Xi Jinping era stato molto chiaro: il Partito deve riprendere il pieno controllo della vita culturale del paese e gli artisti devono tornare a svolgere un ruolo politico e sociale, concentrandosi su questioni rilevanti, lasciando perdere l’arte per l’arte e tutto quanto è «volgare». Il risultato? Condannato l’autore di un documentario sulla costituzione cinese.
Si è trattato chiaramente di una chiamata alle armi, molto rischiosa a causa della vitalità della società cinese, ma che segna un momento rilevante nella leadership di Xi. Quest’ultimo, dopo aver raccimolato più potere di ogni suo predecessore, ha infatti virato verso un autoritarismo che non poteva dimenticare le arti e la cultura.
E i segnali di questo irrigidimento sono arrivati immediatamente. Il 30 dicembre scorso, infatti, è stato condannato ad un anno di prigione (per «attività economiche illegali») un regista colpevole di aver realizzato un documentario sulla costituzione cinese (al centro di un feroce dibattito intellettuale e politico).
lI regista, Shen Yongping, era stato arrestato lo scorso aprile e formalmente arrestato il 4 giugno, non a caso il 25° anniversario della repressione militare degli studenti che protestavano sulla Tiananmen nel 1989. Molti altri intellettuali, attivisti e dissidenti vennero arrestati – e sono tradizionalmente arrestati – in quella data, ma solitamente vengono rilasciati.
Shen Yongping, invece, è stato condannato. Come riportato da Sinosphere, il blog sulla Cina del New York Times, in una intervista telefonica, il suo avvocato, Zhang Xuezhong, ha definito il verdetto «senza alcun senso», dato che il regista aveva realizzatoil suo documentario, intitolato «Cent’anni di costituzionalismo in Cina», senza alcun scopo di lucro, dato che aveva deciso di rilasciarlo gratuitamente on line, o attraverso dvd finanziati dalle persone che avevano contribuito alla realizzazione del documentario.
Shen è stato arrestato in un centro di detenzione, nel quartiere Chaoyang di Pechino, e Zhang ha detto che dovrebbe essere destinato a rimanere lì. Secondo l’avvocato, nonostante la condanna ad un anno, il regista potrebbe cavarsela con soli quattro mesi di detenzione effettiva.
Per gli artisti cinesi è un periodo dunque delicato: Xi Jinping ha sottolineato di non inseguire la popolarità con opere «volgari», ma di promuovere il socialismo. E anzi, è stato approntato un piano per fare andare gli artisti a «imparare dai contadini», come avvenuto con gli intellettuali durante la rivoluzione culturale.
I supervisori dei media cinesi infatti, «organizzeranno viaggi nelle comunità di base, villaggi e siti minerari per il personale del cinema e della produzione di serie Tv su base trimestrale per andare a fare ricerca sul campo e sperimentare la vita vera» ha spiegato la Xinhua.
Sceneggiatori, registi, speaker radiofonici e presentatori saranno inviati a lavorare e vivere per almeno 30 giorni «in zone abitate da minoranze etniche e di confine e nelle aree che hanno reso importanti contributi alla vittoria del paese nella guerra rivoluzionaria», ha aggiunto la Xinhua.
[Scritto per il manifesto]