Dragonomics – Destinazione Antartide

In by Simone

Scordatevi il silenzio dei ghiacci. Il continente bianco sta diventando una meta ambitissima per i turisti cinesi e da più parti – anche dalla stessa comunità scientifica del Dragone – si moltiplicano gli appelli affinché Pechino stili dei regolamenti per disciplinare i ruspanti connazionali in vacanza, specie nelle aree ecologicamente sensibili. L’agenzia Nuova Cina segnala che durante il capodanno lunare, un gruppo di oltre cento turisti ha visitato la stazione antartica cinese “Grande Muraglia”, che si trova sull’isola di Re Giorgio, vicino al Cile. Il personale dell’installazione ha dovuto far fronte all’invasione alla bell’e meglio, mentre gli scienziati non sapevano bene come continuare le proprie attività, riporta Xinhua.

La Cina sta diventando uno dei mercati in più rapida crescita per il turismo antartico, dicono gli esperti del settore. Più di 2.300 cinesi continentali – alcuni dei quali disposti a pagare fino a 500mila yuan (oltre 60mila euro) – ha visitato il “continente bianco” tra novembre 2011 e marzo 2012, intervallo che corrisponde alla stagione turistica.
Il turismo antartico nacque ufficialmente nel 1958, quando una nave argentina, Les Eclaireurs, portò a spasso tra i ghiacci cento passeggeri paganti. A quell’epoca, la Cina era in altre faccende affaccendata, alle prese con comuni popolari e Grandi Balzi in Avanti, il turismo era di là da venire. Se nel 1990 il totale dei visitatori fu di circa 5mila persone, oggi si viaggia sulle 35mila a stagione. Il trattato antartico del 1959 riconosce il turismo come attività legittima e fa riferimento alla tutela dell’ambiente, ma non fornisce indicazioni in merito. La Cina vi ha aderito nel 1983, ma nessun Paese partner ha specifiche indicazioni su come limitare l’impatto ecologico dei propri turisti.

Tuttavia, il problema è diventato improvvisamente d’attualità quando una nave russa, la Shokalskiy, è rimasta incastrata nei ghiacci lo scorso 24 dicembre. Cercando di tirarla fuori, la rompighiaccio cinese Xue Long è rimasta essa stessa intrappolata. Alla fine sono riuscite in qualche modo a uscirne, proprio mentre un’altra nave, la statunitense Polar Star, stava accorrendo in soccorso. Troppo traffico, troppa gente, lamentano naturalisti e ricercatori, dopo avere scoperto che i passeggeri sulla nave russa erano per una buona metà “paganti”, cioè turisti, in quella che appare come una “spedizione scientifica” molto sui generis.

L’impatto dei cinesi, inutile dirlo, spaventa, perché aumentano più velocemente degli altri. Due anni fa, la International Association of Antarctic Tour Operators non calcolava neppure la Cina. Oggi, la crescita esponenziale di turisti che dal Celeste Impero si dirigono verso i ghiacci è contenuta solo dal fatto che le agenzie non sono ancora in grado di soddisfare la domanda, dice Hu Huamin, operatore di Pechino. C’è da scommettere che la soddisferanno in fretta.
Se durante la recessione globale il turismo antartico è diminuito, l’anno scorso è di nuovo aumentato di circa il 30 per cento, mentre il numero dei turisti cinesi è più che raddoppiato. La Cina ha superato il Canada al quinto posto della speciale classifica, dietro gli Stati Uniti, la Germania, l’Australia e la Gran Bretagna.

Il numero di cinesi che viaggiano all’estero è raddoppiato tra il 2005 e lo scorso anno, raggiungendo gli 83 milioni, secondo l’Organizzazione Mondiale del Turismo, l’agenzia competente delle Nazioni Unite. Così, nel 2013 sono anche diventati quelli che spendono di più, con 102 miliardi di dollari in viaggi di piacere all’estero. La Germania è al secondo posto con 83,8 miliardi, gli Usa a ruota con 83,7. Entro il 2015, la spesa globale dei turisti cinesi potrebbe quasi raddoppiare di nuovo, raggiungendo i 194 miliardi, secondo una stima di Morgan Stanley.
Con la crescita del ceto medio, sempre più si cerca l’esperienza esclusiva, invece dell’intruppamento, in qualche scontatissimo “scenic spot”, dietro una guida strillante nel microfono. Quanto poi sarà esclusiva l’Antartide in futuro, resta da vedere. Si calcola che entro il 2020, il 54 per cento delle famiglie urbane della Cina – 225 milioni di persone – sarà in una fascia di reddito che può garantire un viaggio nel continente bianco: del resto, quelli più economici costano “solo” tra i 180mila e i 190mila yuan (tra i 20 e i 24mila euro).

[Scritto per Lettera43]