Il piccolo timoniere, artefice di quella che alcuni storici hanno definito la “seconda rivoluzione cinese”, è il protagonista indiscusso degli anni ottanta. Fu lui a lanciare, con l’intento di affermare la propria linea politica, la cosiddetta “primavera di Pechino”, e favorire il dibattito politico che sfociò poi nelle manifestazioni di piazza Tian’anmen, della cui repressione si assunse direttamente la responsabilità.
Impegnato in una difficile rielaborazione ideologica che avrebbe dovuto coniugare economia di mercato e sistema socialista, Deng Xiaoping si è sempre trovato a dover mediare tra l’ala riformista del partito e quella conservatrice, in un equilibrismo che a seconda delle necessità lo vedeva favorire ora una parte, ora l’altra. Quando subito dopo la morte di Mao e l’arresto della Banda dei Quattro l’ala sinistra all’interno del partito era ancora piuttosto forte, rappresentata da Hua Guofeng alla carica di primo ministro, si fece sostenitore dell’ala riformista favorendo l’ascesa di Hu Yaobang e Zhao Ziyang. Intanto il dibattito politico procedeva, e la nuova ideologia cercava di trovare una sua legittimità.
Il problema della riforma politica venne presto a galla, naturale sviluppo di una rielaborazione così profonda e allo stesso tempo senza solide basi teoriche. Mettere in discussione il sistema politico rappresentava una minaccia insostenibile per il partito e per la linea di Deng Xiaoping che per quanto si fosse sforzato di elaborare concetti nuovi come “stato iniziale del socialismo”, non era in grado di dare una risposta concreta ad un problema che il mutato sistema economico inevitabilmente poneva.Le manifestazioni di piazza scoppiate non solo per rivendicare riforme politiche, ma legate anche a contingenze economiche sfavorevoli, nonché al dilagare della corruzione all’interno del partito, si fecero estremamente pericolose, e il sostegno che trovavano all’interno di alcuni settori del partito non poteva essere tollerato.
La nuova politica economica si era ormai affermata e sviluppata largamente, la necessità non era più quella di trovare sostegno a questa linea, ma piuttosto riaffermare il potere e l’autorità del partito. Entrano così in scena i carri armati e l’era di Deng Xiaoping si chiude con un trionfo, sancito definitivamente dal XIV congresso di Partito nel 1992 quando la sua “teoria” viene inserita all’interno dello statuto del Partito, al fianco della dottrina marxista-leninista e del pensiero di Mao Zedong, come elemento nuovo dell’ideologia guida del Partito.