Cina – La marijuana e la medicina tradizionale

In by Simone

Una storia ragionata della cannabis in Cina. Usata già nel III millennio a.C., la marijuana è stata parte integrante della medicina tradizionale cinese e per lungo tempo è stata associata all’agopuntura. Nella Repubblica popolare di oggi, invece, è solo una droga e come tale viene combattuta. Con tutte le complicazioni che il proibizionismo porta con sé.
La medicina tradizionale cinese ricorre ad un’ampia gamma di pratiche curative antiche più di 5mila anni. Questo tipo di medicina è ancora molto presente; è molto facile, infatti, incorrere tutt’ora in una farmacia tradizionale. Persino nelle farmacie degli ospedali ci son due reparti e due differenti sportelli, uno dedicato alla medicina occidentale e uno a quella cinese.

La principale differenza tra i due approcci si riscontra nel fatto che noi occidentali ricorriamo alle medicine quasi esclusivamente per curarci, mentre i cinesi lo fanno abitualmente, focalizzandosi sulla prevenzione. La medicina tradizionale include erbe mediche, massaggi (tui na), esercizi (tai chi), agopuntura e terapie dietetiche.

Molti conoscono o hanno sentito parlare di agopuntura, ma in ben pochi sono a conoscenza della sua connessione, e del suo lungo matrimonio con la marijuana. La cannabis (麻 lett: canapa, cannabis, intorpidimento) ha, infatti, una lunga storia legata alla medicina tradizionale cinese. E’ annoverata tra le 50 “fondamentali” erbe mediche, veniva prescritta per il trattamento di diversi sintomi ed era utilizzata persino dall’imperatore Shen Nung, appassionato di farmacologia.

Secondo un’antica leggenda cinese, l’imperatore Shen Nung (2700 a.C. circa) scrisse un opera di trattamenti, il primo ad includere i benefici legati all’uso della marijuana, e la accettò spesso anche come pagamento di debiti o tributi. Interessato allo sciamanesimo, studiò le proprietà delle piante cinesi, testandole anche su stesso. Si dice infatti che un giorno divenne verde paonazzo e morì dopo una pozione che si era somministrato. Nel suo testo raccomanda degli elisir di canapa come dei the di fiori e foglie.

Nel 1 d.C. venne completato il “Pen Ts’ao Ching” (trattato medico, la cui prima stesura si fa risalire proprio a Shen Nung) anche conosciuto come la più antica farmacopea del mondo. Qui la canapa è raccomandata per più di cento disturbi, tra cui la gotta, la malaria e i reumatismi. Secoli più tardi numerosi testi cinesi la consigliarono invece per il trattamento di emorragie, infezioni, parassiti e vomiti.

In seguito, Hua Tuo (140-208 d.C.) venne accreditato come la prima persona ad aver usato la cannabis come anestetico. Il termine cinese per “anestesia” (麻醉mázuì) è infatti composto da il primo carattere che significa “cannabis” e dal secondo che significa “intossicazione”. Hua Tuo era anche un chirurgo e praticò diverse operazioni servendosi di questo anestetico combinato con l’agopuntura per il controllo del dolore. Sperimentò diverse tecniche tra cui l’essiccazione e lo sbriciolamento della pianta, mischiandola con il vino per somministrazioni interne ed esterne.

L’accostamento tra agopuntura e marijuana crea un interessante binomio. L’agopuntura è spesso accompagnata dalla moxibustione, ovvero l’utilizzo di artemisia come incenso, bruciato vicino alla pelle o rollato in un sigaro per concentrare la fonte di calore. Un carattere cinese con cui si fa spesso riferimento all “agopuntura” (针灸zhēn jiǔ) significa letteralmente “agopuntura-moxibustione”.

Numerosi ricercatori che leggono e interpretano i testi antichi ci illustrano come i sigari fossero tradizionalmente avvolti in artemisia solo nella parte esterna che racchiudeva il ripieno, composto invece di cannabis. E’ inutile che voi, hippie del terzo millennio approdati a Pechino, scandagliate tutte le farmacie tradizionali della zona, perché oggi sia la parte interna che esterna del sigaro sono entrambi composti di artemisia.

Molti dottori cinesi facevano addirittura inalare o fumare i propri pazienti prima del trattamento, perché convinti che i principi attivi avessero proprietà curative capaci di stimolare il movimento dell’energia interiore (qi) prima dell’inserimento degli aghi.

