, argomento che ha toccato in più ondate le stesse aziende pubbliche, prima nel settore energetico, poi nelle telecomunicazioni, infine nelle banche e nel mondo della finanza, portando alla caduta e all’esautorazione di diversi manager e funzionari. E quindi significativa la presenza di Wang Qishan alla riunione, quasi un ammonimento.

Con le parole di Xi, ha spiegato a Beijing News il professor Zhang Xixin, della Scuola centrale del Partito, il Pcc indica inoltre al management una nuova strada, che si discosta dall’iniziale modello di governance aziendale ispirato ai canoni occidentali. Un percorso che più in generale il Pcc sta portando avanti in campo ideologico, cercando una propria via cinese e distaccandosi da tutti i sistemi di pensiero arrivati dall’Occidente.