Cinema per i minggong

In by Simone

Sono radunati come ogni sera, in una piazzetta non lontano dal cantiere sul quale lavorano 10 ore al giorno, aspettano di aprire gli occhi sul mondo e di concedersi il solo momento di distrazione di una giornata fatta di sforzi e sofferenze. Sono gli operai migranti che lavorano alla costruzione della torre nuova sede della tv di stato CCTV, i primi beneficiari delle politiche sociali che la Municipalità di Pechino ha messo in atto per la popolazione flottante, migliaia di braccia che invadono i cantieri e contribuiscono alla costruzione della modernità.

Qui, nel distretto di Chaoyang, quello più sviluppato della città, il governo locale finanzia il cinema all’aperto dei minggong (lavoratori migranti): uno schermo gigante, vecchie pellicole e volontari per la gestione del programma. « Il cinema è importante per gli operai perché è la loro sola distrazione, a parte il lavoro la loro giornata è vuota » spiega Feng Qian, il direttore del cinema. Più di 500 vi si ritrovano ogni sera per assistere alle proiezioni di film d’annata che raccontano storie d’amore o episodi della guerra contro il Giappone, della Lunga Marcia e della fondazione del paese, scelti fra le 1000 pellicole a disposizione. I divertimenti sono troppo cari in città, non possiamo permetterci il teatro o il cinema al chiuso e nei nostri dormitori non abbiamo neppure la televisione per passare il tempo » dice un operaio della regione dell’Henan. Gli fa eco un altro, entusiasta del progetto. « così occupiamo il tempo imparando qualcosa, visto che molti di noi non sono neppure mai andati a scuola ».

A decidere il programma è il proiezionista, operaio come gli altri ma che ha seguito un corso di formazione sponsorizzato dal municipio locale e ora è diventato il demiurgo delle serate operaie. « Lavoravo sul cantiere della torre della televisione, quando il Dipartimento del cinema di Chaoyang cercava dei proiezionisti io mi sono offerto volontario e ho seguito il corso di formazione- racconta Wang Changli- fin da piccolo sono sempre stato appassionato di film ». L’esperimento, portato avanti già da 3 anni, è un successo e un modello da replicare anche negli altri distretti della capitale.

Abituati a lavorare 10 ore al giorno sui cantieri, a vivere in baracche di lamiera costruite di fianco al luogo di lavoro, e spaesati in una realtà, quella urbana, che contrasta con la povertà delle loro campagne di origine, i lavoratori migranti sono diventati l’oggetto delle attenzioni dei governi delle grandi città. Soltanto a Pechino essi hanno superato la soglia dei 5,1 milioni, e in tutto il paese sono un esercito di 200 milioni. Nei luoghi in cui arrivano alla ricerca di un lavoro meglio pagato di quello in campagna sono spesso accusati di portare la criminalità e alimentare la malavita. Per questo oltre all’aumento dei controlli e alle proposte di sgombero per gli illegali, le città hanno scoperto l’arma delle politiche sociali. Cinema, ospedali o scuole per i figli al seguito meglio rispondono ai principi di società armoniosa voluti dal governo, con il vantaggio di attirargli addirittura le simpatie dei meno favoriti dallo sviluppo economico.