Da Sunzi al Combat Games

In by Simone

In questi giorni (dal 28 Agosto al 4 Settembre) Pechino ha ospitato la prima edizione dei Combat Games, organizzati dalla SportAccord, sigla che riunisce le federazioni internazionali dei cosidetti sport minori.

Non poteva non essere la Cina, storicamente patria delle arti marziali, ad ospitare la prima edizione di quello che si propone come principale evento sportivo internazionale nell’ambito degli sport da combattimento.
Tredici le discipline in gara, di cui almeno otto sono riconducibili, direttamente o indirettamente, alla tradizione marziale e culturale cinese: wushu (taolu e sanda), judo, aikido, jujitsu, sumo, kendo, thai boke, kickboxing, pugilato, shuaijiao (lotta), sambo, karate, taekwondo.

Ma in cosa consiste questa tradizione? E soprattutto a quando risale?
Sebbene la maggior parte delle discipline sopra menzionate siano state codificate tra il XIX ed il XX secolo e vengano convenzionalmente associate ad un caposcuola fondatore, esse si inseriscono in un lungo processo di sviluppo iniziato agli albori della civilta’cinese.

Al principio si elaborarono i primi trattati militari, tra i quali il piu’ famoso e’ sicuramente l’“Arte della guerra” di Sunzi, che risale al periodo degli stati combattenti (V secolo a.C.), in epoca Han si registra per la prima volta la pratica di una lotta rituale, suwu, da cui, secondo quanto ricostruito dagli storici, sarebbe derivata la lotta libera di epoca Song (xiangpu, lettura cinese del composto che in giapponese indica il sumo) e presumibilmente anche lo stesso sumo giapponese.

L’epoca Song e’ importante in quanto nel X-XII secolo vennero istituti gli esami per i militari, sia pratici sia teorici, per la promozione alle alte cariche dell’esercito, che favoriranno da un lato il recupero dei testi classici di strategia militare, dall’altro promuoveranno l’elaborazione di nuovi trattati. Nello stesso periodo comincia inoltre un processo di diffusione delle arti marziali, inizialmente solo all’interno dei ceti piu’ abbienti delle citta’ ed in un secondo momento anche tra la popolazione delle campagne.

Nel corso della dinastia Yuan, la lotta libera entra in una nuova fase di sviluppo: risale infatti a questo periodo lo shuaijiao, la lotta mongola, da cui si ritiene siano derivati il jujitsu, prima, ed indirettamente il judo, poi. Tuttavia l’epoca Ming che va dal XIV-XVII secolo, rappresenta l’apice della tradizione marziale cinese: si registra infatti in questo periodo una ricca produzione di manuali per l’addestramento dei militari e trattati di strategia, oltre a testi specifici sull’uso delle varie tipologie di armi. Questi testi rappresentano la base teorica per gran parte delle arti marziali sviluppatesi in estremo oriente nei secoli a seguire.

Tra la fine della dinastia Ming e gli inizi della dinastia Qing, nel XVII secolo, le arti marziali lentamente si fondono con le pratiche psicofisiche di coltivazione del corpo e dello spirito di derivazione taoista.

Sempre nello stesso periodo, le arti marziali assorbono concetti e teorie mediati dalle varie correnti filosofiche, assunte come base filosofica dai cosiddetti stili tradizionali di wushu. Nel corso del XVIII e XIX secolo il processo di diversificazione dei vari stili prosegue, fino a giungere a compimento nei primi decenni del XX secolo, e proprio da quel momento in poi le discipline marziali entrano in una nuova fase di sviluppo: gran parte di esse ha infatti assunto una dimensione sportiva, in risposta alle nuove sfide della societa’ moderna.