Può esistere una collaborazione tra tibetani e uighuri?

In by Simone

Non troppo tempo fa, in un incontro organizzato dal Presidente della repubblica ceca, il Dalai Lama e Rebiya Kadeer si sono stretti la mano, all’interno di un convegno teso a esplorare "la pace, la democrazia e i diritti umani in Asia". Con foto conseguenti e opinione pubblica internazionale a sostenerli, il fatto è bastato a fare scattare campanelli d’allarme agli osservatori cinesi. Possibile, si chiede il Quotidiano del Popolo, una collaborazione tra le due istanze indipendentiste di Tibet e Xinjiang?

Le due cause, anche nel mondo occidentale, non sono considerate alla stessa stregua. Più noto e stra noto l’impegno del Dalai Lama, meno conosciuta invece la causa uighura, da sempre. Il Partito Comunista cinese, nel tentativo di redimere il problema, prova a esplorare le possibilità di una rischiosa alleanza tra la causa tibetana e quella uighura, analizzando affinità e differenze tra i due nemici dell’integrità territoriale cinese. Tre potrebbero essere le ragioni di una pericolosa collaborazione tra le forze separatiste, a detta degli analisti del Partito Comunista Cinese.

In primo luogo, entrambi condividono un terreno comune: "vogliono separare la Cina alla ricerca dell’indipendenza o di una indipendenza mascherata. Questa è la ragione principale per la possibile collaborazione tra le due forze. Il Dalai Lama e la Kadeer hanno lo stesso obiettivo: dividere la Cina. Anche se non osano ammetterlo pubblicamente hanno un tacito accordo su questo punto". In secondo luogo, entrambi hanno la capacità di manipolazione: “dietro le quinte, sanno raccogliere anche i sentimenti anti cinesi degli occidentali. Sono inoltre in grado di porre all’attenzione dei media mainstream "hot news" per mettere in difficoltà la Cina”.
Infine, essi hanno in comune la possibilità di presenziare a conferenze, forum e porsi come i difensori della pace, democrazia e diritti umani agli occhi dell’opinione pubblica internazionale.

Esistono naturalmente delle differenze, osservano gli editorialisti del Quotidiano del Popolo: “il Dalai Lama è favorito dal mondo occidentale , descritto dalle agenzie come un leader "spirituale" o "maestro spirituale". Fin da bambino, ha ricevuto una formazione occidentale e ha mantenuto stretti contatti con la borghesia occidentale, fin dal suo esilio all’estero negli anni 1950. Egli sa come far fronte ai valori occidentali e sa adattarsi per soddisfare le esigenze del mondo occidentale conducendo sofisticati e furbi spettacoli politici. Ad esempio, egli nasconde le sue reali intenzioni con i valori occidentali come "diritti umani, della democrazia e della libertà", al fine di ottenere il riconoscimento da parte della comunità occidentale alla propria causa”. La Kadeer invece, ha uno share largamente inferiore a quello del Dalai Lama in termini di influenza nel mondo occidentale e lo riconosce anche il Quotidiano del Popolo.

Inoltre, le due istanze indipendentiste hanno modi diversi di agire nonché di esprimersi.  Anche se alcuni all’interno del Tibetan Youth Congress (TYC) non disdegnerebbero gesti di violenza, “il Dalai Lama ha sempre descritto se stesso come un "leader spirituale" del buddismo tibetano e un fautore di pace. La sua immagine, quindi, potrebbe risultare danneggiata dalla vicinanza con chi invece effettua azioni violente per raggiungere il proprio scopo”.

Pertanto, conclude il Quotidiano del Popolo, più che di collaborazione, si potrebbe parlare di cooperazione tra le due forze, come dimostrerebbe una lettera del congresso uighuro al Dalai Lama per proporre un appello comune anticinese. In ogni caso, per la Cina, un rischio di cui tenere conto.