Dieci anni di Wto – Intervista a Long Yongtu

In Interviste by Simone

Long Yongtu è il responsabile del team che mantiene i rapporti tra Cina e Wto. La sua determinazione e la sua caparbietà nelle negoziazioni lo hanno fatto splendere di luce propria all’interno della comunità internazionale economica e finanziaria. A quasi dieci anni dall’entrata della Cina nel Wto, il Global Times lo intervista.
Long Yongtu è il responsabile del team di negoziatori cinesi con il Wto. Il 16 settembre il Global Times ha proposto una sua intervista, nella quale il carismatico Long ha annunciato quali saranno i correttivi economici e le esigenze cinesi in seno al Wto nei prossimi dieci anni. La Cina aprirà ancora di più la propria economia cercando di tutelare gli investimenti stranieri nel proprio territorio, attribuendo però grande importanza allo sviluppo del mercato domestico in cui si concentrano le piccole e medie imprese locali. A dicembre del 2011 saranno celebrati i primi dieci anni della Cina nel Wto, e Pechino guarda già avanti: «la nostra entrata al Wto, ha specificato Long, ha aiutato il paese a diventare forte economicamente. La nostra crescita però, ha finito per giovare all’economia mondiale nel suo complesso».
Secondo Long, innanzitutto, la Cina ha mantenuto le promesse fatte al momento dell’entrata nel Wto: i risultati economici lo confermerebbero. Il valore commerciale della Cina è oggi di circa tremila miliardi dollari, ben sei volte superiore a quello del 2001 quando entrò a far parte del WTO. Gli investimenti diretti esteri hanno superato per la prima volta nel 2010 i cento miliardi di dollari, rendendo la Cina il secondo paese al mondo al mondo per investimenti diretti esteri dopo gli Stati Uniti (un dato, sottolineano al Global Times, confermato dalle statistiche della Conferenza delle Nazioni Unite su commercio e sviluppo).
«Con un’economia forte e l’aumento di fusioni e acquisizioni di aziende cinesi sui mercati esteri, gli investimenti in uscita sono cresciuti ad una velocità senza precedenti, salendo a 68 miliardi di dollari nel 2010, quasi 23 volte i tre miliardi di dollari del 2001».
Infine, ha sottolinea Long, «entro il 2010, la Cina ha realizzato il proprio impegno a ridurre la tariffa per i prodotti industriali e dei prodotti agricoli all’8,9 e al 15 per cento, come concordato al momento della sua adesione al Wto».
Nel corso dell’intervista Long ha proposto un vero e proprio bilancio di questi dieci anni, puntando sui progressi fatti dalla Cina rispetto all’apertura del proprio mercato, implicitamente appoggiando il recente discorso del premier Wen Jiabao in cui veniva chiesta a gran voce il riconoscimento della Cina come economia di mercato.
«In termini di apertura del mercato, l’industria automobilistica è un buon esempio, ha dichiarato Long. Le auto oggi in Cina, non sono più proprietà di pochi, bensì di molti. Si tratta di un grande conforto per me, sapere che molta parte della popolazione ha beneficiato dei cambiamenti politici ed economici di questo paese». La Cina ha superato gli Stati Uniti ed è diventata il più grande mercato di auto al mondo nel 2009. Nel 2010, la produzione e la vendita di auto ha superato i 18 milioni di unità. In media, oggi in Cina, c’è una macchina ogni 17 persone (in India una ogni 56 persone). Un mercato di cui hanno beneficiato in gran parte marchi stranieri.
Long si è anche espresso su questioni finanziarie, cercando di spiegare le necessità cinesi: «Guardando indietro, ci rendiamo conto che la riforma finanziaria sarebbe potuta essere più rapida». A rallentare l’apertura e il rischio di speculazioni considerate rischiose c’era l’esempio di fine anni 90 quando le tigri asiatiche (Taiwan, Corea, Giappone) si rivelarono tigri di carta, perché esposte agli attacchi speculativi senza poter porre alcun rimedio. «Quando contrattammo, ha ricordato Long, abbiamo stimato che le banche straniere e le assicurazione avrebbero potuto avere una quota di mercato tra il 10 e il 15 per cento in Cina entro 10 anni».
Oggi in Cina ci sono 338 banche straniere e  insieme detengono meno del due per cento del totale delle attività finanziarie del paese. «La loro quota di mercato è troppo bassa – ha detto Long – guardando indietro, abbiamo creato troppe restrizioni».
L’intenzione cinese, a parole, risponde quindi alle esigenze internazionali, ovvero allargare le possibilità di investimenti stranieri in Cina. L’importante, ha sottolineato Long al termine dell’intervista, è garantire la trasparenza di ogni manovra: «il principio del win-win, comunque vada vinci, è più importante di irragionevoli scontri e competizioni regionali che devono essere evitate anche perché sono contro il principio di concorrenza leale del Wto».

[Scritto per Lettera43]