Questa teoria potrà sembrarvi campata in aria, eppure, si tratta di una teoria dai benefici provati scientificamente. Le ricerche dimostrano come l’agopuntura lavori a stretto contatto con il sistema endocannabinoide, proprio come la cannabis. Per chi non studia chimica, biologia o medicina è un po’ complesso da capire, ma cercherò di semplificare il concetto all’osso. I ricettori cannabinoidi più studiati sono i recettori CB1 e CB2. I ricercatori europei nel 2011 hanno concluso che: “i risultati dimostrano come l’elettro-agopuntura riduca i dolori infiammatori … attraverso l’attivazione dei recettori CB2”.

Tuttavia, se nell’antichità cinese la cannabis era riconosciuta per le sue proprietà curative, oggi, è etichettata come droga e miete numerose vittime. Sono per lo più vittime di leggi repressive e di sostanze chimiche con la quale l’erba è trattata, piuttosto che vittime della canapa in se. E se prima la marijuana era una rinomata erba medica, oggi in ben pochi, in Cina, sanno cosa sia. Il motivo pare essere scontato, tuttavia non ancora certo. Nonostante venisse usata come farmaco, i cinesi si opposero moralmente a qualsiasi droga utilizzata per puro “piacere”, e le guerre dell’oppio ce lo hanno dimostrato.

Oggi la cannabis è illegale in tutta la Cina continentale. Molti sono stati i condannati a morte per aver trafficato questa sostanza in grandi quantità, eppure, gran parte della popolazione cinese non è a conoscenza di cosa la marijuana realmente sia, dei suoi effetti, della sua forma o del suo odore.

Questo non scoraggia comunque i mercati illeciti. Sul web ormai è possibile trovare siti interamente dedicati a come reperire ogni tipo di droga nel mondo, con forum altamente specializzati. Tra Shanghai e Pechino di solito delle bustine da 8-10 grammi costano intorno ai 500-600 RMB (70 € circa). Ma nel Sud-Ovest della Cina, come per esempio nello Yunnan, dove il costo della vita è notevolmente inferiore e la canapa cresce naturalmente, il prezzo è molto ridotto.

Oltre al rischio di carcere, espulsione e pena di morte, chi acquista marijuana in Cina oggi rischia diversi effetti collaterali legati alla salute, tutt’altro che curativi. Numerosi consumatori abituali di cannabis, sul forum di UKCIA, raccontano di aver recuperato dell’erba “contaminata” dai pusher per le strade, spesso tagliata con fibra di vetro o altre sostanze, che gli hanno causato forti mal di testa, afte, mal di gola e bronchiti.

Secondo il Belfast Telegraph l’organizzazione Crosscare in qualche giorno ha ricevuto circa 20 chiamate da consumatori abituali che lamentavano gravi infiammazioni o infezioni polmonari. Questa ricaduta del proibizionismo accade anche in Italia, basti ricordare il caso del quindicenne morto in un liceo romano dopo aver fumato una canna alla ricreazione, un caso che molti hanno ricondotto agli effetti letali della cannabis, volutamente ignorando che all’interno dello spinello fossero state rinvenute tracce di crack.

Quello tra medicina tradizionale cinese, agopuntura e marijuana è un amore lungo migliaia di anni, che ha subito un divorzio improvviso e nell’indifferenza generale, in un tempo ancora da stabilirsi. Oggi sempre più pratiche non convenzionali, sono entrate a far parte dell’immaginario collettivo persino in occidente, grazie anche ai numerosi riscontri empirici sui loro benefici. Ed è qui che pratiche mediche sciamaniche, tradizionali e antichissime incontrano il favore della scienza, ribaltando completamente l’evoluzione di numerosi diverbi etici.

*Gian Luca Atzori è nato a Ghilarza (OR) il 22/11/1989. Diplomato al Liceo socio-psico-pedagogico "G. Galilei" di Macomer. Ho studiato presso la BFSU (Beijing Foreign Student University) e sono laureato alla Facoltà di Filosofia, Lettere, Scienze Umanistiche e Studi Orientali dell’Università di Roma "La Sapienza"nell’anno accademico 2011-2012 nell’ambito delle Religioni e Filosofie dell’India.